Building Stories

L'arte di “costruire storie” di Chris Ware

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Nel 2023 Coconino Press ha finalmente presentato, a 15 anni di distanza dall’edizione originale, la versione italiana di Building Stories.
Se per 676 Apparizioni di Killofer avevo lamentato il ritardo con cui l’editoria italiana si era mossa nei riguardi di un capolavoro straniero, in questo caso – vista la complessità del lavoro di Chris Ware – trovo il gap tra le due edizioni quantomeno comprensibile.
Per chi non conoscesse quest’opera o il suo autore, rimando in maniera preliminare al bell’articolo di Pierfilippo Dionisio, così da poter capire meglio l’importanza che questo lavoro ricopre nell’ambito della Nona Arte.
Building Stories costituisce una lettura complessa e intensa, sia sul piano visivo sia su quello narrativo. Questo articolo si focalizzerà maggiormente sull’aspetto grafico / estetico. Pur non amando molto questo approccio dicotomico alla critica del fumetto, la vastità dell’opera mi costringe ad una scelta.
 
Cambiamo per un attimo argomento. Infografica della Seconda Guerra mondiale (di Lopez, Aubin, Bernard & Guillerat, da qui in poi ISGM) è un libro storico contenente una quantità di dati a dir poco impressionante sul secondo grande conflitto del XX secolo. Oltre allo sforzo costituito dalla raccolta dei dati, gli autori ne hanno affrontato uno ulteriore: rendere questa mole di informazioni (soprattutto numeriche) chiare e leggibili. Coadiuvati da un illustratore, hanno quindi intrapreso la strada della rappresentazione grafica.
 
Né è scaturito un libro affascinante, il cui valore non risiede esclusivamente nel suo contenuto ma, anche, nel suo aspetto. Un lavoro di statistiche e numeri con piena dignità artistica.
 
Questa digressione, apparentemente strampalata, è invece funzionale a mettere in evidenza alcune caratteristiche che Building Stories ha, forse nemmeno troppo sorprendentemente, in comune con ISGM.
Le migliaia, se non decine di migliaia, di dati che abbiamo raccolto dovevano essere presentati ai lettori in una forma attraente, sintetica e intelligente. […]
Ognuna delle 357 mappe e infografiche presenti nel volume contiene una grande quantità di informazioni. Il lettore si troverà quindi di fronte a molteplici livelli di comprensione e di analisi tra i quali scegliere.
Quest’estratto dall’introduzione di ISGM mette, a mio parere, ben in evidenza il filo conduttore che unisce alcuni aspetti del saggio storico con il nostro fumetto.
Già a partire dai disegni si notano delle contiguità: nessuna sfumatura, contorni definiti, forte contrasto tra i colori: non è un caso se lo stile dell’autore statunitense può essere visto come una ligne claire moderna, estrema, più geometrica, una ligne claire matematica.
 
Un elemento in particolare avvicina Building Stories a ISGM: le frecce. Se, in un lavoro come quello dei quattro storici, la loro presenza non stupisce, discorso diverso va fatto invece per la loro presenza nel racconto di Ware, considerando il vero e proprio stigma che esiste – nei loro confronti – nel mondo del fumetto.

Sono considerate (non del tutto a torto) un metodo rozzo e invasivo per dirigere gli occhi del lettore sulla tavola, una sorta di implicita ammissione di incapacità da parte del disegnatore. Quelle di Chris Ware sono diverse: definirle diegetiche sarebbe probabilmente eccessivo, ma rivestono comunque un ruolo molto più complesso di quanto accada nella maggior parte delle produzioni.

Non si tratta, semplicemente, di indicare o evidenziare qualcosa, quanto piuttosto di ridefinire la tavola tracciando percorsi di lettura nuovi e alternativi; sono segni grafici nobilitati dalla capacità di generare senso. Siamo di fronte ad uno scarto anche rispetto all’infografica più classica, perché caricate di una ulteriore funzione narrativa già propria del fumetto.

