Gea, biografia di un’eroina

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Gea – il fumetto, ancora più del personaggio – ha rappresentato una peculiare originalità nel panorama fumettistico non solo italiano ma anche, senza esagerare, internazionale.
Ideata nel 1994 dalla mente e la mano dell’autore milanese Luca Enoch, resta per i successivi 5 anni chiusa in un cassetto. Dopo questo lungo periodo di congelamento, l’idea d’origine ha seguìto un nuovo corso. Così la Gea rockettara che vive in un mondo di band giovanili alla ricerca del primo ingaggio discografico è maturata nella Gea Baluardo al servizio degli Arcangeli.
In questa forma vede finalmente la luce nel giugno del 1999, pubblicata dalla Sergio Bonelli Editore in albi semestrali.

Con questo articolo vogliamo ripercorrerne la storia, il suo impatto culturale e ricordare quelle che sono state le storie più interessanti dell’eroina che (non) salvò il mondo a cominciare dalla sua biografia (qui potete leggere l’articolo originale completo).
Per farlo andremo a recuperare i nostri storici articoli che riporteremo parzialmente ma che linkeremo accuratamente per permettere, per ogni argomento, un possibile ed adeguato approfondimento.

Chi è Gea?

Questa domanda ha almeno due risposte. La prima è che Gea è un Baluardo. I Baluardi sono guardiani incaricati dagli Arcangeli di vegliare le impalpabili frontiere fra i diversi piani d’esistenza (altre dimensioni). Il loro dovere è di impedire l’ingresso dei “migranti” extradimensionali nel nostro mondo. Per eseguire il loro compito, sono legittimati anche a sopprimere le entità intrusive.
Vi è poi la seconda risposta: Gea è un’adolescente qualunque. Ha quattordici anni, vive sola in un loft, frequenta la scuola e pratica il kendo e la scherma come attività sportive. Come molti ragazzi e ragazze della sua età frequenta i concerti, suona il basso in una band e fantastica sulla sua prima esperienza sessuale non ancora vissuta. Queste due personalità (Baluardo/adolescente) coesistono senza escludersi. La grande responsabilità che pesa sulle spalle di Gea non limita la vita spensierata dell’adolescente. L’adolescenza non è un tallone d’Achille per il Baluardo, non compromettendo quindi la sua capacità di giudizio e freddezza nell’esecuzione delle sue mansioni.
È orfana, ma non ricorda in che modo ha perduto i genitori. Non tanto lo shock, ma un preciso sigillo imposto dai Superni sulla sua mente, le impedisce di ricordare. Questo perché la conoscenza ultima è un frutto che va gustato a piccoli bocconi. Con lo studio assiduo, la meditazione e l’esperienza Gea percorrerà il suo sentiero di crescita personale che le consentirà di riscoprire le nozioni ancora latenti in lei e che le derivano dalla sua ascendenza matrilineare.

Nel 2018 la Bonelli,  nella serie di avventure dei propri eroi classici in prosa sotto l’etichetta I Romanzi, rispolvera il personaggio di Gea con Lucia Vaccarino che racconta le peripezie giovanili della giovane Gea prima della sua avventura da Baluardo.
Della dinamica editoriale e dell’opera in sé ne parla approfonditamente Massimo Cappelli nel suo “Il ritorno del Baluardo: il romanzo di Gea

