Un ricordo di Ernesto Garcia Seijas e del suo Bruno Bianco

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È giusto di pochi giorni fa la notizia della scomparsa di uno dei Maestri delle Historietas: il grande Ernesto Rudesindo Garcia Seijas.

Attivo da oltre 60 anni nel mondo del fumetto, negli ultimi anni in Italia ha ricevuto nuova visibilità grazie alla collaborazione con la Sergio Bonelli Editori, per la quale si è dedicato a Julia e soprattutto a Tex.
Ma in tanti, che (come me) hanno qualche anno sulle spalle, lo ricorderanno anche per tutto il materiale che la sempre benemerita Eura Editoriale ci ha permesso di conoscere.

Per motivi anagrafici, nella mia vita di accanito lettore l’ho incrociato solo alla fine degli anni Ottanta, mentre per motivi di budget solo anni dopo ho potuto recuperare quanto pubblicato del suo lavoro.
Non mi voglio qui dilungare sulla sua biografia e sul grande talento che il fumetto ha perso (ci sono apposite schede a tale scopo), ma è straordinaria la coincidenza della notizia: stavo giusto recuperando un po’ del suo “vecchio” materiale, visto che – come spesso accade con le nostre passioni – mi sono re-innamorato del suo talento, perdendomi proprio nei giorni della sua morte nel cercare le sue cose negli scatoloni.

La scintilla è stata la rilettura di Bruno Bianco: un gioiello, no anzi un piccolo capolavoro del fumetto, argentino e non solo… e subito dopo ho “dovuto” scrivere (un po’ così, di getto) questa specie di recensione solo tre giorni prima di apprendere la notizia della scomparsa del suo papà grafico.
Ho archiviato tutto, un po’ perché era frutto di un’emozione e perché mi era sembrata un po’ lacunosa, pensando poi magari di decidere cosa farne in un secondo momento.

La sua scomparsa mi ha spinto a non toccarla e a farla leggere così com’è, quasi come un ringraziamento all’artista, sperando forse di far sentire la mia emozione di lettore, scusandomi se – all’inizio del viaggio – non ho capito quanto lui e Carlos Trillo hanno messo del loro smisurato talento in questo splendido lavoro: quanta arte ed artigianalità c’è dietro. Buona lettura.

Bruno Bianco

Complice il trasloco e la decisione di vendere tanto materiale della mia robusta collezione (per oggettivi motivi di spazio, eh), sto rileggendo tante cose che non prendevo più in mano da anni.

In questi giorni è toccato allo straordinario Bruno Bianco, opera di due giganti del fumetto argentino quali Carlos Trillo ai testi ed Ernesto Garcia Seijas ai penneli.

Anni fa (anche se oramai dovrei dire tanti anni fa) avevo infatti trovato un volumone, contenente la versione by Eura nell’originale bianco e nero: ovvero gli inserti usciti in ristampa su Skorpio tra il 1995 e il 1996.
In realtà ho la cover cartonata originale e tutti i fascicoli sfusi che non ho mai fatto rilegare, visti i prezzi che mi spararono allora e dato che alla prima lettura Bruno Bianco non mi entusiasmò più di tanto.

Beh, come spesso capita, forse complice la non più giovane età o il particolare momento di lettura, l’opinione su questo capolavoro oggi è decisamente cambiata.
Sì, il disegno di Seijas ebbe un impatto positivo già più di vent’anni fa, molte tavole mi colpirono per la profondità dei piani e dei volumi, insieme alla caratterizzazione dei tanti personaggi di contorno, così reali. Ma la storia, ricordo, avevo faticato davvero a digerirla trovando ostico finire il volumone, che contiene oltre 800 pagine!

La rilettura fatta in questi giorni mi ha invece esaltato.
Ma se i disegni li ho trovati belli freschi e moderni come non mai, nonostante i tanti anni trascorsi, oltre la mia più matura esigenza in materia di qualità di stampa (nota dolente nella storia editoriale dell’Eura), è stata la storia la vera sorpresa.
Non si tratta di un romanzo rosa, e nemmeno di una soap opera, anche se ricorda tanto i vecchi fotoromanzi, ma di una sit-com (o dramedy come va di moda dire oggi) basata sui sentimenti e le relazioni del protagonista.
Un vero prontuario sull’amore e sui sentimenti da parte del grande Trillo, ma non per questo meno avvincente o appassionante di tanti altri fumetti: è invece divertente senza essere comico, semplice ed un po’ ingenuo forse in alcuni passaggi, ma anche erotico (senza mai essere volgare o esplicito) e convincente nei suoi continui colpi di scena interpersonali.
Non un’avventura in senso letterario, non un thriller e con pochissima azione.
Solo un lungo reportage di intrecci interpersonali, con il protagonista spesso coinvolto da una fauna umana mai così realistica e variegata.
Tutto riesce a farti appassionare a personaggi e situazioni che sembrano complicarsi sempre più.

