Se mettiamo il titolo di questo decimo albo di Mercurio Loi (L’uomo orizzonale) in rete scopriamo che esiste un romanzo giallo del 1946, di Helen Eustin che porta lo stesso titolo. Io non l’ho letto, ma lascio a voi leggerlo e scoprire se Alessandro Bilotta vi si sia ispirato.
Anche perché se mi devo mettere a leggere un romanzo prima di poter scrivere una recensione, figuriamoci se poi spreco tutta quella fatica per scriverci solo una Recensione Corta, come è nelle mie intenzioni in questa occasione.
Posso quindi dire che l’abilità che ha Bilotta di richiamare alla nostra mente dei concetti fondamentali è esemplare.
Proprio in questi mesi riflettevo sempre più intensamente su quanto poco tempo abbiamo per “non fare niente“. Anche i bambini al giorno d’oggi non hanno più tempo per non fare niente. Nella loro tabella settimanale c’è la danza, le arti marziali, il corso di violino, le lezioni di cinese, il nuoto, il baseball, il corso di origami, il calcio (per i più all’antica), il tai chi quan (per quelli con genitori con passioni orientali), l’ikebana (per quelli amanti dei fiori) ecc. ecc.
E se si vuole restare sdraiati sul divano un paio d’ore al giorno a fissare il soffitto, i tuoi famigliari ti prenotano subito un appuntamento con l’analista.
Ecco, Alessandro Bilotta ci riporta con i piedi per terra … facendoceli sollevare in posizione orizzontale. L’albo inizia con Mercurio che si sdraia su un divano e termina con Mercurio che si rialza in piedi dopo giorni e giorni, con la mente e l’anima riposata.
Tutta la vicenda si svolge in sua totale assenza dal teatro degli eventi, che non sono per nulla marginali dato che muoiono persone a iosa in questa Roma papalina. Ci vedo un riferimento a “Oblomov” romanzo russo di Ivan Aleksandrovič Gončarov pubblicato nel 1859, in cui l’ozioso protagonista impiega centinaia di pagine del romanzo prima di decidersi ad alzarsi dal letto, romanzo che per gli esperti fa da contraltare a “À la recherche du temps perdu” di Marcel Proust in cui il protagonista impiega invece centinaia di pagine prima di decidersi ad andare a letto a dormire.
A partire da questo Bilotta ci porta dentro la separazione fra verticale e orizzontale, fra trascendente ed immanente e nel far questo crea una vicenda dal sapore misterioso che non delude e ci fa capire pagina dopo pagina (giocando anche nelle tavole a fumetti fra verticalità e orizzontalità) che l’oblomovismo di Mercurio è una non-azione voluta per scelta che è diversa da quella patologica dei clochard sdraiati sulle panchine, ma non per questo non correlata.
C’è una mancanza di equilibrio nella nostra società e chi sta sdraiato su una panchina per anni, in qualche modo va a compensare la frenesia di chi ha per anni il tempo della propria vita sempre zeppo di impegni e non si prende mai una pausa, neppure quando è in ferie. E nel prendersi una sosta Mercurio si gode il lusso di farsi radere la barba a casa propria da Adelchi, il suo barbiere, permettendo quindi anche a lui di rompere uno schema di vita … interte nelle proprie azioni sempre uguali.
E infatti questo barbiere è anche lui uomo non certo comune per chi ha già imparato a conoscerlo.
Un albo da leggere due volte. Una volta in piedi e un’altra volta sdraiati nel proprio letto, per imparare a gestire il proprio tempo per l’azione e quello per il riposo.