Il curatore di Zagor, in trasferta a Pisa, parla dello Spirito con la Scure e di molto altro ancora…
Curatore e sceneggiatore principale di Zagor (nonché di Tex, Dampyr ecc.), redattore della SBE, saggista, conferenziere, scrittore, vero e proprio “animale social” (blog, Facebook, Twitter…) e sicuramente dimentico qualcosa: chi, come me, conosce personalmente Moreno Burattini si chiede spesso come riesca, pur dovendo conciliare tutti questi impegni, a incontrare le scolaresche di varie regioni italiane, invitato a parlare di fumetti dai professori o spesso, com’è accaduto oggi, da qualche “genitore zagoriano” di vecchia data – il sottoscritto, insomma. E così, in attesa del pomeriggio in cui Moreno presenterà i suoi ultimi libri alla biblioteca comunale, approfitto di questa sua trasferta a Pisa e della sua disponibilità per una serie di domande e curiosità…
Moreno, innanzitutto grazie per aver risposto al mio appello. Compatibilmente con i tuoi molteplici impegni, sei sempre pronto a partecipare a questi incontri nelle scuole: perché lo fai? E scusa la citazione del nostro conterraneo Marco Masini 🙂
Da ammiratore quale sono del grande paroliere Giancarlo Bigazzi, nostro conterraneo anche lui, sono ben lieto della citazione. E ti rispondo citandolo con la sua (forse) più bella canzone, “Un’apertura d’ali“, uscita postuma, dopo la sua morte, grazie alla voce di Renato Zero: “La vita è un’apertura d’ali che abbraccia il mondo, sai / l’amore che respiri finché respirerai“. Apertura d’ali o no, la vita è troppo breve per non viverla: e io che amo il mondo mi getto fra le sue braccia. Vado dovunque, là dove mi accolgono. Mi piace far partecipi tutti delle mie esperienze, dei miei sogni, delle mie passioni.
Facciamo un salto indietro di trent’anni precisi: è il 1987 e il fanzinaro, saggista in erba e aspirante sceneggiatore Moreno Burattini incontra per la prima volta Sergio Bonelli, anche se serviranno altri due anni per l’approvazione del suo primo soggetto zagoriano. Cosa ricordi di più di quell’incontro? E che impressione ti fece Sergio Bonelli “dal vivo”, dopo i precedenti contatti che avevi avuto con lui?
Il mio primo incontro con Sergio Bonelli avvenne a Bologna nel maggio del 1987 – dopo molti scambi epistolari e telefonici intercorsi fra di noi negli anni precedenti – nell’ambito di una manifestazione organizzata dall’ANAF (oggi ANAFI, Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione). Fu in quell’occasione che strinsi per la prima volta la mano a Sergio (è rimasta una foto di quell’avvenimento, così importante per la mia vita) e gli consegnai un soggetto per Zagor, l’abbozzo di quella che poi sarebbe diventata la mia storia d’esordio, “Pericolo mortale“. La mia prima volta in redazione, in Via Buonarroti a Milano, è invece datata giugno 1989: ci andai con Francesco Manetti e Alessandro Monti, due amici con cui stavamo preparando lo Speciale Zagor di “Collezionare“, la fanzine che avevo fondato da qualche tempo. Il nostro scopo era intervistare Sergio a corredo, appunto, di quel saggio che fu uno dei primi testi critici di approfondimento sullo Spirito con la Scure. Mentre attendevamo Bonelli, Decio Canzio mi convocò nel suo ufficio e mi disse che il soggetto di due anni prima non andava bene ma notava in me della stoffa: se lo avessi messo a posto, forse sarebbe stato accettato.
E infatti fu poi accettato e ha segnato il tuo esordio. Una gran bella giornata, direi!
Sì, fu davvero una grande giornata. Sergio, sia nell’incontro del 1987 che in quello del 1989, fu squisito e cordiale: esattamente come lo conoscevo per lettera e per telefono. Credo che vedesse in me la stessa sua passione, che manifestavo in ciò che scrivevo pubblicando sulle fanzine, e forse apprezzava come animavo le piccole iniziative fumettistiche a cui davo vita. Lui del resto era uno straordinario talent scout e andava cercando collaboratori che lavorassero nella sua Casa editrice motivati dal desiderio di portare avanti progetti entusiasmanti, e non con spirito impiegatizio. Va detto che Bonelli era una persona poliedrica, sfaccettata, complessa e soltanto con il tempo avrei imparato a conoscerlo anche nei modi burberi che a volte usava sul lavoro per dirigere la sua azienda, modi che poi sapeva farsi perdonare mezz’ora dopo con un’amichevole pacca sulla spalla e un sorriso. Generoso, brillante, intuitivo, lungimirante, ironico, colto ma mai pedante o saccente, Bonelli è stato l’uomo che mi ha permesso di realizzare il sogno della mia vita e, dunque, me l’ha salvata.
