Il buono, il cattivo e il sense of wonder zagoriano

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Conosco Butch Walts da quando eravamo bambini, praticamente siamo cresciuti insieme negli anni ’70 condividendo scuole, amicizie e soprattutto letture, pacchi di fumetti in ordine sparso procurati dai rispettivi fratelli maggiori in un continuo scambio/riciclo: leggevamo di tutto, spaziando dai fumetti Bonelli ai settimanali (prima Intrepido e Monello, poi anche Lanciostory e Skorpio) e non disdegnando qualche escursione nei fumetti porno dell’epoca (Lando, Zora, Jacula ma anche Terror, Goldrake… i fratelli maggiori chiudevano un occhio).

Dopo il liceo, Butch Walts ha seguito la sua famiglia ed è tornato negli Stati Uniti ma siamo sempre rimasti in contatto epistolare, continuando a parlare di fumetti in modo, devo confessarlo, sempre più nostalgico… Adesso, tra chat, e-mail e quant’altro, tenersi in contatto è ancora più semplice: ma l’argomento “fumettistico” spesso resta ancorato a quei mitici anni e a due bambini che scoprivano universi fantastici, confrontavano le emozioni suscitate da quanto leggevano e ne parlavano per ore e ore. Questo è il resoconto di una delle nostre ultime chat: anche quando Butch mi chiede informazioni sulle ultime novità, in un modo o nell’altro finiamo sempre per parlare dei tempi andati…

[ATTENZIONE: contiene spoiler sul volume “Il buono e il cattivo” e su altre storie di Zagor degli anni ’70]

“Il buono e il cattivo”, 448 pagine, b/n, Sergio Bonelli Editore

BW: Ciao Marco! Tutto bene?

MG: Potrebbe andar meglio, ma non lamentiamoci…

BW: Sai cosa mi ha chiesto mia moglie, proprio ieri?

MG: Dimmi.

BW: Mi ha detto, testuali parole: “Qual è il tuo primo ricordo cosciente di un fumetto che hai letto?”

MG: Bella domanda… Cosa gli hai risposto?

BW: Che mi ricordo di un giorno del giugno 1972 in cui mio fratello tornò dall’edicola con ben due fumetti a colori e autoconclusivi… Una novità assoluta nel panorama bonelliano dell’epoca! Li divorai avidamente entrambi.

MG: Scommetto che stai parlando di “Indian Circus” e di “SuperTex”

Giugno 1972, doppia razione di colori in edicola! Zagor 84 by Ferri e Tex (Tre Stelle) 100 by Galep

BW: Esatto! L’albo di Zagor era inedito, mentre quello di Tex era una ristampa.

MG: Già… Bonelli/Nolitta ha sempre affermato che voleva fare un regalo “colorato” ai lettori di Zagor, che a quei tempi erano numerosissimi, ma con il senno di poi io mi sono fatto l’idea che non avesse resistito alla tentazione di pubblicare due albi a colori nello stesso mese, facendo coincidere l’uscita di “Indian Circus” con quella del Tex Tre Stelle.

BW: Chissà? Forse hai ragione tu… E per te, qual è il primo ricordo?

MG: Risale a pochi mesi dopo, al settembre di quello stesso anno: ero all’ospedale per togliermi le tonsille e mio fratello mi portò “Alba tragica”, appena acquistato in edicola. Che incubi che mi sono fatto, con quella storia… a partire dalla copertina!

Zagor 87: l’impressionante vampiro “verde” di Gallieno Ferri

 

BW: Oddio, anche a me il vampiro metteva un po’ di paura… in fondo avevamo solo sette anni! Va beh, basta parlare sempre del passato: che novità ci sono in edicola o in libreria?

MG: Anche se vuoi far uscire il passato dalla porta, eccolo che rientra dalla finestra: è uscito un altro dei “malloppi” bonelliani che ristampano le storie della Golden Age zagoriana, “Il buono e il cattivo”. Il libro contiene anche “Il mio amico Guitar Jim”, proprio il prototipo dei personaggi nolittiani “buoni/cattivi”.

