Quando eravamo ragazzi e ci scambiavamo continuamente fumetti insieme ai nostri fratelli, il soprannome che avevo affibbiato al mio amico Butch Walts era ispirato a un famoso personaggio di Pinocchio: infatti lo chiamavo Grillo Pedante, perché non rinunciava mai a dare la sua opinione – che il più delle volte, naturalmente, era diversa dalla mia – e soprattutto metteva continuamente e pedissequamente i puntini sulle i. I lettori di uBC ne hanno già avuto prova con un articolo sugli infiniti ritorni dei personaggi zagoriani, ma in questi giorni Butch si è rifatto vivo dopo aver letto un mio articolo sul Comandante Mark, chiedendomi: “Ma perché hai indicato Mark come fumetto bonelliano che ti piaceva di meno? Il Piccolo Ranger di Andrea Lavezzolo dove lo metti?!? Ricordo che non lo sopportavi proprio!”
Ebbene sì, Butch ha ragione: però di Mark potevo dire che non mi piaceva dopo averne letti diversi albi, mentre Kit Teller lo scansavo tout court. Era più forte di me: da lettore – seppur giovanissimo – di un fumetto “adulto” come Tex, NON riuscivo assolutamente ad apprezzare le avventure ingenue degli eroi ragazzini… e infatti il Piccolo Ranger era in buona compagnia nelle mie mancate letture, con Capitan Miki della EsseGesse e Tim Carter, il nolittiano ragazzo nel Far West. Inoltre, le rare volte in cui (attratto dalle fantastiche copertine) ne aprivo un albo, mi imbattevo quasi sempre nel disegnatore principale della serie, Francesco Gamba, il cui tratto spesso caricaturale – soprattutto nella raffigurazione di Frankie Bellevan e Annie Quattropistole – non mi attraeva per niente: quindi richiudevo l’albo senza alcun rimpianto.
Già, le copertine: “benché quella del Piccolo Ranger non sia mai stata una collana di primo piano, tuttavia essa ha avuto le copertine forse più belle di ogni altra serie stampata in “formato Tex”. Le immagini […] a tempera sono poco fumettistiche, molto eleganti e mature” (Gianni Brunoro, La storia del Piccolo Ranger; anche le citazioni successive sono tratte da questo volumetto, apparso in allegato all’albo Speciale pubblicato nel 1992). E che sorpresa quando scoprii, tempo dopo, che l’autore di quelle bellissime immagini era un artista che non avevo assolutamente riconosciuto… si trattava infatti di Franco Donatelli, il disegnatore più prolifico – dopo Gallieno Ferri – del mio fumetto preferito, Zagor! Ero però ampiamente giustificato: rispetto al segno essenziale e pulito che Donatelli usava per illustrare lo Spirito con la Scure, le sue copertine del Piccolo Ranger davano maggiore importanza alla messa in scena complessiva, tanto che il personaggio principale della serie era spesso assente o praticamente irriconoscibile. Erano copertine innovative per scelte di inquadrature, di colori, di prospettive: tutto il contrario, insomma, delle altre serie dell’epoca in cui i copertinisti erano anche i disegnatori principali delle serie (Galep, Ferri, EsseGesse…) e le copertine erano molto più tradizionali in quanto si “limitavano”, quasi sempre, a raffigurare un momento saliente delle storie contenute nell’albo.
Negli anni successivi il mio gradimento per questo personaggio non migliorò, anzi: persi interesse anche per le copertine che passarono di mano, venendo affidate dal numero 146 a Luigi Corteggi e poi definitivamente a Gamba (già autore di tutte le copertine degli albi a striscia), dal numero 186 fino alla fine delle pubblicazioni.
Le rare volte che sfogliai qualche albo, trovai trame decisamente diverse dagli inizi: le storie spesso minimaliste di Lavezzolo – incentrate su toni da feuilleton, sulle interazioni quotidiane tra i personaggi che compongono il microcosmo del Forte e sulle schermaglie tra Frankie e Annie – avevano lasciato il posto ad avventure “più concitate, più vivaci, [che] sfiorano l’irreale e travalicano nel fantastico” scritte da Decio Canzio, mentre a Gamba si alternavano altri disegnatori che raffiguravano un Kit più adulto, addirittura – quando a disegnarlo furono Montanari & Grassani – con il volto di Alain Delon… Quando poi Canzio, pur continuando a supervisionare la serie, lasciò i testi prima a Giorgo Pezzin e poi allo Staff di IF, il Piccolo Ranger divenne sempre meno caratterizzato, un personaggio “bon à tout faire, […] quasi solo una sigla, un’etichetta dietro la quale può succedere di tutto”. Le vendite continuarono a calare e, inevitabilmente, nel 1985 la serie venne interrotta con un’ultima storia sceneggiata da Guido Nolitta / Sergio Bonelli (già autore di alcuni albi nei primi anni di vita del personaggio) in cui i ranger si ritiravano a vita privata diventando rancheros.