Come dicevamo, dopo alcuni rifacimenti viene approvato il tuo primo soggetto, “Pericolo mortale”… ed è subito affidato ai disegni del maestro Ferri. Un inizio con il botto! Come fu il primo contatto con questo grande artista?
Ci siamo incontrati alla presentazione del saggio “Speciale Zagor”di cui parlavo in precedenza: il volume, un corposo brossurato di 190 pagine, venne presentato al pubblico, nel 1990, nel corso di una kermesse fumettistica che tradizionalmente si svolgeva a Prato ogni febbraio. Per l’occasione, gli organizzatori invitarono appunto anche Gallieno Ferri, perché partecipasse di persona all’evento. Gallieno si presentò puntualissimo nel luogo convenuto e, prima di recarci nella sala dove ci saremmo incontrati con il pubblico, ci sedemmo insieme al tavolo di un ristorante.
Chissà che emozione, per te…
Sì: immagina le mie sensazioni di ex-ragazzo di ventotto anni, cresciuto leggendo le avventure del Re di Darkwood, arrivato a quell’appuntamento dopo aver visceralmente amato le migliaia di tavole del maestro ligure, e aver sognato sfogliando i suoi albi per tutta l’infanzia. Davanti a me avevo, insomma, una sorta di leggenda vivente, almeno ai miei occhi (ma, ne ero e ne sono certo, agli occhi di un’infinita platea di altri lettori): il creatore grafico di Zagor e del suo mondo. Eppure, dopo che gli ebbi stretto la prima volta la mano, ebbi l’impressione di conoscerlo di già. Non avevo davanti a me un mito, ma un vecchio amico. Improvvisamente mi resi conto che Gallieno mi si era già presentato molti anni prima, quando avevo cominciato a leggere i suoi fumetti, e successivamente non aveva fatto altro che farsi conoscere meglio. Era accaduto attraverso i suoi disegni. Le sue tavole parlavano di lui, per lui, con lui. E lui incarnava Zagor, il mio personale eroe, la mia guida nel regno della Fantasia. L’amore per la natura, la disponibilità all’ascolto e al confronto, il fascino di un uomo dalle mille esperienze che vive sempre nuove avventure e a cui piace raccontarle, erano incarnate dal personaggio che avevo davanti e che si mostrava assolutamente cordiale, alla mano, semplice.
Ho conosciuto personalmente Gallieno ad una manifestazione fumettistica e mi ritrovo perfettamente in queste tue parole, anche a me ha fatto l’impressione di una persona estremamente disponibile: ricordo che mi autografò il n.400 di Zagor, fermandosi poi a chiacchierare con me nonostante fosse atteso ad una conferenza.
Esatto, era un atteggiamento che Ferri aveva non soltanto con me in quell’occasione, quale autore di un libro su di lui, ma (me ne accorsi subito) con tutti. L’incontro di quel giorno fu soltanto il primo di una lunga, lunghissima serie. Il destino ha voluto che io abbia finito per diventare anche un suo collaboratore, lo sceneggiatore di molte sue storie. Non ho parole per descrivere l’emozione del mio primo lavoro come autore di testi, giunto in edicola dopo essere stato disegnato proprio da Gallieno. Ho avuto modo di frequentare il maestro di Recco andandolo a trovare a casa sua, ospitandolo da me, viaggiando insieme per il mondo per parlare dello Spirito con la Scure, ricevendo la sua visita in redazione. E sempre, ogni volta, ho trovato conferma di quella prima impressione. Ferri dimostrava la sua incredibile carica di umanità di fronte a chiunque incontrasse.