BW: “Il buono e il cattivo”… Ricordo che era una delle mie storie preferite.

MG: Anche per me, nonostante fosse quasi “stritolata” da un sacco di capolavori: poco prima erano stati pubblicati “Zagor contro il vampiro”, “Odissea americana”, “Libertà o morte” e “Oceano” – tutti saldamente radicati nella Top Ten di qualsiasi zagoriano – e subito dopo sarebbero venuti il ritorno di Hellingen e la fondamentale “Marcia della disperazione”.

BW: Sai? Credo che una storia come “Il buono e il cattivo”, pubblicata adesso, si sarebbe tirata addosso un sacco di critiche…

MG: Spiegati meglio.

BW: Beh, innanzitutto serve una premessa. Sarai d’accordo che, per qualsiasi libro, fumetto o film di tipo “non realistico” bisogna innanzitutto accordare fiducia all’autore e accettare di buon grado la “sospensione dell’incredulità”.

MG: Naturalmente! Se guardo “Ritorno al futuro”, ACCETTO il fatto che si possa viaggiare nel tempo – anche se so che è impossibile: sta al regista Zemeckis o all’attore Fox rendere appassionante e “credibile” la storia di Marty McFly, ma alla base deve esserci la mia sospensione dell’incredulità. Lo stesso se leggo i libri di Harry Potter, che posso “affrontare” solo accettando il fatto che esista la magia.

BW: Beh, con i personaggi dei fumetti (a iniziare, naturalmente, dai supereroi – ma non solo loro) il concetto è esattamente lo stesso: Caro autore, io lettore ti do fiducia e accetto qualche incongruenza (nel caso di Zagor, le foreste con le liane oppure i deserti e le terre inesplorate dietro l’angolo) o qualche anacronismo (le armi a ripetizione nella prima metà del 19° secolo) MA tu devi appassionarmi con delle belle storie. Se saprai tenere alta la tensione, se saprai avvincermi stai sicuro che tutto il resto passerà in secondo piano.

MG: E fin qui nulla da dire, anzi ne parla anche Graziano Frediani nella sua introduzione al volume – e lo stesso Sergio Bonelli ne ha parlato in tante occasioni. Devo capire che è cambiato il tuo “sense of wonder” e, con esso, il tuo giudizio su questa storia?

BW: Non tanto il mio, quanto quello dei lettori in generale. Da bambino la storia mi aveva talmente “preso” che, ad esempio, non mi ero accorto dell’incongruenza dell’episodio della sorgente avvelenata, che è stato poi corretto nelle ristampe successive. 

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MG: Perché, pensi che io me ne fossi accorto? Zagor invitava tutti a tener duro fino alle sorgenti di Cathedral Peak in modo talmente convincente… che non avevo certo pensato “Ma va, togliendo l’erba velenosa potete bere tranquillamente!” È vero che adesso una svista del genere nella sceneggiatura verrebbe fortemente criticata…

BW: Per non parlare del finale, anche se ricordo che su quello avevi dei dubbi già allora.

MG: Sì, non trovavo alcuna spiegazione plausibile alla domanda: “Come ha fatto il notaio Fiedermann ad arrivare fin lì precedendo Zagor e gli altri personaggi?” E difatti se ne discute ancora adesso all’infinito nei forum zagoriani… Peccato che i forumisti che si lamentano per la mancata spiegazione della comparsa di Fiedermann siano talvolta gli stessi che imputano ad alcuni autori odierni un eccesso di spiegazionismo.

BW: Esatto. Vedi che, senza entrare nei dettagli, abbiamo già trovato un paio di “magagne” che il lettore odierno non perdonerebbe tanto facilmente?

MG: Hai ragione.

BW: E non finisce qui: infatti ho notato che uno dei tormentoni più in voga nei forum riguarda l’originalità o meno di una storia. Non parlo solo delle citazioni sdoganate da Sclavi con Dylan Dog, di cui si è poi abusato un po’ troppo: anche Bonelli/Nolitta le usava, solo che a quel tempo non lo sapevamo…

MG: Cosa vuoi dire? Che “Il buono e il cattivo” non è originale?

