Dopo la notevole avventura con El Morisco, Gianluigi Bonelli (stavolta con i disegni di Galep) sfornò subito un altro capolavoro, in cui rimetteva mano al passato di Tex per ricordare la scomparsa dell’adorata moglie Lilyth, a suo tempo liquidata con qualche brevissimo accenno negli albetti a striscia dei primi anni Cinquanta.
Non starò a ricordare perché questa storia è appunto un capolavoro, a iniziare dall’indimenticabile sequenza del giuramento di vendetta che troverete riproposta alla fine dell’articolo, in cui – parole del figlio Sergio – “Bonelli non esita a ricorrere, per portarne al parossismo la drammaticità, a forme di linguaggio che coniugano Eugène Sue e Gabriele D’Annunzio, il teatro e il melodramma, lirismo e visionarietà. Basti pensare al volto di Lilyth, tracciato nella materia stessa delle nuvole, che dal cielo invia l’ultimo saluto al suo uomo” (potete leggere questa citazione e altre interessanti considerazioni su questa storia nella scheda del nostro database storico, realizzata da Michela Feltrin).
Mi limiterò invece a ricordare le profonde emozioni che questi albi mi suscitarono quando li lessi “in diretta” nella ristampa Tre Stelle, che il fratello del mio amico Butch Walts acquistava nel 1972 per poi scambiarli con quelli zagoriani di mio fratello: ero letteralmente impaziente di vedere puniti i “cattivi” e mi impressionò la scena che concludeva la prima parte della vendetta, con Higgins massacrato di pugni dall’implacabile Tex e lasciato a morire nel deserto*.
Meno incisiva mi parve poi la caccia a Brennan e Teller raccontata nel flashback, ma il finale – con Brennan portato quasi alla pazzia sulla nave in fiamme – mi fece accapponare la pelle, soprattutto grazie ai dialoghi da brividi tra i quattro pards. La vendetta era finalmente conclusa e la lancia sulla tomba di Lilyth poteva finalmente spezzarsi, vent’anni dopo la sua morte.
Ripeto: un capolavoro.
*Come dite? Higgins non era morto? Dev’esserci un errore… perché nel mio universo (ormai sempre più distante da quello delle pubblicazioni bonelliane attuali, come spiegavo alla fine di questo articolo) Higgins è rimasto lì, nel deserto, per sempre, come avrebbe dovuto essere.