A “Pericolo mortale” seguirono altre quattro storie, sempre disegnate da Ferri che non lavorò più con lo sceneggiatore principale di quel periodo, Marcello Toninelli. È vero che non c’era un buon rapporto tra loro due? Toninelli stesso, nel suo libro “Un senese a Darkwood”, parla di incomprensioni, soprattutto nell’interpretazione di una sceneggiatura…
Non credo che fra Ferri e Toninelli ci sia mai stato un vero e proprio litigio, e probabilmente si trattò appunto soltanto di “incomprensioni”, come dice Marcello. Ogni disegnatore interpreta a modo suo le sceneggiature che riceve, e c’è chi riesce a essere in perfetta sintonia con lo scrittore dei testi, chi si prende qualche libertà in più o comunque offre una propria visione del racconto. Talvolta gli illustratori migliorano il progetto che giunge sul loro tavolo, altre volte lo travisano (o così pare a chi glielo ha affidato). Di conseguenza, ogni sceneggiatore è più o meno soddisfatto di chi disegna, e ciascuno ha le sue preferenze. Ci sono poi gli sceneggiatori molto “gelosi” di ciò che scrivono – e quindi guai a uscire dal seminato – e quelli che accettano, anche di buon grado, di vedersi interpretati anche al di là delle loro indicazioni. Credo che Toninelli abbia sofferto del confronto con la personalità grafica di Ferri, che ci metteva sempre del suo. Del resto, se lo poteva permettere: Zagor lo avevano creato lui e Nolitta.
Ricordi un episodio particolare, a questo proposito?
Sì, e anche in questo caso il ricordo si lega allo Speciale di Collezionare: infatti intervistammo anche Marcello Toninelli il quale, rispondendo a una domanda, disse più o meno di trovarsi molto bene nel lavorare con Franco Donatelli, mentre con Ferri talvolta c’erano dei problemi. Quando l’intervista venne pubblicata, qualcuno dalla Bonelli mi fece sapere che Gallieno, leggendola, c’era rimasto male. Siccome si era resa necessaria una seconda edizione del volume, mi consultai con gli altri autori e con la redazione e decidemmo di togliere le due righe incriminate per evitare che lo screzio (se di screzio si poteva parlare) degenerasse in un dissapore. Insomma, cercammo di tutelare Marcello in modo che i rapporti con Ferri si ricucissero nel più breve tempo possibile.
Una situazione un po’ imbarazzante, in effetti… Questo intervento redazionale ha contribuito a risolvere il problema?
Francamente non so se di questo piccolo scrupolo (certamente non una censura) ci fosse bisogno, all’epoca ero molto giovane e intimorito dal fatto di aver potuto, anche se non per mia colpa, arrecare danno a due autori così importanti. Conoscendo il buon carattere di Ferri, una persona davvero amabile, non credo che la cosa abbia avuto degli strascichi reali. Forse Bonelli o Canzio, di loro iniziativa, avranno voluto affidare a Gallieno testi di altri autori per almeno un po’ di tempo (beninteso, io non decidevo nulla all’epoca). Poi Toninelli preferì lasciare lo staff di Zagor e il problema, se mai c’era stato, non si pose più.
So che quest’anno Toninelli tornerà a Darkwood, con un breve episodio che – se ho visto bene una tavola in anteprima – riproporrà Banack, l’indiano amico di Zagor apparso (e mai più riproposto) nell’albo 240, “Sabotaggio”. È stato Toninelli a riproporsi come sceneggiatore oppure siete stati voi della redazione a contattarlo?
Toninelli e io siamo sempre rimasti in contatto, sono un suo ammiratore e lo seguo in ogni cosa che disegna (già, perché è un autore completo, bravissimo come illustratore umoristico). Credo che anche lui mi reputi un buon allievo e un simpatico interlocutore. Un paio d’anni fa, Marcello si propose come sceneggiatore di un’ultima storia di Zagor che avrebbe dovuto chiudere un cerchio rimasto aperto: in una sua vecchia storia compariva un misterioso pellerossa chiamato Banack, che diceva di essere stato protagonista di alcune avventure insieme allo Spirito con la Scure prima che questi incontrasse Cico. Zagor prometteva al messicano di raccontargli, prima o poi, questi antefatti – però il racconto non c’era mai stato. Sarebbe stato bello giungere infine a svelare che cosa era successo, e come Zagor e Banack si erano conosciuti. Purtroppo l’offerta di Toninelli, che pure avevo sponsorizzato, si era arenata di fronte alle perplessità di Mauro Marcheselli, all’epoca direttore della Bonelli, che aveva giustamente fatto rilevare come lo staff degli sceneggiatori dello Spirito con la Scure fosse sovradimensionato e come la programmazione fosse satura oltre ogni ragionevole limite. Non c’erano spazi.
E poi cos’è cambiato?