La produzione di Chris Ware rientra in quello che viene chiamato “fumetto diagrammato”, collocazione comprensibile ma che non trovo del tutto centrata. Il punto è che l’autore statunitense non assorbe la funzione o la sostanza del diagramma, quanto piuttosto la forma. Nel diagramma non è contemplato intento estetico, se non come accidente, aspetto invece centrale in tutto il lavoro di Ware. La scelta degli storici di ISGM può, in questo caso, essere esemplare: più che fumetto diagrammatico sarebbe forse meglio parlare di fumetto infografico.
 

Ho una grande fisima per quanto riguarda l’approccio ai fumetti di realtà, che definisco “la sequenza di diapositive”. C’è solo testo, illustrazione, testo, illustrazione, testo, illustrazione, e non vedo come ciò possa dare un vantaggio ai fumetti. […] Bisogna essere più creativi con la commistione di immagini e testo in modo che a volte possa avere l’aspetto di una tavola classica, e altre volte quello di una pagina di prosa con illustrazioni e diagrammi

KEVIN HUIZENGA

Fin qui Building Stories è stato affrontato in maniera generica, come paradigma del lavoro tutto dell’autore: allo stesso tempo però ne rappresenta un unicum all’interno della sua produzione e forse, cosa ancora più interessante, nel mondo del fumetto.
Quando osserviamo una tavola di Chris Ware due caratteristiche risaltano immediatamente: quella diagrammatica (già esaminata) e quella rizomatica. Tra le vignette non vige alcun rapporto gerarchico quanto piuttosto di risonanza. Immagini enormi e minuscole coabitano lo stesso ambiente, mediando e contrattando continuamente il loro valore, meglio ancora il loro significato semantico, eliminando così ogni tipo di subordinazione dimensionale.
 
Ovvio che questo meccanismo compositivo, per quanto complesso, viva di una limitazione congenita nelle due dimensioni del foglio di carta. Building Stories rappresenta la volontà, forse anche la necessità, di superare questa limitazione, portare la composizione verso un’ulteriore dimensione, tridimensionalizzandola. È in quest’ottica che va concepita la “scatola” di Ware, una riflessione profonda sul linguaggio del fumetto, allo stesso tempo smarcandola dalla limitata visione ludica in cui troppo spesso si rischia di relegarla. Tutte le caratteristiche tipiche delle tavole di Ware le ritroviamo, ad un livello superiore, negli albi: perdita della centralità, variazione di formato, totale mancanza di senso di lettura. Il piccolo della tavola esplode nel grande della scatola in un’esperienza che si potrebbe definire quasi frattale.
Un’opera così concepita, in cui l’elemento materico è importante tanto quanto quello narrativo, consente delle riflessioni su una delle tendenze più discusse del fumetto attuale: quelle sulla sua digitalizzazione. Building Stories evidenzia, ancora una volta, come formato e supporto siano degli elementi fondamentali nel fumetto e che la loro relativa mancanza debba essere problematizzata. Il fumetto, così come inteso classicamente, risulta depotenziato dalla sua smaterializzazione: trovo auspicabile la ricerca di un linguaggio fumettistico autenticamente digitale.
Ci sarebbe ancora molto da scrivere su Building Stories, soprattutto sull’aspetto narrativo, completamente integrato sia con l’esperienza visiva che con quella tattile, ma sarebbe un discorso veramente lungo e complesso e che meriterebbe un articolo a parte.
 
Building Stories è un fumetto importante per la storia della Nona Arte e dovremmo essere felici se, dal 2022, ne abbiamo l’edizione italiana.
 
Le ultime righe per ringraziare Luca Tosti e il suo Storia del Graphic Novel edito da Tunué, testo di riferimento per la stesura di questo articolo e che dovrebbe esserlo su qualsiasi discorso sul fumetto.

Federico Catena

Ci sono più cose nei fumetti di quanto ne sogni la letteratura.

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