Dylan Dog n.456
“Colui che divora le ombre”

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Il Dylan Dog n.456, Colui che divora le ombre di Alessandro Bilotta e Corrado Roi, ha generato pareri decisamente contrastanti in redazione, generando questa recensione dai toni decisamente delusi di Pasquale ma anche un’altra recensione – dallo spirito e dalla visione più positivi – di Vincenzo, che potete leggere qui.

Alessandro Bilotta torna sulla serie regolare di Dylan Dog per questo intimo excursus nelle paure infantili. Ai pennelli di Corrado Roi il compito di dare forma, sostanza e angoscia agli incubi nascosti nel profondo dell’armadio del piccolo Timothy.

Babadook, Boogeyman, Babau. L’uomo nero che si nasconde sotto il letto, nello sgabuzzino, nell’armadio e che, da bambini, ci terrorizzava impedendoci di dormire è stato raccontato, da sempre, in tutte le forme possibili.

Negli ultimi anni il cinema (ad esemio Babadook di Jennifer Kent) e i fumetti (ad esempio The Closet di James Tynion IV) hanno saputo dare nuova forza alla personificazione infantile dell’incertezza e del mistero che L’Uomo Nero da sempre incarna. Ma anche lo stesso Dylan Dog non è nuovo a questo topos: senza sciorinarne il lungo elenco, è sufficiente notare quanto il plot alla base di questa avventura ricordi moltissimo il Dylan Dog n.186 L’uomo nero di Luigi Mignacco e Piero Dall’Agnol, persino nell’omonimia del giovane protagonista.

Ed ecco che la sfida per Alessandro Bilotta si presenta un po’ più complessa del previsto. Alla luce delle numerose ottime produzioni e variazioni sul tema oggi prodotte è difficile affrontare, di nuovo, gli argomenti “uomo nero” e – soprattutto – “bullismo” in maniera efficace, senza scadere in facili cliché

Alessandro Bilotta gioca bene con la suspense, ricercando con forza lo straniamento del lettore, tenendo sul filo le angosce e la resa “verosimile” del mostro: ma per farlo vaga (in maniera forse un po’ troppo approssimativa) nella narrazione delle paure di Timothy, non riuscendo a fissarle con forza. Il tema del bullismo in primis, ma anche il rapporto di Timothy con i genitori e con gli adulti è tanto triviale da lasciare non poco perplessi.

Abbiamo quindi un soggetto che non propone nulla di nuovo sul tema rispetto a quanto già visto e letto – anche solo negli ultimi dieci anni – e una sceneggiatura che rimane a metà strada tra la voglia di inquietare e quella di confondere il lettore per dare forza al twist finale. Twist finale, invero, anch’esso estremamente abusato e quindi tutt’altro che efficace.

È sicuramente una nota positiva l’empatia con cui Dylan si pone nei confronti del suo giovane cliente. Le sue reazioni / azioni sono sufficientemente naturali da permettere alla lettura di scorrere senza eccessive alzate di sopracciglio, ma il problema resta: è tutto davvero troppo piatto, prevedibile e tremendamente superficiale.

Per compensare il mare di stereotipi, si accentua la componente emotiva che risulta quindi eccessivamente forzata: le situazioni che dovrebbero generare pathos sono sempre leggermente sopra le righe e non riescono quindi nell’intento.

Corrado Roi, da parte sua, nulla fa di eclatante se non giocare con il buio, i dettagli e le suggestioni, riciclandone tante da precedenti Dylan Dog (gli “occhi nel buio” ecc.). Soprattutto, ad esclusione di Timothy, non riesce a disegnare alcun ragazzino che sembri un ragazzino.

Ancora una volta – come troppo, davvero troppo di frequente nell’ultimo periodo – Dylan Dog tratta tematiche delicate, attuali e interessanti, in maniera tanto superficiale quanto banale. Come se la sola presenza di Dylan Dog nella vicenda debba, in una qualche maniera, innalzare il valore del racconto, e non il contrario. Questa volta, ed è ancora più spiazzante, tanta approssimazione viene da un autore da sempre attento e capace di prove decisamente migliori.

Sinossi

Timothy ha nove anni e sta vivendo un incubo sia a scuola che a casa. A scuola è costantemente bersaglio dei bulli, ma a casa la situazione è ancora più terrificante: un mostro si nasconde nell’armadio della sua cameretta. Il mostro lo terrorizza ma nessuno vuole credergli, così ingaggia Dylan Dog, l’Indagatore dell’Incubo, perché lo aiuti e lo protegga. Nonostante la sua iniziale riluttanza, Dylan è costretto a prendere in carico il caso quando il mostro inizia a colpire i compagni di classe di Timothy.

Dylan Dog n. 456 “Colui che divora le ombre”
di Alessandro Bilotta e Corrado Roi
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€
Sergio Bonelli editore, settembre 2024

 

Se te lo sei perso: un altro punto di vista su questo albo nella recensione di Vincenzo

Pasquale Laricchia

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