A distanza di tempo, un mio progetto per un Maxi accettato dal nuovo direttore Michele Masiero e destinato a contenere non una storia lunga ma varie brevi, di trenta/quaranta tavole, stava per giungere in porto. Nell’ambito di questa iniziativa potevo senza dubbio inserire anche Marcello: anzi, il suo ritorno sarebbe stato un piccolo evento destinato a far parlare di sé. Così ho chiesto a Toninelli se voleva essere dei nostri. Credevo che, se avesse risposto di sì, avrebbe proposto una storia nuova e diversa. Marcello invece ha accettato con entusiasmo dicendosi pronto a far stare nelle quaranta tavole a disposizione il racconto sul passato di Banack. Il soggetto presentato andava, ovviamente, benissimo: così, siamo partiti.
Parlando ancora di Toninelli, una curiosità mia e di tanti altri appassionati in rete: è vero che esistono suoi episodi inediti? Di uno di essi, in particolare, si parlava addirittura ai tempi del primo Zagor Index, indicandolo come “l’ultima storia di Zagor scritta da Toninelli, ancora inedita” (e tale è rimasta): il titolo era “I crociati” e la trama prevedeva un’indiana attratta da Cico…
Che io sappia, di Toninelli esiste una sceneggiatura finita e pagata ma rimasta inedita, mai affidata a un illustratore, appunto quella intitolata “I crociati“. Questo testo venne lasciato in disparte dai curatori dell’epoca (probabilmente intorno al 1990) perché, se non ricordo male, l’autore aveva previsto – con tanto di schemi ben precisi da seguire – un tipo di impaginazione all’americana, con intarsi di vignette che non tenevano conto della gabbia bonelliana, a cui Sergio Bonelli, almeno su Zagor, non voleva rinunciare (ci chiedeva anzi il massimo rispetto della tradizione).
A proposito di storie inedite, cosa puoi dirmi del “Ritorno di Liberty Sam” della coppia Capone/Gamba, risalente agli anni Novanta e sempre rimasto nel cassetto? In rete ho trovato questa immagine, purtroppo senza altri riferimenti…
Il progetto di cui parli, quello delle “storie dimenticate”, era un’idea del vulcanico Alfredo Castelli, che come suo solito aveva fatto anche delle prove per delle possibili copertine. Tutto nasceva dal suo desiderio di far uscire dal magazzino alcuni racconti di varie serie che, per svariati motivi, non erano stati pubblicati. Erano soprattutto Mister No, Martin Mystère e Zona X a soffrire di queste giacenze, Zagor molto meno (un paio di storie in tutto contro numeri assai più alti delle altre collane).
E come mai non se ne fece di niente?
Credo che Sergio Bonelli non abbia accettato la proposta sostenendo, non a torto, che se certi episodi erano stati archiviati voleva dire che non erano stati ritenuti all’altezza della pubblicazione, magari per magagne nei testi o nei disegni o chissà. Un’iniziativa come quella caldeggiata da Castelli sembrava più adatta a un pubblico di accaniti collezionisti, più che a quello generalista delle edicole. Ai tempi di Sergio, però, l’edicola era la strada maestra e non si battevano strade alternative. Tu citi “Il ritorno di Liberty Sam” e vedo che sei anche riuscito a reperire una tavola: si tratta di una delle storie di Zagor realizzate ma rimaste inedite. Io non ho mai viste le tavole di Gamba, che di sicuro da qualche parte saranno.
E poco dopo arrivò il “tuo” ritorno di Liberty Sam…
Esatto: io, ignaro che Capone avesse già immaginato un ritorno del ribelle di colore dato per morto sull’isola di Britannia, proposi nel corso dei primi anni Novanta di far tornare l’ex schiavo in una storia mia che venne approvata, scritta, disegnata da Ferri e quindi pubblicata. Una volta uscita ho scoperto che esisteva un’altra versione di quel ritorno, appunto quella immaginata da Capone e Gamba. A questo punto è ovvio che la storia rimasta inedita non uscirà più, perché in contraddizione con la mia, che invece è uscita. Ignoro i motivi per cui le tavole di Gamba non siano state pubblicate a cavallo fra gli anni Ottanta e i Novanta, quando vennero realizzate senza che io lo sapessi: immagino che per qualche ragione Bonelli non fosse rimasto contento del risultato, considerando che Liberty Sam era un personaggio di sua ideazione a cui era molto affezionato.
