Parlare di Colville non è semplice, ma è da tanto che voglio scriverci qualcosa, quindi trovo il coraggio e affronto quest’opera!
Steven Gilbert, l’autore di questo graphic novel, non è un nome conosciuto nel panorama del fumetto americano, figuriamoci in quello italiano. Il suo nome circola nel “giro” di quei folli e appassionati sostenitori del fumetto underground, tanto che in Italia è stato portato per Coconino Press da quella lungimirante mente di Ratigher.
Dicevamo dell’autore… sì. Gilbert per molti anni è stato titolare di una fumetteria che si chiamava “4th Dimension Comics” in un piccolo paesino del Canada, a Newmarket in Ontario.
Fumetteria che, tra l’altro, fu basata sul suo primo lavoro a fumetti (ancora più indipendente di questo), intitolato The Comic Wizard.
Tornando a Colville, l’opera si presenta cruda e grezza, con un b/n da far quasi rabbrividire. Un thriller che innesca un processo narrativo spietato, dove il destino è pressoché segnato.
Gilbert mette in scena un tempo e una generazione precisi, un luogo e delle situazioni che sembrano essere vissute in prima persona dallo stesso autore, tanto immersive e reali sembrano le scene che racconta. L’unica finzione sembra essere data dal disegno, dal fumetto stesso.
L’impatto visivo rimanda alla struttura cinematografica, con una visione molto dinamica dei fatti, delle inquadrature e del modo in cui tutto si svolge – tanto da avere alcune immagini in cui certi personaggi utilizzano una videocamera per riprendere fatti accaduti proprio a Colville, questo paesino che sembra essere sempre stato in un b/n graffiato.
Colville è un bellissimo fumetto noir, un thriller che sicuramente saprà tenervi con il fiato sospeso.