Dylan Dog n.451 “Terra funesta”

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Dario Sicchio fa il suo esordio sulla serie regolare dopo due Dylan Dog Color Fest e un (buon) racconto breve sulla (altamente discutibile) nuova edizione dell‘Enciclopedia della Paura dello scorso anno: Il cacciatore, con Corrado Roi, era infatti l’unica cosa buona di quella sciagurata operazione fuori tempo massimo che, con molta probabilità (almeno speriamo), non avrà un seguito. Con al fianco il fidato Riccardo Torti ai pennelli, il giovane autore romano sceglie in questa occasione di portare sulle pagine dell’Indagatore dell’incubo la sua personale interpretazione dell’orrore, fatta di personaggi complessi, angosce e luoghi immaginifici.

Una storia che risente fortemente delle atmosfere videoludiche di Silent Hill e della fantascienza new weird di Jeff VanderMeer: non a caso, in quest’avventura è l’ambiente a creare l’orrore più che la suggestione dei dialoghi e degli avvenimenti. L’intera storia vive infatti più di sensazioni che di racconto. L’ambiguità della narrazione e l’incorporeità che avvolge gli avvenimenti, così come il confine labile della realtà e l’alterazione delle percezioni sono mutuati, in toto, dall’opera di Jeff VanderMeer di cui l’albo è più che un omaggio.

Dell’autore olandese Sicchio prende tanto, molto: nello scorrere dell’avventura è forte la tendenza della sceneggiatura a replicare lo stato d’animo e lo stato di smarrimento tipico della trilogia dell’Area X – eppure, un po’ per le caratteristiche tipiche del personaggio, un po’ per la necessità di incastrare i personaggi in 94 pagine di racconto, la storia un po’ si perde. Quello che Jeff VanderMeer può costruire con meticolosa cura in più di mille pagine di trilogia, Davide Sicchio si ritrova a comprimerlo in una storia che ne rievoca sì gli stilemi, ma che non può, ovviamente, colpire con la medesima forza il lettore. Tutto, troppo spesso, è un po’ più onirico del necessario e l’immedesimazione / scontro che l’autore cerca di realizzare con il dolore e lo straniamento dei personaggi non riesce pienamente.

Eppure il ritmo è sempre alto, le situazioni scorrono bene, i dialoghi sono ottimamente costruiti e – soprattutto – Dylan, Groucho e Bloch sono sfruttati con grande intelligenza e personalità.
Se la storia non convince completamente, quindi, quello che si può e si deve riconoscere a Dario Sicchio è la grande abilità (e coraggio) che dimostra nel maneggiare sia Dylan Dog sia i suoi comprimari. La costruzione dei personaggi è forse il punto di forza dell’autore: oltre un ottimo ed intenso Dylan, abbiamo infatti una dinamica interessante dell’interazione Dylan / Groucho che funziona bene per la sorprendente forza inedita e ambigua del secondo. Medesimo discorso, anche se limitato, per Bloch e in particolare – per la figura di Trevor, interessante deus ex machina dell’intera vicenda che, come da prassi per i lavori di Sicchio, viene rappresentato con forti sfaccettature e costantemente avvolto da un alone di mistero.

A completare il tutto gli ottimi disegni di Riccardo Torti. Il lavoro dell’artista è complicato non poco dalle ardite scelte stilistiche della sceneggiatura, eppure il suo tratto delicato accompagna in maniera lineare e quasi concreta il lettore fra gli spasmi del racconto, riuscendo a dare il meglio nelle scene più surreali e psicologiche finendo (quasi) per creare un ideale fil rouge tra le rappresentazioni grafiche di questa storia e le copertine dei libri di Jeff VanderMeer realizzate da LRNZ per Einaudi.

Sinossi

Appena Dylan varca i confini della remota cittadina di Glastonbury Grove per dare inizio alla sua indagine, è avvolto da una nebbia densa, ma non solo quella atmosferica… In questo luogo, le apparenze ingannano e i confini della realtà si sfumano. La sua memoria inizia a sgretolarsi, incapace di ricordare chi lo abbia incaricato di questa missione. Intanto, un richiamo enigmatico lo attira verso la fabbrica abbandonata, da cui sembra emanare un’aura sinistra. Per risolvere il mistero che avvolge questa terra, Dylan (con l’aiuto di Groucho) dovrà svelare i segreti celati dietro il volto enigmatico di Trevor e l’oscura connessione che ha con la città.

Dylan Dog n. 451 “Terra funesta”
di Dario Sicchio e Riccardo Torti
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€
Sergio Bonelli editore, marzo 2024

 

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Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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