È appena uscito, in libreria e fumetteria, il quarto volume della serie Zagor contro Hellingen, intitolato Ai confini della realtà, che ristampa la famosa storia apparsa nei numeri 275-280 della serie mensile, scritta da Tiziano Sclavi e disegnata dal Maestro Gallieno Ferri. Approfittiamo di questa occasione per recuperare dal database del nostro sito storico l’interessante scheda di Daniele Alfonso con l’analisi di questa avventura così particolare e indimenticabile.
Trama
Tormentato da raccapriccianti visioni, Zagor teme di essere vittima di Ah-eh-nai, la follia, ma deve lasciare da parte i suoi problemi quando viene chiamato dal suo vecchio amico Perry, che gli chiede di raggiungerlo a Fort Pitt. Sulla strada, Zagor passa per il monte Naatani, dove Akoto tenta di guarire la sua mente. In realtà, dietro le visioni di Zagor si cela la mano del suo antico nemico, Hellingen…
Perché è da ricordare
Tra tutte le avventure dello Spirito con la Scure, Incubi è forse quella che più ha fatto discutere. Basti citare il nome dello sceneggiatore: Tiziano Sclavi. Ex curatore della testata dell’eroe di Darkwood e già autore di alcune storie zagoriane più o meno riuscite, Sclavi nel 1988 è ormai un astro di prima grandezza nel panorama fumettistico nazionale, grazie al travolgente (e meritatissimo) successo ottenuto col suo Dylan Dog.
La sua tanto decantata genialità è sufficiente a far sì che gli venga lasciata carta bianca, permettendogli di scrivere una storia come questa, così estranea ai convenzionali canoni zagoriani, con la certezza che “comunque vada, sarà un successo”.
Il titolo della storia, “Incubi”, è tutto un programma: Sclavi proietta Darkwood in un universo narrativo simile a quello che è tipico dell’Indagatore dell’Incubo, dove il reale convive con l’impossibile senza che si riesca a capire dove finisca uno e dove cominci l’altro. Allontanandosi dalla rassicurante nolittianità della serie, l’autore ci offre un inedito Zagor, dapprima preda di Ah-eh-nai, poi impotente avversario di un Hellingen imbattibile, infine sconfitto nella sua missione di pacificatore. Lo Zagor che qui vediamo in azione è un eroe sempre valoroso, ma preda di avvenimenti molto più grandi di lui, e che non ha la minima possibilità di controllare, tanto che alla fine è necessario un deus ex machina (nel vero senso della parola) per riportare le cose al loro posto. Hellingen, che ormai aveva raggiunto l’apice della sua carriera di mad doctor, viene trasformato in una vera personificazione del Male e dotato di nuovi e terrificanti poteri, lasciandosi alle spalle tutti i cliché narrativi usati da Bonelli/Nolitta nelle precedenti avventure che lo vedevano scontrarsi con Zagor. Perfino il buon Cico abbandona il suo umorismo paperinesco a favore di una comicità basata su quei surreali giochi di parole che caratterizzano Groucho, la spalla di Dylan.
Nonostante Incubi rimanga un caso isolato nella produzione zagoriana, il segno lasciato nell’universo dello Spirito con la Scure è indelebile, anzitutto perché Hellingen è definitivamente dichiarato morto. Operando un’evidente forzatura su quanto preventivato da Nolitta nella precedente Terrore dal sesto pianeta, Sclavi fa sì che la cabina di teletrasporto akkroniana che avrebbe dovuto portare in salvo lo scienziato divenga, invece, lo strumento della sua morte. Da questo momento, per il principale nemico di Zagor niente potrà più essere come prima. In più viene introdotto, e in modo decisivo, il personaggio di Manito, che pure compariva in Terrore dal sesto pianeta, ma solo come evanescente presenza priva di una sua personalità, se non quasi un’allucinazione; stavolta, invece, Manito è un personaggio fondamentale e il suo ruolo nella storia è determinante. Ormai non ci può più essere alcun dubbio: Manito esiste realmente.
Infine, è doveroso citare quello che è l’aspetto più spinoso dell’intera faccenda. Per la prima volta, si mette realmente in discussione la legittimità dell’operato di Zagor, che si è autodichiarato difensore del popolo rosso, ingannando le anime semplici dei pellerossa proponendosi come immortale inviato di Manito (anche se, inutile dirlo, a fin di bene). Per la prima volta si guarda in faccia la triste realtà, facendo notare che la missione di pacificazione di Zagor è destinata al fallimento, poiché un giorno i pellerossa saranno sterminati dai bianchi. Per la prima volta si costringe Zagor a scegliere da che parte stare, lui che – pur avendo la pelle bianca – si è sempre mantenuto equidistante dal mondo degli uomini bianchi e da quello degli uomini rossi, perseguendo un superiore ideale di giustizia (per approfondimenti su questo aspetto, vedere l’articolo Zagor: l’eroe e il super-eroe).
