Io, Moreno & Zagor

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Alla fine della prima parte della mia chiacchierata con Moreno Burattini, sabato scorso, lo invitavo a proseguire con altre domande… Ma se quella prima parte era dedicata soprattutto alle anticipazioni sul 2022 di Zagor, in questa seconda parte lo Spirito della Scure non sarà sempre al centro della ribalta – pur continuando, naturalmente, a occuparci di lui – ed è per questo motivo che il titolo e la copertina di questo articolo sono leggermente diversi.

Moreno, innanzitutto bentornato e grazie ancora per la tua consueta disponibilità.

Figurati, grazie a te per l’ospitalità!

Volevo riallacciarmi alla nostra chiacchierata della settimana scorsa tornando sull’argomento “ritorno dei nemici (presunti) morti”. Ci conosciamo da più di vent’anni e sai quanto io sia un nolittiano di ferro (come te, d’altronde), ma non posso fare a meno di pensare che, in alcune occasioni, Bonelli/Nolitta non si affannava granché – meglio: non si affannava affatto – a rendere un po’ più credibili certe riapparizioni, a iniziare da Hellingen che, nel n° 41, sopravvive a un arpione che gli trafigge il petto… Se un autore odierno avesse dato una soluzione “semplicistica” come quella che possiamo leggere nel n° 108 (“tu e i tuoi amici siete stati troppo precipitosi nel darmi per spacciato”), verrebbe crocifisso in sala mensa come Fantozzi oppure vituperato sui social vita natural durante. Abbiamo perso il sense of wonder? Il fumetto dev’essere più realistico? Chi siamo? Dove andiamo? Un fiorino…

Se i commentatori da social di oggi passassero ai raggi X le storie di Nolitta come fanno con le mie e quelle degli altri autori, chissà cosa accadrebbe. Per fortuna gli autori degli anni Sessanta e Settanta potevano scrivere con più serenità realizzando avventure godibilissime. Dico sempre che mi sarebbe piaciuto essere nato vent’anni prima e aver potuto lavorare per il fumetto popolare, anche senza il nome pubblicato sugli albi, in anni in cui non c’erano i commenti in Rete. D’altra parte, è vero che i tempi cambiano e i lettori pure, per cui è improponibile scrivere oggi come si scriveva un tempo. Il pubblico è scafato, ha già visto tutto, non si lascia sorprendere facilmente, non è complice come una volta e non sospende l’incredulità, devi essere documentato oppure ogni affermazione verrà contestata, e così via. Non si tratta di aver perso il sense of wonder o di essere più realistici, per forza e tout court. È che bisogna combattere contro le miniserie TV, i videogiochi, i cinecomics: i lettori di fumetto sono anche fruitori di tanto altro e si deve reggere il confronto.

Al tempo stesso, quello dei “ritorni” è uno dei due argomenti (l’altro è il cosiddetto “spiegazionismo”) in cui, come si suol dire, il cane si morde la coda: molti lettori pensano che ci siano troppi ritorni e preferirebbero nuovi avversari, ma magari quando i nuovi avversari appaiono davvero li liquidano dicendo “Eh, ma quelli classici erano meglio…” Al contempo, molti pensano che ci siano troppe spiegazioni, ma se una volta non viene spiegato tutto per filo e per segno, ululano segnalando il buco di sceneggiatura… È una situazione francamente schizofrenica! Come può venirne fuori lo sceneggiatore?

Tengo da anni una rubrica sul blog Zagor e altro gestito da Marco Corbetta, dove rispondo periodicamente alle domande dei lettori. Sono già arrivato a 900 risposte fornite. Vorrei essere creduto sulla parola, ma chiunque può controllare: la maggior parte delle domande riguardava il ritorno di vecchi nemici di cui si chiedeva la ricomparsa sulle scene (non solo i grandi classici, ma anche avversari minori visti una volta e da me creduti dimenticati), finché Corbetta ha cominciato a filtrare questo tipo di richieste, dando la precedenza ad altri argomenti.

