Maestro Eiji è un anziano fabbro cieco che forgia le spade per i samurai di tutto il Giappone. Vive in povertà, ma tutti lo ricercano per il suo dono. Lui è emarginato dal mondo, sia socialmente che visivamente. Tutto ciò che può “vedere” è quello che produce rumore e che si lascia plasmare sotto i colpi del suo martello. Gli unici contatti umani sono con i suoi compratori. Il paese in cui vive è il Giappone dell’epoca Edo, all’incirca nel 1633 d.C. secondo la datazione degli “uomini bianchi”, che in quel periodo storico erano considerati di razza impura e quindi banditi dal paese.
Maestro Eiji però è fuori dai consueti canali social possibili in questa epoca, non frequenta la bella società, non frequenta le taverne, non legge i comunicati imperiali. Vive nel suo mondo fatto di metallo, fuoco, lame e solitudine. Quindi è un uomo a cui il bombardamento del media coevi non ha potuto fare il lavaggio del cervello. Per lui ciò che è puro o impuro non dipende dal colore della pelle, dal colore degli occhi o dalla mescolanza del sangue. Non dipende neppure dalle ambizioni politiche di un monarca o dal desiderio di rivalsa di un popolo che desidera sentirsi superiore agli altri popoli. Per lui conta che una spada svolga la sua propria funzione: diventare un tutt’uno con il suo possessore.
E per farlo le impurità del metallo sono importanti soprattutto se localizzate nei punti giusti della spada che sta forgiando. Così accade che – nello stesso giorno in cui raccoglie, da un lungo solco scavato in un campo, un grosso blocco di metallo caduto dal cielo – entra nella sua vita anche un ragazzino che vuole risollevarsi dal fango. Lo istruisce, lo ciba, lo instrada al suo destino. Solo quando è ormai abbastanza adulto per potersene andare e quindi lasciarlo, Maestro Eiji scopre che il metallo dal cielo vibra sulla stessa frequenza del ragazzino. In qualche modo gli ha fatto da padre e quindi non vuole perderlo e condurlo verso la morte, ma Maestro Eiji ha sbagliato un solo dettaglio, avvisandolo che se fosse partito per compiere la sua vendetta sarebbe diventato uno stupido uomo morto. Si è sbagliato perché tutti siamo destinati a morire e tutti a modo nostro siamo un po’ stupidi, ma il giovane Mizu non sarebbe mai potuto invecchiare abbastanza per diventare… un uomo.
<<Blue Eye Samurai>> è il prodotto “impuro” di una collaborazione franco-statunitense ideata da Michael Green e Amber Noizumi per essere poi animata dalla società francese Blue Spirit. La trama, basata sul desiderio di vendetta “del” protagonista nei confronti di quattro uomini, ricorda un po’ la trama del romanzo classico “The Four Feathers” tradotto in italiano col titolo di “Le quattro piume” di Alfred Edward Woodley Mason del 1902. Questa serie animata sbarca sulla piattaforma Netflix nel 2023 con una stagione di 8 episodi e conta fra i doppiatori dei personaggi – nella versione in inglese – il produttore, regista, attore e sceneggiatore (si valse il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale nel film del 2021 <<Belfast>>) Kenneth Charles Branagh, nel ruolo del contrabbandiere e inventore irlandese di nome Abijah Fowler che però non appare nell’episodio pilota della sere animata. Blue Eye Samurai è un ottimo prodotto di animazione.
Il cuoco Ringo è un’ottima spalla comica per “il” protagonista (la voce di Ringo nella versione inglese è dell’attore Masayori Oka, noto per il suo ruolo di Hiro Nakamura nella serie drammatica supereroistica di Heroes, del 2008). Fra gli altri doppiatori inglesi, troviamo nel ruolo di Seki l’attore George Takei, noto in tutto il mondo per il suo ruolo di Hiraku Sulu di Star Trek serie originale, mentre il Samurai Taigen è un divertente avversario che promette di diventare altro.
Una serie animata che si lascia guardare, ma che è riservata ad un pubblico maturo (+16) sia per la presenza delle scene di violenza, sia per alcune scene e ambientazioni erotiche. Mi ha riportato alla memoria l’affettuoso connubio fra docente e discente visto con il sodalizio nato fra il maestro di arti marziali Pai Mei e Beatrix “la sposa” nel <<Kill Bill>> di Quentin Tarantino.
Consigliato.