6.5/10
Dopo aver ambientato in Giappone la sua storia precedente (“La foresta dei suicidi”), Nicola Venanzetti cambia completamente scenario con questa avventura tutta italiana che vede protagonisti l’affascinante scenario dei Monti Sibillini marchigiani e le leggende della Sibilla Appenninica.
ATTENZIONE: seguono alcuni spoiler!
Ancora una volta la narrazione di Venanzetti è attenta alle tipicità del luogo, alla sua storia e alle sue peculiarità. Ne viene fuori una narrazione perfettamente bilanciata tra racconto reale e fantastico. Un’avventura horror avvincente che, nonostante alcune leggerezze, scorre piacevolmente e si fa leggere con gusto, almeno fino al contorto gioco delle parti del finale che spezza un po’ il buon ritmo della narrazione.
Se l’intera vicenda risulta infatti affascinante, le svolte complottistiche del finale ingarbugliano un po’ più del necessario un plot che, almeno fino a quel momento, stava funzionando egregiamente.
Altalenante anche la gestione dei personaggi, troppi e molto diversi tra loro, che non sempre vengono valorizzati appieno. Il misterioso e ambiguo Duca Zeiloth funziona comunque bene – nonostante il suo essere leggermente sopra le righe – e l’arrivo di Lady Nahema scompiglia le carte e gli equilibri riuscendo in poche pagine ad offuscare il fascino e il peso della Sibilla (Elhaz) che, invero, avrebbe dovuto essere la protagonista di questa avventura.
Il lavoro di Giorgio Gualandris valorizza appieno sia la bellezza dei luoghi sia l’orrore dei mostri. Un tratto, quello dell’artista, accurato, preciso ed evocativo, che continua a migliorare lavoro dopo lavoro.
Una buona e avvincente avventura quindi che, nonostante incespichi un po’ sul finale, si lascia leggere con piacere e interesse. Peccato solo che, pur coinvolgendo personaggi importanti della continuity, a conti fatti rimanga un semplice fill-in senza alcuna conseguenza di sorta sui personaggi coinvolti (e sopravvissuti) all’avventura.
VOTO
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