Un’ultima curiosità sulle storie inedite, prima di passare ad altri argomenti. In rete si favoleggia da anni del “Re di Cuenca Verde”, disegnata da Pini Segna, ma sembra che in questo caso fosse stato direttamente Sergio Bonelli a non approvare la pubblicazione…
A differenza di quelle de “Il ritorno di Liberty Sam”, le tavole de “Il Re di Cuenca Verde” le ho viste più volte ed esaminate attentamente, dopo essere stato io stesso a recuperarle in un angolo sperduto dei nostri archivi. Si tratta di una storia di 216 tavole scritta da Giorgio Pezzin verso la fine degli anni Settanta e illustrata da Pini Segna. L’avventura racconta di Cico sosia di un despota messicano e di uno scambio di persona come ne “Il prigioniero di Zenda”: il pancione ruba la scena a Zagor. Non so perché Sergio Bonelli o Decio Canzio abbiano preferito non pubblicare questo episodio, fatto sta che è rimasto negli armadi di Via Buonarroti ormai per troppo tempo: testi e disegni sono inevitabilmente e irrimediabilmente datati.
Dopo aver parlato tanto di storie e autori del passato, veniamo al futuro. Il 2017 si preannuncia ricco di iniziative, albi extra, nuovi disegnatori e altro ancora. Personalmente, mi ha sorpreso soprattutto la miniserie su Cico, dopo l’interruzione dei suoi albi speciali: sei albi a colori e in formato diverso dal solito, scritti da Faraci…
Ho fatto pressioni per anni, praticamente in ogni riunione a cui sono stato ammesso, perché venisse proposta almeno una nuova storia di Cico, una tantum, dopo la chiusura della serie degli Speciali dedicati al pancione (27 episodi, di cui 19 scritti da me). Per lungo tempo non ho mai riscontrato alcuna apertura. Dal luglio del 2013, però, i Cico sono stati ripubblicati a colori dalle Edizioni If, tra l’altro su mio input: la serie è ancora in corso e sta giungendo felicemente a conclusione, segno che il divertimento dei lettori di un tempo è in grado di rinnovarsi. Con l’arrivo del nuovo direttore generale, Simone Airoldi, ho verificato una felice apertura verso nuove iniziative destinate a vivacizzare la gestione delle testate e dunque sono tornato alla carica giocando la carta Tito Faraci, il quale, parlando un giorno in redazione e ricordando in modo entusiastico la sua esperienza con due episodi cichiani della vecchia collana, si era detto disposto a scriverne ancora. Sono andato da Airoldi e da Michele Masiero, amici e professionisti con cui lavoro in ottima sintonia, sottolineando come il nome di Faraci fosse sinonimo di garanzia soprattutto in campo umoristico, genere in cui Tito eccelle. Mi sarei accontentato di poter mettere in cantiere un albo, ne ho ottenuti sei. Inoltre mi è stato proposto un formato diverso, di cui ho approfittato per realizzare, per la prima volta in casa Bonelli, una miniserie pronta in soli sei mesi. Airoldi ha chiesto infatti a tutti, fin dal suo insediamento, di accorciare i tempi di preparazione delle collane, dal momento dell’ideazione a quello della pubblicazione. I vari brainstorming con Faraci hanno permesso di mettere a punto un progetto molto ma molto divertente, affidato a disegnatori che a loro volta si divertono moltissimo nel realizzare gli episodi.
Puoi riassumere brevemente tutte le altre iniziative extra che ci attendono nei prossimi mesi, soprattutto per quello che riguarda l’ultima storia di Ferri?
L’ultima storia di Ferri, intitolata “L’antica maledizione“, sarà un Color Zagor, quello previsto per il mese di agosto. Il maestro ligure ha disegnato 63 tavole delle 126 di cui è composta la storia: l’esatta metà. Poi la morte lo ha fermato per sempre, con le mani sul tavolo da lavoro. Le pagine mancanti sono state terminate da Gianni Sedioli e Marco Verni. A Ferri sarà comunque anche dedicato un Magazine che, insieme a una grande messe di articoli e testimonianze, e con il corredo di molte immagini anche inedite, riproporrà due sue storie. Un’altra novità degna di nota sarà il Maxi con le storie brevi, a cui ho accennato, previsto per settembre. Ognuno dei cinque racconti presentati all’interno di una “cornice” narrativa leggibile di per sé – e quindi valida come sesta storia a sé stante – sarà caratterizzato da elementi di novità. Avremo non soltanto il ritorno di Marcello Toninelli ma anche l’esordio della prima sceneggiatrice donna, Gabriella Contu, nonché una prova ai testi dello scrittore horror Paolo Di Orazio. Ci saranno poi illustratori ospiti come Romeo Toffanetti, Dante Bastianoni, Max Bertolini, Lola Airaghi. Insomma, qualcosa in grado di ingolosire chiunque.