E ha fatto bene, ricordo ancora con raccapriccio la richiesta di recupero di Stiletto, il ladro di ladri…

Molti lettori chiedono di continuo il ritorno dei nemici che più li hanno colpiti: di contro, eccone altri infastiditi dal via vai dei villains riportati alla ribalta. Poi ci sono quelli che si dicono stufi dei vecchi avversari e ne chiedono di nuovi. Se ne proponi di nuovi, erano meglio quelli vecchi. Qualunque cosa facciamo, ci tirano le pietre (per parafrasare Antoine). Ovviamente ogni lettore crede di essere portatore della verità assoluta e non riesce a concepire che ci siano lettori di opinione del tutto diversa. Come se ne esce? Per quanto mi riguarda, assecondando l’istinto e il buon senso, scrivendo ciò che credo giusto, senza perdere tempo nel mare dei commenti in Rete. Non perché non sia legittimo commentare, ma perché se si dà retta a tutti si impazzisce.

L’inconciliabilità dei pareri su questi due argomenti (ritorni e spiegazionismo) – sommata alla pesantezza di quelli che, a ogni piè sospinto, esclamano “Eh, ma Nolitta…” – mi ha allontanato dai forum zagoriani, che mi sembrano sempre più arene da corrida invece che aree di confronto (non che nei forum di tennis che seguo la situazione sia migliore, eh… Purtroppo la polarizzazione estrema delle posizioni si è estesa a tutti i campi). È vero però che non mi perdo mai una nuova uscita dell’amico Baltorr – appunto, Marco Corbetta – e confermo quanto dicevi sulle domande dei lettori. A proposito, quali sono quelle che più ti sono rimaste impresse, perché più curiose o comunque interessanti?

Dopo 900 domande, ho difficoltà a raccapezzarmi. Però, sul mio blog Freddo cane in questa palude ho raccolto in tre post le risposte, diciamo così, “migliori”. L’ultimo di questi post è apparso in occasione dell’ottocentesima domanda, mentre quelli precedenti sono apparsi in occasione della seicentesima e della quattrocentesima domanda.

Chi ti conosce sa quanto tu abbia, diciamo così, il dente avvelenato contro i Youtuber. Perché, allora, seguirli sul loro stesso terreno con il tuo canale su YouTube (con video che io – confesso – NON guardo mai per non essere “condizionato” su eventuali interviste)?

Non ho il dente avvelenato contro i Youtuber, ma solo contro quelli senza arte né parte. Ci sono Youtuber assolutamente competenti, in grado di realizzare video con effetti speciali e montaggi stupefacenti, interessanti e documentati. Sono stato ospite più volte di alcuni Youtuber sui loro canali e mi sono trovato benissimo. Però, è vero che ci sono video con tipi che fanno le scoregge con le ascelle e vengono cliccati da milioni di persone. Per carità, va tutto bene, persino passare le ore a vedere cose del genere invece di leggere i fumetti.  Poi ci sono quelli (aumentano sempre di più) che i fumetti li commentano ma si capisce che non hanno gli strumenti critici, non ne conoscono la storia, non hanno letto abbastanza. Vogliono parlarne comunque, e sono d’accordo: viva la libertà di espressione. Mi stupisco solo del loro séguito. Si tratta appunto di selezionare.

OK, ma non hai ancora risposto alla mia domanda: perché diventare a tua volta Youtuber?

Lo sono diventato (con un mio canale) per legittima difesa. Un amico mi segnalò un video in cui un commentatore che recensiva uno Zagor diceva tali e tante castronerie da far cadere le braccia: vidi che aveva oltre mille “like”. Al che ho pensato che forse avrei dovuto offrire agli interessati anche un’altra campana. Purtroppo non sono padrone del mezzo per motivi anagrafici, ma ho frequentato un corso online per imparare le basi. A mille “like” ci sono arrivato anch’io. Faccio quel che posso, consapevole che con i video si raggiungono più persone che con gli articoli sui blog. Però, se devo essere sincero, io preferisco leggere testi scritti. Del resto sono cresciuto leggendo saggi sul fumetto di gente come Gianni Brunoro o Giulio Cesare Cuccolini.