Prima di Gea, c’era Sprayliz

Enoch aveva già ottenuto una certa notorietà ideando la figura della teenager graffitara Sprayliz. Pubblicata per la prima volta sul n.14 de L’Intrepido del 6 ottobre 1992, il personaggio aveva quindi avuto l’onore di una testata tutta sua edita, per 11 numeri, dalla casa editrice Star Comics. Sprayliz si era presentata come una eccezione nel panorama fumettistico italiano. Il fumetto aveva trattato temi impegnati e importanti, a volte scabrosi, affrontando problematiche che andavano dall’omosessualità alla pornografia, dal razzismo alla droga. Temi sicuramente non originali in assoluto nel panorama fumettistico italiano, ma che per la prima volta venivano tradotti, sino a diventare tema dominante, in un fumetto popolare e seriale.
I moduli grafici e narrativi erano piacevoli e accattivanti. Enoch era in possesso di un tratto gradevole ma nello stesso tempo dinamico e le storie erano divertenti. Per quanto gli argomenti trattati fossero particolarmente seri, le storie di solito scorrevano con ritmo veloce. Questo nonostante l’abitudine dell’autore di indugiare, qualche volta di troppo, in verbosità saggistico-descrittive del tutto fuori luogo in un fumetto.
Nessun saggio o testo letterario aveva parlato o rappresentato quei giovani in maniera così brillante come lo aveva fatto Luca Enoch.

Potete approfondire il personaggio di Sprayliz con l’articolo, parzialmente riportato qui sopra, di O. Tamburis e A. Tripodi “Gea, la ragazza che non salvò il mondo”.

Le Storie
La prima parte: la ragazza, la musica, il mondo

Possiamo dividere in due archi narrativi l’intero ciclo di Gea.
Dal primo episodio, Il Baluardo, fino al n.12, Il Libro dei segreti svelati, pur presentando un personaggio sostanzialmente diverso da Sprayliz, Enoch di fatto non rinuncia al consueto approccio impegnato. Le tematiche sono complesse, raccontate con una maturità addirittura superiore rispetto a quella adottata nel precedente fumetto. Al lettore si richiede innanzitutto un’opera di riflessione su argomenti addirittura cosmologici, quali l’eterna lotta tra il bene e il male, ma anche su temi più concreti, seppur di portata universale*: ad esempio, la riflessione sulla menomazione e il conseguente confronto del disabile con la vita di tutti i giorni. Riflessione di cui è testimone Leo, il coprotagonista paraplegico delle prime avventure di Gea.
In questo arco narrativo Il corteo di Dioniso è una piccola perla, in cui Gea è alle prese con un gruppo di esseri cornuti e con zampe di capra, i Satiri, che hanno la periodica abitudine di rapire giovani donne per poter dare continuità alla loro specie. Come sempre, anche qui i riferimenti e le citazioni sono più che numerosi.
Seguono Storie di spettri, Madre violenza, La via del nero, L’orco, La crociata di Clive e soprattutto Dove scorre l’acqua in cui il mondo di Gea comincia a mutare e cominciano a delinearsi nuovi equilibri e ad emergere nuovi antagonisti.
Questo primo blocco si conclude con l’ottimo Angeli caduti dal cielo, L’intruso e, soprattutto, con l’efficace storia raccontata ne Il Baluardo impazzito. È un numero dunque questo che rimette in discussione tutto, innanzitutto l’effettiva militanza di Gea nella schiera del Bene e, in secondo luogo, dove stiano effettivamente il Bene e il Male.

