Dopo il coloratissimo n.100, Zagor e Cico continuano il viaggio verso casa e sbarcano in Louisiana, a New Orleans (anzi, Nouvelle Orléans…), proprio durante il Carnevale che, di fatto, paralizza la città per una settimana intera, impedendo loro di proseguire verso nord.
Su questa premessa, Nolitta imbastisce una solida trama in cui alcuni congiurati filo-francesi cercano di costituire “un piccolo stato indipendente, un piccolo lembo di Francia nel cuore degli Stati Uniti”, come spiega il capitano Ellis a un attonito Zagor, coinvolto indirettamente nella vicenda dopo che uno dei ribelli si è travestito con il costume di Cico per uccidere un colonnello.
Una solida trama, dicevo, non priva di passaggi molto interessanti… che ha l’unico “difetto” (come d’altronde la successiva Il buono e il cattivo) di venire dopo la sequenza di capolavori che hanno contraddistinto l’inizio della Golden Age: il vampiro, l’odissea americana, la tragedia dei Seminoles, gli zombi, i pirati di Oceano…
Eppure, anche in questa storia – diciamo così – “minore”, Nolitta trova modo di piazzare alcuni colpi da maestro: la sequenza iniziale del Carnevale, il riscatto del manesco sergente Rourke, l’ambiguità di Marcel Dutronc (ennesimo caso di “cattivo” che poi si redime) e soprattutto le scene d’azione, con il culmine nella lotta contro il gigantesco alligatore “Matusalemme”.
Donatelli asseconda la sceneggiatura con la consueta maestria, grazie al suo tratto senza fronzoli, pur senza raggiungere – secondo me – i livelli toccati nella precedente Libertà o morte e nella successiva Ora Zero, in cui riuscirà a rendere alla perfezione il clima di angoscioso mistero che avvolge il ritorno dei nostri eroi in una Darkwood deserta e ostile.
Piccola curiosità: nell’albo n.101 Zagor bacia per la prima volta una donna, anzi una “gentile damina” come dice lui stesso. Una sorta di prova generale che precede di un anno la storia con l’indimenticabile Frida.