Lucca C&G 2022 – Alfredo Castelli

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A Lucca Comics quest’anno è stato dato il giusto spazio e lustro ad uno dei più grandi interpreti del fumetto italiano, Alfredo Castelli, con una mostra personale che illustra il suo straordinario percorso artistico all’interno del mondo delle Nuvole Parlanti. Proprio quest’anno si celebrano i 40 anni della creazione più nota dello sceneggiatore milanese, Martin Mystère, il Detective dell’Impossibile, che nel 1982 debuttava nelle edicole italiane grazie alla Sergio Bonelli Editore, a quei tempi Daim Press.

Il ruolo di Castelli nel panorama fumettistico non può essere limitato esclusivamente al ruolo di sceneggiatore, dato che come redattore ha tenuto a battesimo alcune delle più belle realtà editoriali a fumetti degli anni ’60-’70, come Horror e Eureka, e con il tempo si è ritagliato uno spazio anche come saggista e promotore del mondo del fumetto in generale, con saggi storici imprescindibili, come Fumettisti d’Intenzione.

Durante l’incontro di presentazione della mostra,  allestita da Alex Dante e da Mauro Bruni (incontro visibile sul canale You Tube della Bonelli), un sempre divertente e divertito Castelli ha rievocato i suoi inizi nel mondo del fumetto, con Scheletrino nel 1964-1965, con la decisione di smettere di disegnare, dato che si accorse subito di essere più bravo a scrivere.

Solo più tardi con l’Omino Bufo, che quest’anno celebra i 50 anni dalla prima storia, deciderà di riprendere la matita in mano, ma soltanto perché lo stile adottato per illustrare le strisce non mette in soggezione il lettore, che si sente al contrario più bravo degli autori. Del peculiare rapporto creato negli anni con i lettori, Castelli si sofferma rievocando l’esperienza al Corriere dei Ragazzi, quando la redazione composta da Francesconi, Bonvi, Fagarazzi e lo stesso Castelli si rappresentava spesso all’interno delle storie e dei redazionali pubblicati, tanto da venire addirittura riconosciuta in momenti insospettabili, come in occasione di un’amena gita fuori porta a Marina di Pietrasanta quando una bambina che leggeva la rivista alzava e abbassava di continuo lo sguardo dalle pagine alla realtà stupendosi di vedere al tavolo accanto le persone raffigurate.

La stessa personalizzazione degli autori è forse alla base anche del successo dei vari titoli della Sergio Bonelli editore: Castelli infatti non può non associare G.L. Bonelli a Tex e Sergio Bonelli a Mister No. O le stesse sorelle Giussani a Diabolik che, seppur donne, avevano un che di diaboliko. Lega invece il successo di Martin Mystère al concetto di parità con il lettore: il Buon Vecchio Zio Marty, pur dall’altezza della sua sterminata cultura, nelle sue storie condivide le sue conoscenze con i Giovani e Inesperti Lettori.

Introdotto dal direttore di Lucca Comics & Games Emanuele Vietina, il sindaco di Lucca, Mario Pardini,  interviene a sorpresa durante la presentazione per consegnare a Castelli una medaglia della città,  ricordando i tempi in cui, ragazzo, era un accanito lettore di Martin Mystère.  Castelli stesso rievoca i tempi della prima manifestazione fumettistica a Lucca, nel 1966, nel ridotto del Teatro del Giglio, dopo che la prima edizione di quello che si chiamava Salone Internazionale dei Comics si era tenuta a Bordighera l’anno prima per poi spostarsi nella cittadina toscana.

 

A presenziare alla cerimonia anche l’editore Davide Bonelli e numerosi autori della casa editrice, tra cui Mauro Boselli, Giorgio Giusfredi e Lucio Filippucci mentre sugli schermi della mostra passavano le interviste a Silver e Mario Gomboli – altri nomi e numi tutelari del fumetto italiano – che rammentavano aneddoti storici delle loro collaborazioni con Castelli, come la creazione degli Aristocratici con Ferdinando Tacconi ai disegni, personaggi creati perché Castelli voleva scrivere qualcosa di più leggero di Diabolik ma con le stesse tematiche.

 

Castelli descrive anche alcuni progetti mai realizzati, come una serie dedicata a Aida e all’Opera italiana in generale, disegnata da Laura Cernino, che avrebbe dovuto essere pubblicata in Giappone, in seguito alla pubblicazione del primo catalogo occidentale – il Kodansha Comics Catalog – che analizzava i Manga, scritto da Castelli e Gianni Bono negli anni ’70.