Per quanto riguarda invece i ritorni di Hellingen e di Rakosi, quanto tempo dovremo aspettare, a grandi linee?
Un paio d’anni: nel corso del 2019, presumibilmente. Il ritorno di Hellingen sarà appannaggio della collaudata coppia Sedioli/Verni, su testi miei, mentre quello di Rakosi vedrà senza dubbio la partecipazione di Raffaele Della Monica, sempre su testi di Jacopo Rauch.
Tornando a parlare di disegnatori, devo ammettere che nel toto-copertinista che si era scatenato l’anno scorso in rete avevo scommesso che la scelta sarebbe ricaduta su Verni, a causa del suo tratto molto simile a quello di Ferri… E invece Piccinelli mi ha sorpreso in positivo. Che riscontri hai avuto, personalmente, su questa scelta? E c’è speranza di rivederlo a Darkwood, oppure continuerà – a parte le copertine di Zagor – a disegnare esclusivamente Tex?
Devo dire che Alessandro Piccinelli sta convincendo anche i più diffidenti: i riscontri sono ottimi, mi sembra che il pubblico zagoriano abbia dato un giudizio estremamente positivo. Del resto il talento di Alessandro è sotto gli occhi di tutti. Sul toto-copertinista che ha animato i pronostici dello scorso anno non posso che ribadire quanto ho detto più volte: c’erano, fortunatamente, molti nomi fra cui scegliere ma uno solo sarebbe risultato il prescelto. Si è puntato su qualcuno in grado di coniugare il rinnovamento con la tradizione, puntando su un outsider ma con precedenti zagoriani e un grande amore verso il personaggio. La difficoltà di far disegnare a Piccinelli una storia dello Spirito con la Scure sta nel fatto che ha degli impegni su Tex molto stringenti: vedremo se Mauro Boselli ce lo lascerà almeno per una storia breve.
Zagor ha costituito l’esordio per molti sceneggiatori (Castelli, Sclavi, Boselli…) che poi hanno creato un loro personaggio, spesso riversandovi – soprattutto Alfredo e Tiziano – molto del loro carattere. Tu, invece, hai sempre affermato di non sentire questa “esigenza”: ma è proprio così? E non dirmi semplicemente che ti manca il tempo…
Fermo restando il fatto che tutti gli sceneggiatori hanno dei progetti nel cassetto, io ho già il “mio” personaggio e si chiama Zagor. Dentro c’è tutto quello che mi piace in un fumetto: la contaminazione fra i generi, il libero spazio alla fantasia, il sense of wonder, la possibilità di spaziare, la positività dell’eroe. Ho sempre sognato di scrivere Zagor e non lo sto facendo perché “mi tocca”. In più, quando capita riesco a esprimermi anche su altre testate e scrivendo racconti, articoli, saggi, vignette, strisce umoristiche, teatro e raccolte di aforismi… perciò, perché mai dovrei chiedere di più? In ogni caso, se mi chiedessero un’idea per una nuova serie o miniserie, avrei delle proposte da sottoporre.
E i soggetti che avevi scritto per altre collane bonelliane che fine hanno fatto? So che apparirai nuovamente sulle pagine di Tex, ma… nessuna speranza di leggerti anche su Dylan Dog o magari in un albo delle Storie?
Nel corso di quasi trent’anni di collaborazione bonelliana ho presentato soggetti, oltre che per Zagor (personaggio del quale sono diventato lo scrittore più prolifico), anche per Mister No e Nick Raider – soggetti che però, per vari motivi, non hanno mai trovato uno sbocco. Su Tex invece sono alla terza storia breve già sceneggiata (una ancora inedita) e alla richiesta di Boselli, per ora soltanto generica, di passare a qualcosa di più lungo. Per Dampyr ho scritto uno Speciale, “La porta dell’inferno”, che ha suscitato molti più consensi di quanto potessi immaginare, ma per il momento non ce ne sono altri in programma. Quello di scrivere per Le Storie è sempre stato un mio desiderio: ho presentato quattro o cinque soggetti che però non hanno passato il vaglio del curatore della serie (almeno quello di un tempo), che forse aveva molti altri progetti da mettere in cantiere prima dei miei. Non ho ottenuto alcuna risposta e non ho insistito. Un Dylan Dog lo avrei scritto volentieri, ma non ho mai avanzato proposte e nessuno me ne ha chieste. Ma non mi lamento! Non mi manca niente. Anche restando concentrato su Zagor ho avuto infinite soddisfazioni e ho raccolto una messe di riconoscimenti, dal premio Gran Guinigi al Romics d’Oro, da un paio di Premi ANAFI a quello Fumo di China, passando per il Premio U Giancu e il Premio Andrea Pazienza alla carriera.
