Dampyr n.301
“Il figlio del Dampyr”

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Nuovo corso dampyriano affidato alla curatela di Gianmaria Contro, che dà il via alla sua gestione con quest’avventura scritta da Giorgio Giusfredi e disegnata da Michele Cropera, al quale sono affidate anche le copertine della serie.

L’eredità

Il peso più gravoso sulle spalle della nuova gestione era ed è sicuramente l’importante caratterizzazione data da Mauro Boselli alla sua creatura. Una creatura complessa, fatta di contaminazione di generi, dal fantasy alla fantascienza, dalla storia alla politica passando per miti, leggende, etnografia e ovviamente vampiri. Una creatura composta da una enorme e affascinante varietà di scenari, personaggi, influenze, rimandi e approfondimenti (talvolta anche fortemente eruditi) che hanno definito la testata e hanno appassionato i suoi lettori. Il tutto inserito in un fumetto d’avventura che ha nel suo paradigma l’azione e una fisicità importante oltre ad una continuity – croce e delizia – fortemente complessa e articolata. Il tutto narrato dalla lirica complessa e verbosa di Mauro Boselli, mai parco di lunghe digressioni e ambiziose derive.

Il primo timore, quindi, era quello di veder semplificata tale architettura. Che la creatura nuova che sarebbe emersa dopo il numero 300 potesse essere più povera o, comunque, eccessivamente distante dal personaggio sinora letto. Che se ne perdesse, in poche parole, l’essenza.

Il figlio del Dampyr

E in effetti questa storia vira fortemente, almeno in apparenza, in una direzione molto diversa dai presupposti di cui sopra. Giusfredi sceglie infatti di animare una storia sì sfaccettata ma soprattutto fortemente dinamica, rapida e veloce. Il ritmo della narrazione è sempre alto e teso, l’avventura è animata da colpi di scena, dal susseguirsi di eventi, personaggi e cambi di direzione. La sceneggiatura è esile ed essenziale ma comunque efficace, per quanto talvolta superficiale. Il primo vero cambio di stile che si percepisce, quindi, è proprio nella narrazione del personaggio e non, fortunatamente, nel personaggio stesso.

Con intelligenza, infatti, Contro e Giusfredi scelgono di aggrapparsi il più possibile alla matrice del personaggio e lo fanno in primis scegliendo di ambientare questa prima storia a Praga, roccaforte e anima di Harlan. Una Praga, nelle inquadrature di Cropera, che è ancora troppo ariosa e distante dalla Praga di Luca Rossi, ma ne conserva intatto il fascino. 

È una scelta rassicurante per il lettore di vecchia data (che ritrova Harlan e Nikolaus che passeggiano per l’isola Kampa) e invitante per l’eventuale nuovo avventore della testata, che ne scopre le nebbie e i vicoli magici. 

Oltre la location, altro punto centrale è la scelta di non rinunciare a nessuno dei coprotagonisti della testata (Tesla, Kurjiak, Nikolaus e Caleb). Benché questa potesse essere un’arma a doppio taglio (e infatti non è sempre perfettamente riuscita la gestione di tutti i personaggi), è indiscutibilmente un’altra conferma della necessità di proseguire su di un percorso di coralità da sempre importante per la testata.

C’è anche spazio per la digressione storica, proprio in apertura d’albo, con un flash della battaglia di Jankov del 1645 tra le truppe svedesi e l’armata imperiale. Non è un inserimento casuale ma, anche questo – per quanto fugace e appena abbozzato – risulta funzionale alla costruzione della trama. E infatti è questa deriva che introduce il personaggio meglio riuscito dell’albo, Holleb: il Non-morto di Draka riesce infatti a veicolare alla perfezione il concetto di paternità diventandone paradigma.

Altro aspetto dirimente è la scelta della tematica di fondo: il rapporto padre-figlio, aspetto fortemente presente in Dampyr e lungamente centrale nella costruzione dell’anima del personaggio – anche se, ironicamente, forse il più sacrificato proprio sul finale, nel numero 300. Qui Giusfredi quasi colma il gap della precedente avventura, inserendo oltre a Draka – come da titolo – anche il figlio di Harlan, Dark.