Nel 1992 acquistai l’albo Speciale, scritto da Mauro Boselli e disegnato dal solito Gamba, in cui i ranger – per difendere la loro mandria che cercavano di vendere ad un prezzo equo – rimettevano mano alle pistole nella malfamata Dodge City. Era un’avventura dedicata agli inguaribili nostalgici della serie, che continuavano a reclamare nuove storie o addirittura la ripresa delle pubblicazioni mensili… invece, niente da fare: le vendite scarse ne decretarono la fine definitiva. Mi piacque molto, invece, il volumetto allegato: La storia del Piccolo Ranger era un agile saggio a cura di Gianni Brunoro, che analizzava in modo puntuale e privo di celebrazioni entusiastiche la storia editoriale del personaggio, mettendone anzi più volte in luce i difetti che, curiosamente, coincidevano con quelli che avevo più volte riscontrato in passato – pur nella mia limitatissima esperienza di lettore a macchia di leopardo.
Siccome sono un tipo testardo, concessi un’ultima chance a Kit con la ristampa – due albi a numero – targata Edizioni IF, le cui copertine inedite erano affidate a Massimo Rotundo: dovevo infatti acquistarne gli albi per spedirli all’ex collaboratore di uBC International Robert Fournier, grande appassionato di Mister No – come spiegato in questo articolo – ma anche del Piccolo Ranger. Decisi quindi di approfittare dell’occasione e di riscoprire l’intera saga, in modo organico, leggendo gli albi prima di spedirli a Robert, ma non ci fu verso e mollai dopo pochissimi numeri: era d’altronde quasi impossibile che riuscissi ad apprezzare, decenni dopo, quelle che già da ragazzino mi sembravano trame infantili…
Ma come già spiegato per il Comandante Mark, al mio scarso gradimento si contrappone lo slancio nostalgico dei lettori più affezionati: infatti, non solo la ristampa delle Edizioni IF continua tutt’oggi, ma da qualche mese la Gazzetta dello Sport propone una ristampa cronologica a colori del Piccolo Ranger, di cui sono attualmente previste 100 uscite ma che potrebbe prolungarsi ulteriormente: un segno dei buoni ricordi lasciati da questo personaggio, nonostante tutto.
Il Piccolo Ranger appare in edicola, nell’allora tradizionale formato a striscia, il 15 giugno 1958 e ne vengono pubblicate in tutto sette serie per 328 albetti complessivi, di cui l’ultimo datato 25 aprile 1971. Già da dicembre 1963 inizia la ristampa mensile degli albi a striscia nel consueto formato bonelliano, con la collana che proseguirà poi con gli albi inediti fino al numero 255, pubblicato a febbraio 1985, cui seguirà nel 1992 un albo Speciale.
Il creatore del personaggio è Andrea Lavezzolo (1905-1981), già scrittore e fumettista di successo (basti ricordare Gim Toro e Kinowa). Grande appassionato di romanzi d’appendice e delle atmosfere da feuilleton, Lavezzolo scrive tutte le avventure di Kit Teller – ad eccezione di un paio di storie firmate Nolitta – fino al 1973, quando decide di ritirarsi e viene sostituito ai testi prima da Decio Canzio e poi da Giorgio Pezzin e altri autori.
Il creatore grafico è invece Francesco Gamba, che disegna praticamente da solo tutti gli albi a striscia (talvolta con l’aiuto del cugino Pietro Gamba) e molti degli albi inediti, alternandosi con altri disegnatori tra cui Lina Buffolente. Gamba si dedica inoltre ad altri personaggi bonelliani, a iniziare da Zagor, e soprattutto disegna ben 22 albi dello Speciale Cico, personaggio perfettamente nelle corde del suo tratto che spazia dal realistico all’umoristico.
Franco Donatelli, pur non avendo mai disegnato storie del Piccolo Ranger, è l’autore delle copertine degli albi mensili fino al numero 145, tranne una decina di casi in cui viene sostituito da Bruno Faganello (tra i numeri 101 e 119).
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