Il n.85 di Zagor, Angoscia, segnò uno spartiacque nella mia fruizione dei fumetti: mio fratello, infatti, lo acquistò attirato dalla copertina iconica del Maestro Gallieno e poi acquistò anche i numeri successivi, per vedere come finiva la storia con il vampiro… dopodiché continuò per vedere come finiva il viaggio sul fiume Tallapoosa… e poi fu incuriosito dal ritorno di Manetola… Per farla breve, fu affascinato dalla sequenza di albi che, anni dopo, tutti gli appassionati avrebbero identificato come l’inizio della Golden Age. Lo Zagor inedito, quindi (pur continuando con gli scambi vorticosi di altri fumetti di tutti i tipi) divenne un appuntamento fisso. E ne valeva davvero la pena!
Ho già parlato dell’avventura con il vampiro nella rubrica Bonelli Forever e dell’odissea americana nella rubrica Evergreen. La storia successiva aveva, ai miei occhi, il “difetto” di essere disegnata da Donatelli (ai tempi, stravedevo per Ferri): ma la trama era altrettanto avvincente.
Il tragico tentativo di fuga dei Seminoles mi colpì tantissimo: nella mia “ingenuità” (in fondo, avevo solo 7 anni), continuavo a sperare che potesse finire bene – soprattutto quando Zagor riusciva, solo e indomito, a rovesciare momentaneamente la situazione uccidendo l’odioso Seabrook e catturando il governatore… Ma una congiura di palazzo dava il via a un nuovo colpo di scena che toccava il suo apice nell’uccisione di Manetola, vigliaccamente colpito alle spalle e letteralmente massacrato.
Certo, Zagor doveva poi salvarsi in qualche modo: e qui Bonelli/Nolitta dava un’ulteriore prova della sua bravura, non tanto nell’espediente proposto quanto nel toccante discorso con cui Liberty Sam lo “convince” a sfruttare l’occasione di fuggire, mentre il nostro eroe vorrebbe sacrificarsi perché, in quel momento, ha “un solo pensiero: vendicare Manetola”. Sono parole indimenticabili, che vi invito a rileggere e che spiegano come, da lì in poi, Zagor divenne definitivamente il mio fumetto preferito.
L’approfondimento sulla Golden Age di Zagor