Dampyr n.300
“Trecento!”

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Venticinque anni di storia editoriale sono tanti. Venticinque anni di storia editoriale sono un traguardo. E sono un bel traguardo se hanno saputo intrattenerci e hanno raccontato con passione e intelligenza un intero mondo. È questo il caso di Dampyr.

Tutto è cominciato in un piccolo paesino in guerra: lì è nata un’amicizia e si è scoperto un Eroe. Poi Praga con i suoi misteri, i Maestri della Notte, i Non-Morti, la Squadra della Luce e la Squadra dell’Inferno, il Multiverso, la Dimensione Nera, La materia di Bretagna, Il Re Giallo. In questi venticinque anni i personaggi creati da Maurizio Colombo e Mauro Boselli hanno viaggiato per il mondo e non solo, combattuto guerre assurde e reali, sconfitto vampiri e ogni altra sorta di mostro, raccontato i più disparati folklori piegandoli alle necessità narrative della serie. Decine di personaggi memorabili, decine di disegnatori eccellenti e una continuity sempre viva e presente, in costante aggiornamento. Nel mezzo tanti fill-in – ma anche tanti momenti chiave e scontri epocali.

Questo numero sancisce la conclusione di questo viaggio o, perlomeno, una conclusione.

Va dato merito a Mauro Boselli di essere riuscito a non contraddirsi troppo e a lasciare in sospeso davvero poco. Mancava però ancora da raccontare dell’arrivo dei Maestri della Notte nel nostro mondo, e questa storia comincia proprio da quell’esodo.

Un esodo che coincide con l’approfondimento sull’ultimo vero nemico di Dampyr, Lord Marsden. Perché i pochi altri Maestri ancora in circolazione sono davvero poca cosa in confronto ad Angus Og. Ryon, Henzig, Lamia e Vrana sono ad oggi decisamente defilati. La stessa Azara, centrale nell’ultimo periodo, ha ceduto il passo (al ridosso della resa dei conti) proprio al Signore delle Isole. 

Invero Lord Marsden, a differenza di altri Maestri, è sempre stato poco approfondito. Sempre ambiguo, sfuggente, prudente e subdolo. In oltre trecento storie sono rarissimi i momenti in cui si è riusciti a decifrare, per davvero, il personaggio.

Un villain più simbolico che reale questo Maestro della Notte che, scopriamo oggi, cova e nutre un rancore profondo, atavico, nei confronti in primis dei suoi simili e poi, solo di rimando, nei confronti di Harlan e del genere umano.

Dicevamo dell’esodo.
Era uno dei pochi tasselli che Boselli non ci aveva ancora narrato: come sono giunti nel nostro mondo i Maestri della Notte?
Sapevamo del loro mondo morente, sapevamo di Dagda, Draka e Amber, ma i dettagli di quel viaggio e delle loro relazioni precedenti non ci era stato ancora raccontato. Il racconto dell’esodo prende però una piega fantascientifica e non
fantasy. Un viaggio di kryptoniana memoria con la scienza e la tecnologia a colmare ogni lacuna, ogni domanda e a dare le risposte alle domande lasciate in sospeso. La magia verrà dopo, come deriva necessaria ad esseri superiori per governare una civiltà inferiore. 

Il racconto è comunque vivido e, pur nelle sue accelerate, risulta appassionato, intimo e ovviamente colmo di rimandi a tutta una letteratura di genere. Nulla di nuovo o di sconvolgente, quindi, ma tutto – come spesso accaduto sulle pagine di Dampyr, – perfettamente rielaborato.

Un excursus che ha anche e soprattutto il pregio e l’intento di farci conoscere, come detto, Lord Marsden: la sua giovinezza, la sua passione, il suo dolore, la sua rabbia.

Per la prima volta il Maestro abbandona la sua bidimensionalità permettendoci di comprenderne il dolore, il male e le ragioni. Quasi una deriva empatica quella che la sceneggiatura compie, e lo fa consapevole di dover chiudere un ciclo.

Potremmo adesso soffermarci sui difetti: sul ruolo marginale dato a Kurjak e Tesla, sull’inusitata tendenza dei cattivi al villain monologue, sull’inutilità di Azara, sull’assenza di un confronto / addio tra Harlan e Draka, ma abbiamo qui, ugualmente e piacevolmente, lo scontro finale fra Harlan e Marsden. Uno scontro, come anticipato, caricato di pathos e caratterizzato dalle rivelazioni sui sentimenti di Marsden ed esaltato dalla presenza di personaggi leggendari (Arthur su tutti). Una resa dei conti simbolica, effettata ma ugualmente efficace, quasi necessaria.

Non è un albo perfetto, non è quel finale che ti fa saltare dalla sedia, ma è un finale (?) che dona il giusto gusto e il giusto compimento ad un ciclo. E lo fa in sole 94 pagine, senza eccessivi dialoghi, con tante sfumature, con una gestione del multiverso abbastanza di comodo eppure funzionale, con un villain importante e con tanti alleati a corredo.

Troppe semplificazioni, certo, per poterci permettere di osannare il tutto, ma il tratto di Nicola Genzianella lenisce ogni dubbio o resistenza e permette al lettore di accomiatarsi da (questo) Dampyr con buona pace.
Menzione a parte per i colori di Alessia Pastorello, che riescono ad esaltare le ampie tavole splendidamente evocative di Genzianella donando una forza importante a tutta la prima parte del racconto, quella dell’esodo. Poco aggiungono invece alle scene più statiche o, ancora, a quelle più cupe che invece perdono, caricate del colore, la forza graffiata del tratto di Genzianella.

Ci meritavamo di più dopo venticinque anni?
Forse sì.
Ma in fin dei conti abbiamo avuto tanto.
Il dubbio vero – e il timore – è se ne avremo ancora…

Dampyr n.300 “Trecento!”
di Mauro Boselli, Nicola Genzianella e Alessia Pastorello
Sergio Bonelli editore, marzo 2025
96 pagine, colori, 4,90€

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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