Un curriculum di tutto rispetto, effettivamente! Saltando un attimo di palo in frasca, cosa puoi dirmi dell’iniziativa “Bonelli Kids”? Se penso a me stesso quando ero bambino, mi vedo entusiasta lettore degli albi della Golden Age nolittiana (e dei Tex della maturità di G.L. Bonelli) e non vedo proprio come queste strisce possano avvicinare i bambini di oggi al fumetto…
Ho letto la prima striscia dei “Bonelli Kids” soltanto il giorno stesso in cui la serie è apparsa online. Ho trovato deliziosa la grafica e divertenti i personaggi. Da cultore quale sono delle strips (ne ho scritte tante e in questo momento ne porto avanti sul “Vernacoliere” e su “Enigmistica Più“), ne sono rimasto entusiasta. Non ho, però, alcuna idea dell’appeal che i Kids bonelliani possano avere sui lettori più giovani. Del resto, non mi capacito come i ragazzi possano apprezzare gli Youtubers o certi fumetti comici che girano in Rete, però lo fanno e con milioni di clic. Immagino che chi lo sta conducendo abbia molto più chiari di me i meccanismi della comunicazione multimediale via web, e dunque starò alla finestra a vedere gli sviluppi.
Adesso mi piacerebbe farti qualche domanda sulle tue “preferenze fumettistiche”, iniziando dalle storie che hai scritto per Zagor: quali sono le tre che preferisci e qual è, invece, quella che preferiresti NON aver scritto o che riscriveresti cambiandola radicalmente?
La mia preferita è “La palude dei forzati“, una lunga vicenda corale piena di personaggi sfaccettati e di più trame che si intrecciano fra loro. Al secondo posto, “La lunga marcia“, dedicata alla deportazione dei Cherokee. Al terzo, una storia che invece ha deluso molti lettori, “Il castello nel cielo“, che parla del dono (o della maledizione) dell’affabulazione data dagli Dei agli scrittori. Per quanto invece riguarda quella che riscriverei, è senz’altro “Nodo scorsoio“, venuta decisamente male anche per colpa di un finale che non mi appartiene (per risolvere certi problemi venne aggiustato in redazione mentre io ero in viaggio all’estero e non potevo occuparmi del rifacimento).
Passiamo invece alle storie di Zagor che non hai scritto tu: quali sono le tue preferite?
Tra quelle scritte da Nolitta, la mia preferita è naturalmente “Odissea Americana“, la summa della zagorianità. Per le storie di altri autori mi piace molto “Vendetta vudu“, di Mauro Boselli.
E ampliando l’orizzonte ad altri fumetti, siano essi italiani o stranieri?
Tra quelli bonelliani Ken Parker, se bonelliano lo si può considerare (secondo me, sì), seguito da Mister No e Tex. Restando nel panorama italiano, direi Alan Ford soprattutto, ovviamente, per i numeri illustrati da Magnus che restano (nei testi e nei disegni) uno dei punti più alti della produzione di casa nostra. Per la BD franco-belga mi piace Thorgal: lo trovo, per strano che possa sembrare, simile per certi aspetti a Zagor per l’abbinamento dell’avventura con il fantastico. Tra i comics USA, L’Uomo Ragno e, a seguire, I Fantastici Quattro. Tra le historietas sudamericane mi piace molto Mafalda (però, come non citare anche L’Eternauta?), mentre per quanto riguarda i manga la mia preferenza va a Gon, che si segue anche senza parole e che ho potuto leggere alla diritta, ma ho letto altre cose che mi sono piaciute, come Lamù e Akira, 2001 Nights e Crying Freeman. Posso permettermi una divagazione?
Divagazione accordata!
