Gordon Link
di Gianfranco Manfredi

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Negli ultimi tempi, Gianfranco Manfredi è tornato alla ribalta con la trilogia Guerre Apache di Magico Vento, il ritorno dei Cani Sciolti e l’uscita (in Brasile) del suo western O Procurador.
Abbiamo quindi deciso di recuperare dal nostro sito storico questo articolo (datato 2002) su Gordon Link – il primo fumetto in assoluto scritto da Manfredi, all’inizio degli anni Novanta – e soprattutto l’intervista che ci concesse in esclusiva, ancora molto interessante e “attuale” nonostante gli oltre vent’anni trascorsi.
La serie, pubblicata dall’Editoriale Dardo, si interruppe dopo 22 albi mensili e due Speciali. Buona lettura!


L’economia è in crisi, gli USA sono nel panico, l’Europa Unita vacilla, i prezzi salgono, il morale e la morale scendono, la menzogna è verità e i sogni lasciano il posto alle paure. È il tempo dei fantasmi. Solo un grido ci salverà…
“Ghosteria!” naturalmente…
…e una risata demente ci libererà. Riscopriamo una serie oggi più attuale che mai.

Dylan Dog stava ancora ascendendo a quote vertiginose quando, nell’estate del 1991, una meteora infernale gli si mise in coda. L’editoriale Dardo di Casarotti intuì che il multimediale Gianfranco Manfredi poteva essere il cavallo giusto su cui puntare per cercare di sfruttare la “moda” fumettistica del periodo.
E Manfredi seppe ripagare la fiducia, sfoderando tutto il suo talento di sceneggiatore, seppur alle prese con un medium che conosceva relativamente poco.
Se per i dettagli sulla genesi di Gordon Link vi rimandiamo all’intervista in calce a questa presentazione, qui vogliamo cercare di capire perché questo bizzarro investigatore ectoplasmatico e la sua sgangherata ghenga di scovaspettri furono così importanti per richiamarli dagli abissi della memoria.

Tra Dylan Dog e Martin Mystère.
Gordon indaga indicativamente sui fantasmi, in realtà si occupa di tutto ciò che di strampalato gli passa per il salotto di casa, dai cowboy zombi (“Balla con gli scheletri” e “Condor express”) ai folletti mangiasoldi (“Maledetti quattrini”), dall’invasione dei coni viola (“Il morbo viola”) al ritorno di Godzilla (“Godzilla”), passando per fantasmi vari (“Il faro”, “Albatros”) e immortali assortiti (“Rasputin”, “La donna eterna”). Anche perché, visti gli altri balordi che abitano con lui, le casse sono sempre vuote, quindi c’è poco da fare gli schizzinosi. Qualsiasi matto porta palanche.
Dylan invece è selettivo, dice di essere al verde, ma con il suo aplomb non ce lo fa pesare. I Ghost Finders invece lo fanno pesare eccome, ma sappiamo anche che si sanno arrangiare, soprattutto Helga la sensitiva, che sarà anche un po’ facile, ma è l’unica che si sbatte sempre, o con la ramazza in cucina, o come cartomante.
Anche Gordon, come il BVZM, ha una donna. Se per Martin è l’eterna fidanzata Diana, Gordon frequenta assiduamente la sua quasi ex-moglie Jessica Pinkerton: devono divorziare, ma ogni scusa è buona per rimandare…
Insomma Gordon Link si infila con astuzia tra i due personaggi bonelliani, cogliendo con originalità le caratteristiche di entrambi.

Concentrato di cultura pop.
Se Dylan e Martin si rifanno ai classici dell’horror, del cinema e della narrativa in generale, Gordon è pieno di riferimenti al cinema di serie dalla B in giù – e di rimandi letterari meno noti, ma non per questo meno validi: si va dalla strizzatina d’occhio al Fu Manchu di Cristopher Lee e Jesus Franco alla citazione de “La casa di Helen”, dal genio semisconosciuto di Gustav Meyrink al completamente sconosciuto Abate Augustin Calmet (1672-1757), autore delle misteriose “Dissertazioni sopra le apparizioni de’ spiriti e sopra i vampiri o redivivi d’Ungheria e di Moravia”. E se Gordon è solo un po’ logorroico o complicato, qui non c’è un Java paziente che alza gli occhi al cielo, bensì uno zotico Nick che tronca il momento culturale con un inciso dei suoi: “Capito un caz*o”.
Le rubriche sono un concentrato di suggerimenti sia filmografici che letterari, e come se non bastasse un paio di albi vengono mandati in edicola con quattro pagine in più interamente dedicate a dossier cinematografici (argomenti: “Cat People” e “Godzilla”).
Dulcis in fundo in tutti i sensi, dal n. 9 (“L’isola dei morti”, per inciso) la terza di copertina è dedicata ai più “celebri ghost finders della letteratura, del cinema e del fumetto”. Manfredi riesce ad evitare i soliti nomi per scavare nella narrativa di genere misconosciuta o addirittura completamente inedita nel nostro paese.
I gadget! L’editore non si risparmiò: dopo appena un anno di pubblicazione arrivarono gli Speciali (due nel giro di pochi mesi!) e, come se non bastasse, agli alboni vennero allegati due gadget veramente impressionanti. Chi nell’estate del 1992 acquistò “La villa dei suicidi” si trovò per le mani nientemeno che una compilation metal originale Polygram, e chi nel novembre dello stesso anno attese in edicola l’albo Serie Hit n. 2 (“Phantasmagoria”) si portò a casa anche Ultimo sangue, uno spillatone formato A4 di ben 118 pagine contenente gli incipit di vari romanzi di fantascienza, horror, fantasy, neri e gialli, ma non di autori a caso: Greg Bear, Alan Dean Foster, David Eddings, Dean Koontz e tanti altri… Troppagraziasantantonio!