Inoltre, rileggendolo ora, a quasi 35 anni dalla sua prima pubblicazione, ci si rende conto di quanto era (è) moderno questo fumetto.
Nonostante sia ambientato in un mondo dove i cellulari, Internet e i social media non esistevano, le vicende girerebbero benissimo ancora oggi; la lettura non è assolutamente anacronistica, non devi pensare “questo oggi non si farebbe più”, anzi l’uso di tematiche universali – e di un linguaggio quasi perfetto – lo può far incastrare come opera contemporanea in qualsiasi punto degli ultimi trent’anni senza risentirne.
Anche l’ambientazione (pur identificata in Buenos Aires), se non fosse per i nomi delle piazze o dei locali citati nel testo, potrebbe appartenere a una qualsiasi città occidentale, nordamericana o europea.

In più, si trovano tante soluzioni grafico-narrative per rappresentare la complessità dei sentimenti e delle situazioni umane, che sono davvero una chicca e permettono di rendersi conto quanto questi due autori abbiano dovuto lavorare insieme per tale risultato, e quanta padronanza avessero di questo mezzo di comunicazione semplice e senza effetti speciali: il fumetto classico.
Piccoli espedienti, che riescono in una sola vignetta a rappresentare quei sentimenti o situazioni che difficilmente si potrebbero descrivere con poche parole.

Il tratto essenziale e misurato di Seijas

Ovviamente oggi, ancora di più, ho potuto apprezzare l’incredibile lavoro grafico svolto da Seijas. L’uso parsimonioso dei retini in alcune vignette è davvero piacevole: mai invasivo o decorativo, sempre volto a dare maggior profondità.
Il panneggio dei vestiti in certe vignette è poi straordinario, come la precisione in fase di inchiostratura di questo grande autore: mai un tratto più del necessario, una sintesi di tratteggio eccezionale, ma con vignette sempre ricchissime di dettagli e particolari, e senza mai appesantire troppo la lettura.
L’impaginazione delle tavole sicuramente è meno studiata, ma va presa un po’ con le pinze visto che la versione Eura sembra sia un rimontaggio di quella che in origine era un’opera a strisce, anche se la struttura in stile bonelliano sembra non averne risentito affatto: non si notano infatti vignette “ritagliate” o ingrandite per adattare le tavole come in altre opere.
Guardando online, sembra che anche in Argentina sia stato stampato e ristampato più volte nello stesso formato Eura, rimontato su tavole e non a strisce.

La pubblicazione italiana

Purtroppo non sono tante le informazioni che si riescono a reperire riguardo questa serie, nonostante sia andata avanti per anni in Argentina, su un famoso quotidiano e come sostituto di un’altra famosa serie di Trillo, Loco Chavez (anche lui giornalista come Bruno Bianco, che l’ha sostituito narrativamente anche nella redazione di lavoro!), dove pare abbia avuto un grande successo, sino a produrre anche due spin-off.

In Italia fu pubblicato quasi immediatamente su Lanciostory; poi vennero ristampate solo le prime avventure a colori nei classici cartonati Euracomix Tuttocolore e quindi venne ristampato in bianco e nero su Skorpio, nella classica formula di inserto collezionabile a fascicoli.
Io acquistai negli anni i primi due cartonati Eura a colori, ma da adolescente forse non ne compresi il valore, e solo anni dopo completai la serie, dopo aver letto ed apprezzato Specie in via di estinzione e soprattutto Helena nella bella edizione de I Giganti dell’Avventura.
Poi, ad una fiera, acquistai la collezione degli inserti di Skorpio e la cover originale dell’Eura con cui raccogliere tutti i fascicoli, ad un ottimo prezzo perché non rilegati, potendo così apprezzare meglio il bel disegno nell’originale bianco e nero. Ma da un controllo online sembra che pure questa edizione non contenga tutte le avventure originariamente prodotte, forse pubblicate solo su Lanciostory: infatti, quello ristampato nei fascicoli di Skorpio – nonostante sia un libro completo – sembra sia solo la prima parte dei racconti del giornalista Bruno.

Bruno Bianco è un piccolo capolavoro

Sebbene sia forse più amato in Argentina che qui da noi, Bruno Bianco è un piccolo capolavoro, dove i suoi autori hanno potuto esprimersi al meglio: Seijas nel pieno della sua maturità artistica e consapevole dei propri mezzi, quasi con leggerezza, sperimentando soluzioni grafiche ed esaltando una sceneggiatura pressoché perfetta, creando assieme ad un altro “mostro sacro” del fumetto argentino, Carlos Trillo, un fumetto ancora oggi attualissimo e di culto in patria, che meriterebbe sicuramente una bella ristampa integrale come si deve.
Magari considerando anche i due spin-off che ho solo intravisto tra le pagine di vecchi Lanciostory nelle fiere del fumetto…
(Anche se oggi avrei un po’ paura a desiderarne una ristampa: non vorrei che finisse come per le edizioni di Savarese e Larry Mannino, belline ma in cui credo che la pesante colorazione abbia “bruciato” le belle tavole di quei capolavori… come spesso capita con le edizioni Eura di opere originariamente in bianco e nero ricolorate; l’ideale sarebbe una versione light de I Giganti dell’Avventura, eh.)

Alla fine, quindi, quello che avevo battezzato come un papabile “libro” da cedere (dato che se stava elasticato in una scatola da tempo), alla fine si è rivelato come uno dei più preziosi che ho avuto la fortuna di acquistare, e che terrò gelosamente: ora proverò anche ad informarmi se il costo della rilegatura è più sostenibile di un tempo.

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