Tirando le somme, non si può negare che Sclavi abbia scritto un capolavoro, sia per il soggetto sorprendente e rivoluzionario, sia per la sceneggiatura con cui riesce a coinvolgere il lettore e insieme a raggiungere vette di lirismo eccezionali. Tuttavia, riteniamo che l’autore, pur essendosi sempre dichiarato “uno zagoriano”, abbia un po’ tradito gli aficionados dello Spirito con la Scure, discostandosi eccessivamente dal modello classico della serie e modificando in modo irreparabile un personaggio fondamentale come Hellingen.
Scheda tecnica
Pubblicazione originale
Zagor 275, Incubi, giugno 1988: pagine 56-98
Zagor 276, Il demone della follia, luglio 1988: pagine 3-98
Zagor 277, Titan risorge!, agosto 1988: pagine 3-98
Zagor 278, Il ritorno di Hellingen, settembre 1988: pagine 3-98
Zagor 279, Ai confini della realtà, ottobre 1988: pagine 3-98
Zagor 280, La fine del mondo, novembre 1988: pagine 3-98
Autori
Testi (soggetto e sceneggiatura): Tiziano Sclavi
Disegni (matite e chine): Gallieno Ferri
Copertine: Gallieno Ferri
Valutazione di uBC
Soggetto: 7/7
Sceneggiatura: 7/7
Disegni: 6/7
Valutazione complessiva: 94%
Note e citazioni
- Con le sue 513 tavole, è la più lunga storia zagoriana mai pubblicata. Verrà superata dal ritorno di Supermike del 2024 firmato da Burattini & Verni.
- È l’ultima storia scritta da Tiziano Sclavi per la serie regolare di Zagor. L’autore tornerà in quel di Darkwood con l’albo fuori serie Horror Cico nel 1990.
- La sceneggiatura di Sclavi ha “costretto” Gallieno Ferri a realizzare tavole dall’impostazione inconsueta, cfr. ad esempio N.277 p.97 e N.278 p.59. Il disegnatore ligure era abituato a disegnare le tavole zagoriane striscia per striscia, come faceva nei lontani anni ’60.
- Il lavoro svolto da Ferri è eccezionale, soprattutto considerando il tour de force a cui si è sottoposto il creatore grafico di Zagor per disegnare questa storia fiume, e sono numerose le tavole di impatto straordinario. Tuttavia, anche se spiace dirlo, i disegni sono lontani dalla perfezione, e qua e là mostrano alcuni errori di prospettiva e di proporzioni.
- Vengono recuperati quasi tutti i personaggi principali delle precedenti avventure hellingeniane, ad eccezione di Fishleg. Teseka proviene da Sulle orme di Titan (N.11/12), mentre Perry, La Plume, Tonka, Makuaty e Akoto affiancavano Zagor in Terrore dal sesto pianeta.
- Akoto è ormai diventato un uomo, e Teseka ha i capelli bianchi. Devono essere passati almeno dieci anni da Terrore dal sesto pianeta e molto più tempo da Sulle orme di Titan.
- N.276, p.7: Zagor esclama “Diosanto!”, proprio come fa abitualmente Dylan Dog.
- Zagor muore per ben due volte: la prima volta si suicida sulla tomba di Hellingen, la seconda viene ucciso da Shalak. Sclavi aveva già fatto morire Zagor nella storia Il Signore Nero (N.194/196).
- Le parole usate da Akoto per invocare Manito (N.280, p.64 e seguenti) sono quasi le stesse usate da Keokuk (N.182 pp.41-42) con qualche piccola (e strana) differenza.
- Hellingen ritornerà in Ombre su Darkwood (N.376/379).
- Poiché quasi tutta la storia si svolge in universi paralleli al nostro, è inutile cercare incongruenze in realtà alternative e “impossibili”.
Frase
- “Maledetto! Siate tutti maledetti! Che colpe avevano queste donne e questi bambini? Che senso può avere tutto questo!? Io vendicherò i miei fratelli! D’ora in avanti NON SONO PIU’ UN BIANCO!”
Zagor, N.280, p.34