Parlare come mangiare!
Il linguaggio in questa incredibile serie rispecchia perfettamente il carattere dei protagonisti: niente giri di parole, pane al pane e facchiu al secchio. La parlata è quella della strada, fatta di battute grevi e imprecazioni di varia estrazione sociale, giovanilismi più o meno datati e forsennati giochi di parole. Ma non solo. Saltano subito all’occhio le differenze dall’austero slang bonelliano: si usa il Lei e non il Voi come forma di cortesia; effetto sonoro batte italiano corretto 10 a 0; infine, fioccano i “vaccaboia” e gli “occacchio”. Spettacolare Nick che parla con la bocca piena. Il tutto a corredo delle immancabili esclamazioni dell’eroe, che si dimostrano emblema perfetto del connubio tra il fantastico e lo sberleffo da bar: “Ghosteria!” nello stupore e “Naturalmente…” a chiudere una brillante intuizione, spocchioso come Sherlock Holmes e sornione come James Bond…

Tutto il calore di casa tuaaa…
Perché è questo che, alla fine, ci ha spinto a rispolverare e a rileggere tutti i ventidue-più-due albi della collana: il calore umano, la presenza di sentimenti, il senso del gruppo che la serie emanava.
Gordon si circonda non di una spalla, come vorrebbe il copione bonelliano, ma di tanti amici: Helga, Nick, Chuck, Jessica e anche Oscar, il vicecommissario omosessuale dichiarato, senza dimenticare Puki e Kalimba, nascono sì da esigenze narrative, ma anche dal desiderio di inscenare una sorta di sgangherata famiglia, stramba, un po’ hippy, ma pur sempre un nucleo compatto. Vivono assieme (eccetto i due poliziotti, anche se Jessica…), cercano sempre di aiutarsi, si preoccupano l’uno per l’altro, ma spesso litigano, anche per le pallose faccende domestiche, si mandano al caldo, si irritano l’uno per gli atteggiamenti dell’altro. Insomma un gruppo vero, piacevolmente umano nella sua surrealtà.
Ed è questa una delle cose che più ci manca oggi negli albi bonelliani in generale: il coraggio di esprimere sentimenti, di inscenare la buffa quotidianità non solo come una patinata reclame, e di raccontare le turbolenze della convivenza quale autentico covo di attriti, brusche partenze e inevitabili ritorni…

Mai letti!
Ecco, giusto per farci del male, l’elenco degli albi di Gordon Link pronti e annunciati nelle varie fanzine del periodo, e mai usciti in edicola. Potremo mai saperne di più, vederne delle tavole, leggerne le sceneggiature? Busseremo alle porte della Dardo, è una promessa.
23 – “Prigionieri del sogno”, programmato per il giugno 1993.
24 – “Killer clown”, di Manfredi e Della Monica & D’Auria. Avrebbe svelato i retroscena della morte dei genitori di Gordon; programmato per il luglio 1993.
25 – “Via col vento, ultimo atto”, di Manfredi & Salvatori e Picerno, Vicari & D’Auria. Ritorna l’arcinemico Jack Condor negli scenari del leggendario kolossal. Programmato per l’agosto 1993.
26 – “Omuncoli”, di Manfredi e Cimpellin, Crivello & D’Auria.
Serie Hit n. 3 – “Pukiland”, 112 pagine a colori (in quadricromia!) avrebbe dovuto contenere anche “Limpieza”, un romanzo breve di Manfredi corredato da cinque illustrazioni inedite di Guido Crepax, e “Aldebaran”, una storia illustrata tutta a colori, scritta e disegnata da Marco Torricelli.

Pagina successiva: la nostra intervista a Gianfranco Manfredi

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