INIZIO SPOILER

Per farlo, l’avventura si lega alla continuity richiamando in scena Blimunde, personaggio ideato da Claudio Falco oltre dieci anni fa nell’ottimo Dampyr n.154 La dama degli incubi. Per quanto la scelta di incastrare Blimunde, Dark, Draka e Harlan possa risultare un po’ furbetta è comunque, in fin dei conti, funzionale ed efficace ai fini della narrazione della storia (nonché del personaggio) e, soprattutto, va a corroborare e dare forza ad una componente emotiva che sorregge con arguzia l’inserimento della nuova nemesi del nostro eroe, che altrimenti non avrebbe avuto modo di irrompere in scena con la medesima forza.

Se Dark avrà modo di tornare e avere un ruolo importante nella nuova continuity lo scopriremo solo in seguito: per adesso ci rimane un ambiguo figlio del sogno che da esso non può fuggire. Un figlio fortemente legato ad un padre, Harlan, che invece non mostra il benché minimo coinvolgimento nei suoi confronti. Un rapporto che è una variante ricorrente del rapporto iniziale tra Draka e Harlan. Vedremo se l’eventuale gestione di questa improvvisa variabile sarà fondativa per l’evoluzione del personaggio, così come avremo modo di valutare l’efficacia del nuovo misterioso villain.

FINE SPOILER

Praga, Tesla, Kurjiak, Nikolaus e Caleb, la battaglia di Jankov e il rapporto padre-figlio. In più una nuova fiamma, Eva, e un nuovo nemico. Ottanta pagine dense di un mélange poliforme di topoi dampyriani per un’avventura godibile e veloce che risente sì della foliazione ridotta, ma che non se ne fa un cruccio.
Se quanto sopra funziona e non fa storcere il naso per l’eccessiva superficialità è sì per l’indubbia bravura di Giusfredi e Cropera, ma anche proprio per la forza di venticinque corposi anni di avventure che permettono, oggi, al lettore scafato, di colmare questo gap di approfondimento andando a completare autonomamente i passaggi e i “non detti”, a dare un senso ai sorrisi e agli sguardi, a vedere i fantasmi nella nebbia di Praga.

Un’avventura che quindi funziona nel suo essere trait d’union tra nuovo e vecchio e che, con astuzia, inserisce in poche pagine – e con poche forzature – tutti quegli elementi cari alla serie. È un albo che è un omaggio ma che vuole essere un nuovo inizio. Una storia che funziona grazie al background del personaggio, alla familiarità con i lettori e all’intelligenza / furbizia di chi oggi lo sta scrivendo. Un buon lavoro quindi, ma che è comunque una premessa: sullo svolgimento vedremo, perché questo giochino, prima o poi, dovrà anche produrre della sostanza.

Nuova veste grafica

Il nuovo logo a trasparenza funziona bene e aggiorna con carattere il frontespizio, inoltre perde la banda sottostante e con molta probabilità non avremo più neppure l’esecrabile costola multicolor. Il pop-up sanguinolento che annuncia il poster era invece, a mio parere, evitabile.

Alle copertine saluta Enea Riboldi, dopo alcuni eccellenti lavori ma anche tante prove poco emozionanti. Completamente diverso il tratto di Michele Cropera, che invece cerca un effetto più intenso negli sguardi e più graffiato nelle linee. In questa sua prima prova, l’evocazione della cover del primo numero della serie è palese, non tanto nella posa di Harlan quanto e soprattutto nella delineazione delle silhouette di fondo. L’artista è da oltre vent’anni perfettamente a suo agio con il personaggio e riesce, come sempre, a caratterizzare alla perfezione azioni e sguardi regalando inquadrature eccellenti e momenti di un’intensità unica.

Dampyr n.301 “Il figlio del Dampyr”
di Giorgio Giusfredi e Michele Cropera
Sergio Bonelli editore, aprile 2025
80 pagine, 4,90€

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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