Tutto Robin Wood – Dopo il 2000

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Con questo articolo termina il lungo viaggio (in venti articoli pubblicati in due anni – quasi – precisi) dedicato alle serie di Robin Wood pubblicate sui settimanali dell’Eura Editoriale, poi diventata Editoriale Aurea: termina non con un resoconto annuale particolareggiato come nelle occasioni precedenti, bensì con un riepilogo (parziale) della sua produzione nei primi decenni del terzo millennio, con alcune note esplicative e l’aiuto, come di consueto, del gigantesco database online dell’Editoriale Aurea.


Alla fine del secondo millennio, dovetti fronteggiare una serie di cambiamenti in rapida successione: il trasloco in una nuova casa, la nascita di mia figlia e l’inizio della mia attività da libero professionista. Tutto questo si ripercosse sulla mia vita e su certe mie abitudini consolidate: in primis, diminuì il tempo libero da dedicare allo svago, soprattutto alla lettura… e tra i primi fumetti che smisi di acquistare e leggere ci furono i settimanali Eura (salvo poi recuperare alcune serie nelle varie ristampe di cui ho parlato in altri articoli di questa rubrica).

Il mio “abbandono” coincise – curiosamente – con la diminuzione della presenza di Wood sulle pagine dei settimanali, dopo il picco di cui ho parlato nell’articolo precedente (e su cui tornerò alla fine di questo articolo): pochissime serie “nuove”, presenza pressoché settimanale di alcune serie storiche, occupazione quasi completa degli inserti su entrambi i settimanali. Ecco un breve riepilogo del periodo dal 2001 al 2018, ultimo anno catalogato in dettaglio dal database Aurea.


Su Lanciostory è continuata la pubblicazione pressoché settimanale di Dago, spesso affiancato da inserti dedicati ad altre serie firmate Wood: Nippur (fino all’inizio del 2003), Lei e io (2004-2005), Pepe Sanchez (2007-2009), Martin Hel (addirittura dal 2009 al 2017)…
Le poche serie inedite da segnalare – oltre alla seconda parte di Chaco – sono il western Jackaroe, disegnato da Juan Dalfiume, pubblicato dal 2002 al 2005… ma che Wood, in realtà, scrisse verso la fine degli anni Sessanta (!); il fantascientifico Warrior M, disegnato da Roberto Goiriz, pubblicato saltuariamente tra il 2006 e il 2008; e lo spin-off Hiras – sì, proprio il figlio di Nippur di Lagash… – disegnato da Rubén Meriggi e pubblicato dal 2007 – con qualche arco narrativo che “trasmigra” su Skorpio dal 2013 (si tratta di uno spin-off a tutti gli effetti, in quanto dalle atmosfere epiche di Nippur si passa a un’ambientazione fantasy – e decisamente scollacciata).
Per il resto, nient’altro – tranne, naturalmente, Dago e, dal 2017, l’inserto dedicato a Joan (serie pubblicata, nel frattempo, da Skorpio).


Passiamo appunto a Skorpio: anche qui Dago è presente in modo pressoché ininterrotto nei vari inserti a lui dedicati, che si succedono anno dopo anno (compreso uno dedicato ai primi episodi apparsi negli albi monografici, nel 2003-2004, che il database attribuisce in modo errato a Guillermo Saccomanno…) fino al 2016. Le serie storiche che invece si alternano tra loro sono Amanda e Martin Hel, affiancate – a partire dal 2006 – da un’altra serie “infinita”, Joan, disegnata da Carlos Pedrazzini, mentre Lei e io appare con minor frequenza nei primi anni del millennio.
L’unica altra serie inedita che ho “rintracciato” nel database è apparsa nel 2004: si tratta di Chindits, una serie bellica corale affidata ai disegni di Clemente Rezzonico e di cui confesso (come per il Warrior M di cui sopra) di non aver mai letto nemmeno una pagina… Per il resto, la firma di Wood appare soltanto su un paio di archi narrativi di Hiras, come dicevo in precedenza.
(PS: per trovare cinque copertine di Amanda che “coprissero” il periodo 2001-2015 e non fossero censurabili da Google, ho dovuto penare non poco…)


Per anni le voci sui motivi di questa progressiva diminuzione delle serie inedite si sono rincorse sul web, senza mai essere certificate in modo chiaro, fino alla scomparsa della Leyenda avvenuta nel 2021. Nel frattempo, però, altre voci prendevano sempre più corpo e su basi più concrete: e cioè quelle sul fatto che Wood NON aveva, in realtà, scritto TUTTE le serie che l’Eura gli attribuiva (o come minimo non tutti gli episodi).
Il primo articolo che trovai sul web, ormai vent’anni fa, era questo di Luca Lorenzon, apparso su Fucine mute. A quello ne seguirono altri, dedicati a serie specifiche, apparsi sul blog Che cosa sono le nuvole dello stesso Lorenzon e che iniziavano, invariabilmente, con un “disclaimer” che recitava testualmente:

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute…

Grazie a questi interessanti articoli, avrei scoperto le numerose “collaborazioni” – non dichiarate – che Wood aveva avuto con altri sceneggiatori, fino alla segnalazione che ho fatto nell’articolo precedente, con la serie Clochard attribuita a Wood quando invece, come spiegato in questo articolo di Lorenzon, lo sceneggiatore sarebbe stato Héctor Alba

In fondo, però, queste scoperte non cambiavano più di tanto la passione sconfinata da me avuta per molte serie di Wood che, ancora oggi, rileggo con piacere: come spiegavo alla fine del mio articolo su Dax, raccontando di aver riciclato una battuta del cugino del protagonista nel mio tema alla maturità (e prendendo anche un ottimo voto), “quelle parole erano merito di Wood o di Amézaga? Non lo sapevo allora, non l’ho mai saputo neanche dopo… e sinceramente non me ne può importare di meno”. Questo concetto lo ripeto ancora adesso: Wood ha segnato un periodo della mia vita e questo viaggio a metà tra ricordi, sentimenti e dati statistici, è stato un bel modo per ricordarlo.

 

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