8/10
Michele Rech arriva con questo fumetto a scrivere e disegnare una storia bella e irriverente, lontana dai fasti della sua cara vita politica, ma concentrando il tutto nel suo quartiere, Rebibbia.
Ci troviamo nel tempo presente, sotto attacco di una minaccia zombie, e con i protagonisti di questa storia alle prese con qualcosa di nuovo da affrontare.
Zerocalcare non è il protagonista dell’opera, quantomeno non nella visione a cui siamo stati abituati nei suoi fumetti (storie brevi e libri), ma compare in maniera quasi centellinata e in punti chiave della narrazione, come a voler sbloccare delle situazioni difficili.
La scrittura cammina su due livelli narrativi apparentemente differenti ma molto vicini tra loro e, in mezzo (incastonati nel mood del fumetto), altre piccole visioni parallele delineano bene tutta la storia.
Il tratto ironico pervade molte delle vignette che costituiscono l’opera.
Il tratto ironico pervade molte delle vignette che costituiscono l’opera.
La struttura grafica è ben fatta: un gioco tra b/n e colori (quest’ultimi a cura Sara Basilotta) che rendono molto equilibrato il fumetto ‘zombesco’ di Zero.
Una parte molto importante è data da tutta la cultura di genere – che meglio definirei con il termine ‘nerd’ – che l’autore inserisce all’interno del fumetto stesso tra riferimenti vari e omaggi. Tutta la cultura che lo stesso Rech ha vissuto come adolescente negli anni ’90.
Nondimeno, il chiaro riferimento del titolo Dodici rimanda alla serie TV 24 e, quello più iconico, al maestro del genere zombie George Romero.
Per ultimo – non per importanza, ma semplicemente per visione strutturale all’interno del fumetto – un altro omaggio va a Ken il Guerriero, idolo consacrato da Secco come suo padre spirituale.
Infine, senza fare spoiler, la storia arriva a dichiarare situazioni davvero belle, con quel tocco che Zerocalcare ci ha insegnato a cogliere nel suo tratto duro e intimo.
VOTO
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