Vedo tra l’altro che il tuo 25° video si intitola “Romantico e inaspettato”, e dai commenti immagino riguardi Jenny, di cui abbiamo parlato abbondantemente sabato scorso… Ora che la nostra chiacchierata è online ci darò un’occhiata, non corro più il rischio di essere condizionato 🙂
Ma adesso torniamo per un attimo al passato. Mi ritengo uno zagoriano fortunato, perché ho iniziato a leggerlo con continuità alla fine della prima elementare… cioè proprio quando iniziava la famosa “Golden Age” con Angoscia. E tu quando sei stato folgorato sulla via di Darkwood? Hai un ricordo preciso legato a un numero in particolare? Ricordo un tuo aneddoto sull’avventura del Re delle Aquile…

Ho raccontato con dovizia di particolari la mia “iniziazione” zagoriana in un libro intitolato Io e Zagor (Cut-Up Publishing), dove narro anche l’aneddoto a cui ti riferisci. Frequentavo le elementari – sarò stato in quarta o in quinta – e a quei tempi tutti i miei compagni di classe leggevano fumetti (chi Topolino, chi Zagor, chi il Comandante Mark…) e capitava che ce li scambiassimo, o che ce li giocassimo a carte. La mia paghetta, del resto, non mi permetteva di fare grandi acquisti in edicola. A me piaceva molto Zagor, ma lo leggevo appunto quando capitava, alternandolo con tutto il resto. In una di queste letture occasionali mi capitò fra le mani Il Re delle Aquile. Che avventura fantastica! Peccato che non finisse: nell’ultima pagina si vedeva Zagor legato a una roccia mentre le aquile calavano su di lui per divorarlo!

Lo ricordo benissimo anch’io e, per anni, l’ho considerato un cliffhanger fantastico… salvo scoprire che, a quel tempo, la collana mensile di Zagor stava ancora ristampando le strisce originali e, quindi, quel finale di albo così “in sospeso”, che tanto ci aveva affascinato, era dovuto a una gigantesca coincidenza e non alle intenzioni dell’autore. Scusa per l’interruzione!

Il séguito era rimandato al numero successivo: Lo spettro. Già, ma come potevo procurarmi quell’albo? Non c’era fra i fumetti che circolavano, e ci restai molto male. Passarono dei mesi ed ecco che, facendo visita a un amico, lui ci tenne a mostrarmi un armadietto in cui custodiva la sua collezione. Collezione? Io non ne avevo una, quel che leggevo lo scambiavo per avere altro da leggere. Mi accorsi subito che in quell’armadietto c’era Lo spettro. Lo presi e vidi come aveva potuto salvarsi Zagor! Da quel momento decisi che avrei collezionato anch’io gli albi dello Spirito con la Scure, avrei cercato gli arretrati e mi sarei ingegnato per acquistare ogni mese il nuovo numero. Mi pare che il primo acquisto sia stato La maschera bianca.

Zagor ha appena compiuto sessant’anni… e non è un mistero che quest’anno toccherà a te. Cosa ti riserva il 2022? E non metterti a fare versacci!

Versacci è appunto il titolo del mio nuovo libro, in uscita nel mese di aprile (sempre edito da Cut-Up Publishing). È una raccolta di 365 epigrammi, brevissimi componimenti in rima per lo più umoristici, ironici o satirici ma a volte anche amari, romantici, nostalgici. Ho pubblicato un epigramma al giorno su Twitter per un anno di séguito tra maggio 2020 e maggio 2021 (una sorta di sfida con me stesso) ed eccone la raccolta.

E per quanto riguarda invece i fumetti e le altre tue molteplici attività?

Il 2022 mi vedrà (almeno credo) esordire sulla serie regolare di Tex. Conto di proseguire le due serie umoristiche a striscia che porto avanti con James Hogg (Stelle a strisce su Crucintarsi & Co. e La Bibbia secondo Burattini & Hogg sul Vernacoliere). In realtà, spero di rallentare le mie molteplici attività, perché comincio a essere un po’ stanchino (per citare Forrest Gump). All’idea che a settembre compirò sessant’anni non riesco ad abituarmi. Alla mia età mio padre era già in pensione da un pezzo, io chissà quando ci andrò e se mi ci faranno andare.