BW: Proprio così. Secondo me, in questa storia Nolitta ha copiato se stesso sotto molti aspetti e per fartelo capire ti propongo un gioco: ti porrò una serie di domande e capirai cosa intendo dalle risposte che tu stesso darai.

MG: Ora mi hai incuriosito… Vai con le domande!

BW: Partiamo dalla trama generale: un viaggio in terre selvagge, piene di pericoli, con qualche sconfinamento nel “fantastico”… Cosa ti fa venire in mente?

MG: Beh, la risposta è facile: “Odissea americana”, pubblicata pochi mesi prima.

BW: Indovinato. Veniamo ora alla tematica: una lotta tra due cugini, di cui uno sembra “cattivo” ma in realtà è solo ambiguo… Ti viene in mente qualche personaggio nolittiano di questo tipo? O qualche cattivo che poi, diciamo così, si ravvede?

MG: Eh, me ne vengono in mente a decine… Era proprio una caratteristica di Nolitta.

BW: No, no, non parlo in generale: ti parlo delle storie immediatamente precedenti a questa.

MG: Beh… In quella subito prima, con i ribelli della Louisiana, c’è Marcel Dutronc. Quella prima ancora è il n° 100, con Guitar Jim che è il prototipo di questi personaggi nolittiani, come dicevo poco fa.

BW: Continua, continua…

MG: Ora che mi ci fai pensare, in “Oceano” c’è Hammad l’egiziano che si pente delle sue malefatte… E in “Vudu” c’è Guedé Danseur… E ancora prima, nella storia sui Seminoles, c’è Bosambo. Tutti e tre si ravvedono nei confronti di Zagor, dopo un primo approccio in cui cercano di ucciderlo o catturarlo.

BW: Visto? Credi che a un autore “contemporaneo” verrebbe perdonata una simile “mancanza di originalità”, se vogliamo chiamarla così?

MG: È vero… Al tempo stesso, però, parlerei più di eccesso di auto-referenzialità che di vera e propria mancanza di originalità.

BW: Te lo concedo, ma potrei continuare anche con elementi secondari della storia. Pensa al gruppo di “cattivi” attaccato dagli indiani e salvato dall’intervento di Zagor…

MG: Beh, c’è un episodio molto simile nel n° 100, con gli Apache.

BW: Esatto. E poi pensa a Bat Batterton e Icaro La Plume, due personaggi di contorno nella stessa storia.

MG: Hai ragione, neanche questa è una novità: in “Oceano” c’erano contemporaneamente Digging Bill e Fishleg con il suo equipaggio…

BW: Riepilogando, quindi: una sceneggiatura rivedibile e troppi spunti “già visti”. E tuttavia… tuttavia resto dell’idea che sia una bella storia e valga la pena rileggerla, e sai perché?

MG: Scommetti che indovino? Vale la pena rileggerla perché il “sense of wonder” può scaturire anche da una trama non originale, quando al lavoro ci sono uno sceneggiatore nel pieno della sua maturità e un disegnatore letteralmente in stato di grazia; può scaturire dall’inserimento di alcuni spunti comici perfettamente integrati anche in circostanze drammatiche; può scaturire da poche vignette memorabili nella loro semplicità, come quelle del bivacco notturno in cui Zagor e Archer decidono di affrontare il “cimitero dei vivi”.

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BW: E bravo Marco! Non avrei saputo dirlo meglio. Vedi che si torna a ciò che dicevo all’inizio? Se tu, autore, sei bravo, tutto il resto passerà in secondo piano e resterà soltanto il piacere della lettura.

MG: S’è fatto un po’ tardi… Mi sa che per stasera ci fermiamo qui.

BW: OK. Ci sentiamo presto, per parlare ancora di quei mitici anni ’70.

MG: Puoi contarci!

 

[Tutte le immagini sono (c) Sergio Bonelli Editore]

Marco Gremignai

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