Naturalmente, all’epoca non lo sapevamo… ma Guido Nolitta / Sergio Bonelli aveva sempre meno tempo da dedicare a Mister No, tra i suoi impegni di editore e quelli di sceneggiatore di Zagor e – in incognito – Tex. Nella storia, invero piuttosto scialba, successiva a Operazione Poseidon era stato affiancato da Andrea Mantelli (con l’ultima apparizione di Franco Donatelli nella serie), mentre nella storia qui analizzata faceva l’esordio sulla collana un vero e proprio Maestro… Alfredo Castelli.
Non lo sapevamo, dicevo, perché le storie non nolittiane non erano firmate… ma il cambio di passo e di tematiche lo percepimmo subito: Mister No doveva recarsi ad Haiti, l’isola della magia (come da titolo del n.23) e del vudu, per una promessa fatta ad un ex-commilitone morto in circostanze misteriose. Qui avrebbe dovuto aiutare i ribelli – comandati dalla bella e decisa Geneviève – che si opponevano ai feroci Tonton Macoutes, al servizio del dittatore locale e guidati dal Colonnello Kovacs.
Anche se, nel prosieguo della storia, non sarebbero apparsi gli zombi (come invece accaduto nella storia haitiana di Zagor, disegnata come in questo caso da Franco Bignotti), l’atmosfera generata dalle cupe atmosfere dei riti vudu incombeva su Mister No, che riusciva a salvarsi a stento dalla maledizione che gravava su di lui per poi affrontare Kovacs in un drammatico duello finale.
E proprio il personaggio di Kovacs fu quello che mi colpì maggiormente: ambiguo, spietato e, soprattutto, dedito alla cocaina, come mostrato esplicitamente in una scena particolarmente forte e inusuale per un fumetto Bonelli degli anni 70.
Dopo questa prima storia, Castelli ne scrisse molte altre negli anni successivi, dando una versione di Jerry spesso diversa da quella nolittiana ma apprezzatissima dai lettori, che infatti lo votarono nel referendum del 1981 premiando le sue Relitti umani e Requiem per un soldato.
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