Bene. Il mio problema con i manga è che sono albi troppo piccoli e mi è calata la vista, e poi mi disturba l’obbligo di dover leggere alla rovescia. Mi chiedo: ma se i lettori giapponesi leggono i loro fumetti nel modo naturale della loro lettura (da destra a sinistra) e dunque sono stati concepiti per la fruizione facile e istintiva, perché io devo fruirne a fatica e contro la mia natura? Non è tradire lo spirito originario (che prevedeva l’assecondamento della facilità e della velocità di scorrimento) l’obbligarmi a faticare per leggere al contrario? Mi chiedo anche quanto segue: se un manga stampato alla rovescia vende, facciamo l’ipotesi, cento copie, siamo sicuri che stampandolo alla diritta, alla maniera occidentale, non ne venderebbe centodieci? Centouno di certo: io mi aggiungerei.
Io no, confesso il mio scarso gradimento per i manga… Tornando alla domanda sulle storie preferite tra quelle che hai scritto, ammetto che mi hai sorpreso non indicando “L’uomo con il fucile”, che pure riscontra da sempre un altissimo gradimento tra i lettori zagoriani.
Logicamente sono molto affezionato anche a “L’uomo con il fucile“, così come ad altre quali “La morte sospesa” o “L’uomo che sconfisse la morte” o ancora “Il varco tra i millenni“. Del resto, in oltre 25 anni di storie ce ne sono di episodi fra cui scegliere.
Lasciamo da parte per un attimo i fumetti, visto che sei venuto a Pisa anche per presentare i tuoi ultimi libri, la raccolta di aforismi “Utili sputi di riflessione” (di cui è in arrivo un seguito) e la raccolta di racconti “Dall’altra parte”. Mai pensato di scrivere un romanzo vero e proprio, magari con protagonista Zagor? (“Le mura di Jericho” è più un racconto lungo, inoltre la prima pubblicazione era stata a puntate sulla rivista “Darkwood Monitor”…)
Il seguito di “Utili sputi di riflessione” si intitolerà “Sarò bre” e sono molto soddisfatto dei contenuti. Credevo di aver esaurito gli aforismi disponibili con la prima raccolta, insieme all’ispirazione e agli argomenti: e invece ho il sospetto che la seconda risulterà ancora più brillante – almeno lo spero. Per quanto riguarda un eventuale romanzo di Zagor (ipotizzando che la Casa editrice lo autorizzi e ci sia un editore disposto a pubblicarlo), temo che il problema sia costituito dal fatto che se ho una buona idea la riservo per la serie a fumetti. “Le mura di Jericho” proponeva un “giallo” la cui soluzione rischiava di essere rivelata in anticipo dai disegni, mentre era celata dal racconto scritto costruito per trarre in inganno i lettori (chi lo ha letto capisce perché); immagino che per un nuovo romanzo servirebbe un escamotage del genere. Ti anticipo però che un romanzo per il target young adults con protagonista uno Zagor adolescente è già previsto nei programmi della Casa editrice, non scritto da me (ma da me supervisionato insieme a Luca Crovi), nell’ambito di una collana per giovani lettori che coinvolge altri personaggi della Casa editrice.
Siamo quasi alla fine… So che questa non è una vera e propria intervista, e io non sono certo un giornalista, ma lasciami togliere il gusto di calarmi nei panni di Marzullo 🙂 “Burattini, si faccia una domanda e si dia una risposta!”
La domanda è: “In quale epoca della storia del fumetto avresti voluto lavorare?” E la risposta è: “In quella dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, quando gli autori avevano mille case editrici con cui pubblicare, e pubblicavano tantissimo, venivano letti tantissimo, e non avevano i detrattori su Internet a rompere le scatole per ogni virgola…”
Moreno, grazie mille della disponibilità e di questa bella chiacchierata. Possiamo chiudere con un piccolo scoop? Puoi rivelare ai lettori di uBC una notizia “zagoriana” in esclusiva, di cui non è ancora stata divulgata alcuna anteprima?
La notizia in anteprima riguarda il ritorno di Rakosi, di cui parlavamo in precedenza: Rauch spedirà Zagor in Europa per combattere il vampiro nel Vecchio Continente… ma poi non tornerà subito a casa. Un altro paio di avventure daranno vita a una nuova trasferta che da Londra si concluderà molto ma molto lontano da Darkwood.
Però! Grazie anche per questa succosa anteprima 🙂
Grazie a te per l’ospitalità in quel di Pisa e un saluto a tutti i collaboratori di uBC.