A proposito di “pensione”: è vero, come hai detto a volte (non si sa quanto scherzando e quanto parlando sul serio) che ti presenti alle riunioni di Zagor in redazione sempre da dimissionario?

È verissimo. Sono il curatore della testata dal 2007. Sarebbe ora di cambiare. Se c’è qualcuno più giovane, che interpreti meglio di me i gusti del pubblico, che sappia comunicare via social, che abbia idee più fresche, ben venga! Per il momento, però, mi si chiede di restare al mio posto.

Burattini_intervista_01

Prima che la pandemia ci costringesse a modificare radicalmente le nostre abitudini, ero già d’accordo con i professori di mio figlio per un tuo intervento al suo liceo per parlare di fumetti e sceneggiature, come avevi fatto già nel 2017 quando frequentava le scuole medie. In questi ultimi due anni hai continuato, magari a distanza, queste iniziative con le scolaresche?

Ho fatto una lezione a distanza collegato con una scuola pugliese e i ragazzi mi sono sembrati partecipi e interessati: del resto, quando ai ragazzi spieghi i fumetti, rimangono sempre affascinati. Purtroppo si è trattato di un’unica occasione. Ho fatto però vari incontri online con gente che ha organizzato dei live e devo dire che, a dispetto del mio problematico rapporto con la tecnologia, sono andati molto bene.

Una curiosità personale: quali sensazioni hai provato ad andare tutti i giorni in ufficio durante il periodo di lockdown stretto, nella primavera del 2020?

Incredulità per la situazione, senso di straniamento nel ritrovarmi in ufficio con quattro o cinque colleghi mentre di solito siamo in quaranta, preoccupazione per quanto stava accadendo. Preoccupazione che mi attanaglia anche adesso. Sono stremato.

Per concludere questa chiacchierata con un po’ di leggerezza, mi piacerebbe che tu ci raccontassi qualche aneddoto sulla vita di redazione, qualche tic particolare di un tuo collega o comunque qualche episodio divertente legato al tuo lavoro…

Sulla vita di redazione ci sarebbero tanti aneddoti da riempire un libro, che magari un giorno scriverò. Mi rendo conto di come i ricordi più belli siano legati, per il sottoscritto, agli anni in cui c’erano Sergio Bonelli, Decio Canzio, Luigi Corteggi, Alfredo Castelli
Di Bonelli ricordo il timore che un po’ tutti avevamo di quando al mattino arrivava in ufficio con le fotocopie degli albi in uscita, lette durante la notte (lui leggeva davvero in anteprima tutto quello che pubblicavamo). Le fotocopie contenevano, oltre a segnalazioni di refusi scovati nonostante le tante letture fatte da noi redattori in precedenza, pittoreschi commenti a vignette da lui contestate. A volte si accorgeva di essere stato troppo severo, e quando toccava a me faceva in modo di farmi visita nella mia stanza con la scusa di cercare un libro o di passare per caso, e mi dava una pacca sulle spalle per rincuorarmi.
Comunque sia, ecco uno degli epigrammi che sarà contenuto in “Versacci”, in cui parlo di come io mi senta appunto un animale da redazione, diffidente verso lo smart working e amante del lavoro manuale sulla scrivania, pennarello in mano, a contatto con i colleghi.

L’aria della redazione

La sognavo da ragazzo
la mia bella scrivania
negli uffici di un palazzo
dove fanno editoria:
se in smart work son collegato
vengo spersonalizzato,
in ufficio voglio andare,
non c’è proprio paragone,
a me piace respirare
l’aria della redazione.

 

Grazie mille Moreno. Spero che potremo rivederci presto di persona, magari senza mascherine. Un caro saluto.

Un saluto a te e alla redazione di uBC!

Io, Zagor & Moreno (prima parte della chiacchierata)

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