Seconda metà degli anni ’80: alcuni amici francesi, conosciuti durante un gemellaggio tra licei nel 1983, continuano a segnalarmi un fumetto che vale davvero la pena di leggere, dall’enigmatico titolo XIII, i cui primi due albi sono stati pubblicati tra la fine del 1984 e l’inizio del 1985. In occasione di un secondo gemellaggio (stavolta in ambito universitario) all’inizio del 1988, mi precipito in una FNAC parigina per sfogliare i cinque albi che compongono – parole dei miei amici – un’unica, avvincente storia… per scoprire che l’uscita dell’attesissimo quinto volume è stata rinviata (uscirà poi a novembre). Decido perciò di non aprire nemmeno gli altri albi e di rimandare la lettura tutta d’un fiato di questa BD, sperando che l’Eura non si lasci sfuggire l’occasione di tradurla e pubblicarla in Italia…
…e la mia attesa viene finalmente premiata nel 1990: a partire dal n° 6 della sua XVI annata, Lanciostory pubblica in quindici episodi settimanali consecutivi i primi cinque volumi di XIII usciti in Francia per la casa editrice Dargaud. E devo effettivamente dare ragione ai miei amici francesi: si tratta di uno dei migliori fumetti che abbia mai letto in vita mia, grazie ai colpi di scena continui e imprevedibili architettati da Jean Van Hamme (già famoso per Thorgal, cui seguiranno altri best seller tra cui, naturalmente, Largo Winch) e resi graficamente in modo impeccabile da William Vance (disegnatore di Bruno Brazil e, in seguito, di Marshal Blueberry).
Lo spunto da cui Van Hamme parte per orchestrare questa magistrale saga fantapolitica è “Un nome senza volto“, romanzo del 1980 di Robert Ludlum più conosciuto con il suo titolo originale, “The Bourne Identity“, grazie anche ai film interpretati da Matt Damon nel terzo millennio. Va però detto che entrambi – fumetto e film – prendono dal libro solo la situazione iniziale: un uomo d’azione che ha perso la memoria e cercherà in tutti i modi di (ri)scoprire la sua identità tra mille pericoli. All’epoca non conoscevo il romanzo, ma naturalmente non poteva invece sfuggirmi l’altra palese ispirazione della trama: l’assassinio del presidente degli Stati Uniti in circostanze simili all’attentato in cui fu ucciso J. F. Kennedy, assassinio apparentemente eseguito proprio dallo “smemorato” XIII, coinvolto in una gigantesca caccia all’uomo – dallo svolgimento serratissimo – che sembra trovare la sua conclusione alla fine del quinto albo con lo smantellamento della cosiddetta “cospirazione dei XX” (anche se l’identità del numero I resta sconosciuta…).
Ecco, lo confesso: avrei preferito che XIII si fosse fermato qui. O al massimo dopo i tre albi successivi, in cui si scopriranno nuovi particolari sull’identità di XIII ma soprattutto si scoprirà chi era il misterioso numero I che ha ordito tutta la cospirazione (Lanciostory, a furor di popolo, continua a pubblicare tutti i nuovi albi di XIII, spesso a distanza di poco tempo dall’uscita in Francia). E sembra che gli stessi autori ipotizzassero, a suo tempo, di fermarsi all’ottavo albo… ma come si può pensare di uccidere una gallina dalle uova d’oro? E così, dal nono albo in avanti, la trama si complica ancora di più, virando verso un feuilleton familiare di cui, francamente, non sentivo il bisogno (parere personale, ovviamente) per poi concludersi (?) con l’apoteosi di una doppia uscita a novembre 2007: un albo – eccezionalmente disegnato da Jean “Moebius” Giraud – in cui viene svelata la vera, definitiva (?) identità di XIII e soprattutto l’ultimo (?) albo della serie, paradigmaticamente intitolato Le dernier round, in cui finalmente (?) si tirano tutte le fila di tutta la vicenda e, soprattutto, Van Hamme e Vance abbandonano definitivamente il personaggio.
…ma come si può pensare di uccidere una gallina dalle uova d’oro? Mi ripeto, lo so. Dal 2008 inizia lo spin off intitolato XIII Mystery, in cui ogni volume è dedicato a uno dei personaggi della saga (sceneggiatori e disegnatori cambiano da un albo all’altro), ma soprattutto nel 2011 la saga di XIII “riparte” con il n° 20, con i testi di Yves Sente, con i disegni dI Youri Jigounov, con una trama sempre più fantapolitica di cui preferisco non parlare: ma non per evitare spoiler, bensì perché semplicemente ho smesso di leggere XIII con il n° 24, sempre più deluso per la piega presa da questo fumetto che – mi ripeto anche in questo caso, lo so – con i suoi primi cinque albi mi aveva letteralmente entusiasmato.
E infatti li rileggo spesso, nella versione pubblicata a suo tempo all’interno della collana Serie Oro di Repubblica, ritrovando inalterata la bellezza e la freschezza delle prime avventure di XIII, del Generale Carrington, del Maggiore Jones… e anche dell’implacabile “Mangusta” e di tutti gli altri personaggi così ben scolpiti nella mia memoria, più di trent’anni fa, dalla maestria di Van Hamme e Vance.
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