Mojado

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Maggio 1988: sul numero 18 della XIV annata di Lanciostory, con i disegni di Carlos Enrique Vogt, debutta l’ennesimo personaggio di grande successo creato da Robin Wood, chiamato… Eh già: ricordo perfettamente che, all’epoca, detti per scontato che il povero, gracile bambino messicano che perdeva i genitori e la casa nel primissimo episodio a causa di un disastroso terremoto si chiamasse Mojado, ma in realtà non abbiamo mai saputo il suo vero nome né lo scopriremo in seguito. Con “mojado” venivano indicati gli immigranti illegali che cercavano di entrare negli Stati Uniti attraversando il Rio Grande, e con questo termine lo chiamerà – ma soltanto nell’ottavo episodio – Hipolito, un pericoloso ragazzo di strada che poi diventerà un gangster a tutti gli effetti e con cui il protagonista resterà grande amico, pur non condividendone gli ideali malavitosi.

Il vero e proprio romanzo di formazione di Mojado si sviluppa in più di 120 episodi, secondo tutti i dettami del feuilleton di una volta che Wood rielabora senza badare al risparmio: l’infanzia poverissima dopo il terremoto iniziale… la scoperta di avere pugni d’acciaio, nonostante il fisico minuto… la grande amicizia con un criminale (Hipolito, appunto)… la moralità a prova di bomba che non scende mai a compromessi… l’ingiusta incarcerazione per un caso di legittima difesa… e poi, una volta arrivato negli Stati Uniti, la storia d’amore con la bellissima modella Sandra e soprattutto l’approdo al pugilato grazie a Isabelito, allenatore durissimo ma dal cuore d’oro (se a qualcuno viene in mente l’accoppiata Rocky-Mickey, rispondo che l’interazione tra Mojado e Isabelito è da una parte molto più profonda, e dall’altra costituisce spesso il pretesto per dialoghi brillantissimi).

Dopo una drammatica crisi personale causata dalla tragica morte di un altro suo grande amico, Cholo, la carriera pugilistica di Mojado prosegue inarrestabile fino alla corona di campione nel mondo, tra episodi memorabili per la loro intensità, altri che citano esplicitamente film – Angeli con la pistola, L’inferno di cristallo… – e altri ancora che in qualche caso, onestamente, sembrano allungare il brodo oltre misura oppure esagerare con il melodrammatico (dopo Cholo, anche Sandra e Hipolito moriranno tragicamente tra le braccia del nostro eroe). I disegni di Vogt assecondano i testi di Wood ma con un’espressività talvolta altalenante, limitando inoltre all’essenziale gli sfondi e i particolari secondari.
Quando la storia sembra progredire – pur con i soliti ritmi dilatati di Wood – verso l’incontro con il campione del mondo dell’altra associazione pugilistica (raffigurato con i connotati di Marvin Hagler), una nuova crisi personale di Mojado genera una serie di episodi interlocutori che culminano, nel numero 11 della XXII annata di Lanciostory (1996), in un finale inaspettato e “incompleto”.

Non ripeterò qui le valutazioni che ho fatto a suo tempo – e che potete leggere in questo articolo: mi limiterò a dire che questo finale colse di sorpresa tutti i lettori, che avevano tributato a questo personaggio un grandissimo successo attestato dalle numerose ristampe targate Eura. La saga integrale di Mojado riapparve infatti in due corposissimi inserti consecutivi, sempre sulle pagine di Lanciostory, dal n° 1 del 1998 – a poco più di un anno e mezzo dalla sua conclusione – e, in séguito, venne ristampata anche in sette volumi della collana I giganti dell’avventura. Inoltre, pochi lo ricorderanno, ma Mojado fu anche il protagonista di una specie di esperimento pilota che aprì la strada a questa collana, con la riproposizione in grande formato delle sue prime avventure in due volumi da 160 pagine.

Mi è capitato spesso di chiedermi perché Mojado mi piacesse così tanto, nonostante i “difetti” di cui parlavo in precedenza (in primis, l’eccesso di melodrammaticità – anzi, per dirla tutta, l’eccesso di sfiga che colpisce chiunque stia vicino al protagonista…): difetti che normalmente, nei panni di critico o recensore, massacrerei senza pietà. Dopo tutti questi anni, non sono ancora riuscito a trovare un motivo preciso… ed è proprio questa la bellezza di molti fumetti di Robin Wood: erano – per me – davvero BELLI da leggere. Semplice, no?

Con questo articolo si conclude la mia personale carrellata sui fumetti di Wood che mi sono piaciuti di più, ma naturalmente NON gli articoli dedicati a questo grande autore, che continueranno durante le vacanze di Natale in attesa di un’iniziativa più ampia e articolata in suo ricordo, che debutterà il 4 gennaio 2022 in concomitanza con il quarantesimo anniversario del suo esordio sulle pagine di Lanciostory. Restate sintonizzati.

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BENEMERITA EURA – tutti gli articoli

Marco Gremignai

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