Importante anche l’esperienza della gestione della rivista Eureka dell’Editoriale Corno, per soli 12 numeri insieme a Silver, prima del fallimento della casa editrice: situazione particolare che ha permesso ai due autori di proporre vari esperimenti, come fumetti in 3D o il manuale in allegato Come Si Diventa Autore di Fumetti, opera ancora adesso preziosissima per gli aspiranti fumettisti e ancora attuale per molte cose mentre altre sono cambiate.

Le cose cambiate rispetto ai tempi odierni riguardano la difficoltà per gli autori di una volta di reperire la documentazione adeguata: anche nei primi numeri di Martin Mystère si trovò a correggere disegni di edifici e oggetti, che i disegnatori dell’epoca riproducevano sempre ispirandosi o ai film western per quel che riguardava le armi nonostante l’ambientazione contemporanea del personaggio, oppure a chiese e monumenti nostrani come era accaduta per la chiesetta di Lambrate o il Castello Sforzesco al posto di Notre Dame di Parigi.
Castelli commenta che le Giussani scelsero motivatamente di ambientare Diabolik a Clerville, uno stato-città immaginario anche se dai tratti chiaramente europei.
Ma l’intenzione creativa era inarrestabile: meglio sbagliare che non disegnare!

Castelli è stato un vero e proprio anticipatore all’interno del mondo del fumetto italiano, dall’utilizzo del computer nella grafica delle illustrazioni, grazie al primo Mackintosh (un Apple II Plus) o al primo crossover della Bonelli tra Mystère e Mister No. Rispetto ai team-up, tanto in voga ultimamente, Castelli confessa di ammirare gli universi narrativi condivisi degli autori giapponesi, come nel caso di Osamu Tezuka, i cui personaggi sembravano attori che a seconda del fumetto cambiavano la parte, interpretando varie sfaccettature della loro personalità. Un po’ la stessa filosofia che ispira le avventure in cui Martin Mystère e i suoi comprimari si spostano nel tempo, senza il bisogno di nessuna spiegazione, dato che le loro caratteristiche narrative rimangono inalterate, come nelle storie ambientate negli anni ’30 o come quando Topolino agisce nel Far West.

Per festeggiare adeguatamente i 40 anni di Martin Mystère tra le varie iniziative a novembre uscire il primo Magazine, curato da Graziano Frediani, con la consueta formula fumetti + approfondimenti redazionali, che proprio Castelli aveva creato con gli allegati agli albi speciali estivi e gli Almanacchi negli anni ’80, anche per l’esigenza di distinguere le ispirazioni dalla realtà dalle parti di fantasia delle storie. In una storia del citato Magazine comparirà lo stesso Castelli, in un cameo stile Alfred Hichtcock (abitudine presa fin dal numero 1 con il personaggio di padre Kastron), mentre un’altra, scritta da Carlo Recagno, sarà dedicata a Java.

Il rapporto stretto, sempre mantenuto tra innovazione e tecnologia, viene ribadito dall’aggiornamento dell’App dedicata a Mystère durante i festeggiamenti per i 30 anni, una vera e propria riedizione che contiene le nuove uscite e i dati della diffusione della testata nel mondo, come per la nuova edizione in lingua Tamil.

Altre anticipazioni sul futuro di Martin Mystère riguardano una versione variant dell’albo dei 40 anni, con tavole di Sforza, Barbieri e Foderà, e una futura storia dello stesso Alex Dante che ritornerà alle basi del personaggio, che ha ancora tanto da dire al di là di reboot e retcon.

I 40 anni di Martin Mystère sono un traguardo impensabile e impensato per Castelli, come anche l’imminente arrivo del numero 400. Tra gli aneddoti più divertenti, Castelli rievoca la pubblicazione del n.200, storia che prevedeva la presenza di  versioni fumettistiche di personaggi reali, come l’astrofisica Margherita Hack, scelta che preoccupava la casa editrice, che non valutava opportuno omaggi e citazioni. Nonostante il camuffamento scelto alla fine, la Hack si riconobbe nel personaggio e, onorata, citò la comparsata in una sua opera.

Tra i vari oggetti presenti nella mostra, che riesce a rappresentare adeguatamente il ruolo di Castelli all’interno del mondo del fumetto, i più curiosi sono  forse il manuale della costruzione della pistola a raggi di Martin Mystère e le banconote mysterline, con la rassicurante effigie di Castelli a testimoniare la loro (quasi) validità legale.

 

Massimo Cappelli

"Fa quel che può, quel che non può non fa"

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