Le Storie
La seconda parte: il baluardo, la lotta, la fine del mondo

Il punto di svolta della serie (o è più corretto dire miniserie?) sta nel n.12 Il Libro dei segreti svelati, dove Enoch inizia ad orchestrare l’escalation degli eventi attraverso il classico espediente narrativo dell’oggetto rituale dagli immensi poteri (il libro degli arcani) rinvenuto da un poveraccio qualsiasi. La brusca accelerazione sortisce l’effetto di un kick in the ass che però il lettore incassa con quell’euforia tipica della rissa da bar dopo l’ennesima birra. Si prosegue con La Rottura del sigillo in cui la battaglia finale contro Diva e l’Arconte si avvicina.
Con il n.13 La rottura del Sigillo e con l’inizio dell’invasione, i temi sociali lasciano il passo. Il ritmo dell’opera cambia. Il tono complessivo è molto più elevato di quanto lasci intravedere l’ironia, dietro alla quale l’autore si nasconde e dissimula. L’autore, sotto il divertimento e la sagacia, fa trapelare un profondo pessimismo in genere sulla natura dell’uomo e sui suoi comportamenti. Emergono qua e là quadri allucinanti delle stragi di cui l’umanità si è resa colpevole, dai genocidi del ventesimo secolo sino alle stragi compiute dai baluardi contro “Il Nemico”. Ed è così che nel n.14 Il crollo del Portale notiamo la quasi totale assenza di ironia, uno degli elementi che maggiormente avevano caratterizzato la testata e la sua protagonista. Il ritmo è così impetuoso e vorticoso da non lasciare quasi spazio ad intermezzi divertenti.
Se ad una prima analisi questa mancanza sembra un punto debole dell’albo, in realtà è segno di grande competenza: Enoch sa bene che nessuno ha voglia di scherzare a questo punto della storia. Aggiungere battute o gag in maniera forzata, solo perché “Gea è sempre stata così” sarebbe stata una mossa sbagliata e avrebbe danneggiato la storia. Senza contare che la stessa protagonista sembra stia uscendo decisamente “modificata” da questo evento epocale e siamo certi che la sua divertente immaturità subirà uno scossone nelle prossime avventure.
Verrà un’orda straniera, Inverno di guerra e Il Tempo della mano crudele anticipano l’epilogo. Il mondo è distrutto. Tutte le grandi città sono state annientate. Potentissimi impulsi magnetici bloccano qualsiasi intervento tecnologico umano. Gli Esarchi stanno covando uova che genereranno un nuovo spaventoso esercito e, a quel punto, anche i pochi sopravvissuti all’Apocalisse non avranno più scampo.
In questo scenario decisamente poco rassicurante si muovono, da qualche numero a questa parte, Gea e gli altri protagonisti della miniserie Bonelli, giunta ormai alla fase conclusiva. Già, perché manca solo un episodio prima della fine e lo si annusa, lo si avverte.

Tutto precipita verso la battaglia campale finale. Nell’ultimo albo della serie, La casa dei canti, gli Hasmallim, gli esseri di fuoco generati dagli Esarchi perché facciano terra bruciata della civiltà umana, si stanno avvicinando all’Albero-Vita, il gigantesco essere vegetale sotto il quale hanno trovato rifugio migliaia di profughi. Gea – con i suoi compagni – e Ahmad – con il suo esercito delle Teste Rosse – cercano di affrontare questa definitiva minaccia ognuno seguendo la propria via. È iniziato lo scontro finale!

Il finale aperto, le domande senza risposte

Sembra quasi che in questo fumetto, come accade nelle migliori avventure letterarie, Enoch abbia messo tutto sé stesso e lo usi come strumento per risolvere le domande cui lo stesso autore non sa – e forse non osa – dare risposta. Nelle avventure di Gea sono percorsi sentieri in cui si dispiegano temi vicini alla nostra sensibilità. Spesso i temi sono correlati in materia dualistica (intolleranza ed invasione, normalità e diversità) alla contrapposizione dicotomica, però non viene mai data una soluzione univoca e incontrovertibile. Molto spesso le tesi si sovrappongono e si confondono per lasciare sul campo un numero di domande più numeroso di quello che era stato proposto all’inizio. Ma Enoch apre baratri in cui presenta domande di altro e più alto tenore, e cioè sul motivo e sul significato del male sulla Terra.
Come hanno bene argomentato Oscar Tamburis e Antonio Tripodi, il tono delle domande è altissimo e le risposte non possono e non devono essere date.
Questo spiega anche il finale, definito “aperto”, di tutta la serie. Sicuramente è molto realistico in una saga cosmogonica, in cui non viene data alcuna risposta definitiva, in cui il livello delle domande ha lasciato nel lettore un’unica certezza, e cioè quella dell’impossibilità dell’uomo di rispondere con certezze. Ecco, in una saga di questo tipo solo un finale di vaghezza poteva avere un senso.

*Per approfondire le tematiche di cui sopra vi lasciamo in calce i link ad alcuni, interessanti, articoli. Buona lettura.

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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