Zagor: quel piacere nel leggere

Alessandro Russo si conferma un autore che può dare tanto a Zagor

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Il “nuovo” Alessandro Russo, tornato in modo convincente la scorsa estate dopo un’assenza ventennale a scrivere le storie di Zagor, fa centro un’altra volta e si conferma un autore che può dare tanto allo Spirito con la Scure.

Oggi, sostengono gli esperti di editoria, i tempi sarebbero cambiati e i lettori chiederebbero ritmi e storie più agili e veloci, perché la loro fruizione è cambiata con i tempi, a causa dell’evoluzione della tecnologia e della narrazione seriale. Ma a me, che ho ormai decenni di letture alle spalle, tante volte mi capita di rimpiangere il modo con cui le storie venivano scritte quando ero un ragazzo (dai ritmi e dalle introduzioni lente all’uso narrativo delle didascalie, oggi sparite dalla circolazione), e sostengo spesso che uno dei difetti dei nuovi episodi sia proprio “come” vengono raccontati: un “brusio di fondo” nel mio cervello che durante la lettura delle novità zagoriane mi fa cogliere “in diretta” quelle che per me sono pecche delle sceneggiature moderne e mi impedisce spesso di dedicarmici con reale piacere.

Poi ci sono le eccezioni che mi insegnano qualcosa. O meglio, che mi ricordano (come fece il compianto Paolo Morales con Martin Mystère) che il “come” si fanno le cose si può declinare in tanti modi differenti.
La maschera del diavolo, che si può iscrivere al filone inaugurato da “Iron-Man” agli albori della serie, ha infatti ben poco dei ritmi e delle sceneggiature di una volta: è a tutti gli effetti una storia scritta con i canoni ed i gusti (presunti o reali, chissà) attuali. Ed è una storia di Zagor, indubitabilmente.
La sceneggiatura salta con sapienza dal presente al passato per introdurre elementi, preservare le sorprese, aggiungere ritmo ed aumentare la tensione. In una parola, per avvincere: qualsiasi “brusio di fondo” viene cancellato.
Introduce, fa crescere e infine precipitare nella polvere, con una mirabile chiusura del cerchio narrativo nelle tavole finali, un nuovo nemico che ha nei Joker cinematografici di Tim Burton e Christopher Nolan dei chiari riferimenti. Ma non si tratta di un nuovo cross-over “mascherato” con la DC Comics (e quello con Flash ho deliberatamente scelto di ignorarlo, come chi apprezza questo tipo di novità è stato libero di esaltarsi per esso), perché il nuovo nemico si cala con disinvoltura nel microcosmo di Darkwood ed ha una propria originalità, fatta addirittura di poteri degni di un supereroe (o, restando in ambito bonelliano, di un Dampyr). E il tutto non scivola nell’improbabile, ma si incastra alla perfezione nella storia e nelle caratteristiche di una serie che ha nel proprio DNA un’importante componente fantastica, e funziona.

“C’è un prezzo da pagare”

Trame del passato remoto e recente sono riprese in maniera convincente, i pellerossa si esprimono come ci si aspetterebbe secondo le loro peculiarità culturali, Cico occupa il ruolo importante che gli compete (grande pasticcione ma decisivo) e nel momento clou lo Spirito con la Scure fa una spettacolare entrata in scena da antologia (evocata dalla splendida copertina di Alessandro Piccinelli) ed è indomito come sempre.

Anche i fratelli Esposito, ai pennelli, valorizzano una sceneggiatura moderna e su misura per il loro tratto espressivo, dinamico e spettacolare, che aumenta il senso di coinvolgimento suscitato dal racconto e dalle grandi difficoltà vissute e affrontate da Zagor.

Leggere storie scritte (e disegnate) così bene è un piacere.

Zagor + n.8, “La maschera del diavolo”
di Alessandro Russo e Esposito Bros,
16x21cm, 192 pagine, b/n, 7,90€
Sergio Bonelli editore, febbraio 2023

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