Chi frequenta l’ambiente del fumetto indipendente, soprattutto quello online, avrà certamente sentito nominare il collettivo Mammaiuto. Si tratta di una delle realtà più durature e certamente tra le più interessanti del panorama italiano, vuoi per la qualità mediamente elevata delle loro proposte, vuoi per l’adozione di un sistema produttivo e distributivo valido ma lontano dagli approcci più classici per il settore.
Mi sono imbattuto per caso ne Il Paese dei Tre Santi ma ammetto di essermi appassionato fin dalla prima lettura. Gli eventi si svolgono tutti in una non meglio identificata località del sud Italia coprendo un arco temporale di tre giorni, quelli in cui ricorrono i festeggiamenti per i tre Santi protettori del paese. Lo strato sociale rappresentato va dal proletariato alla bassa borghesia. Lo Stato è assente come del resto le istituzioni, perfino quelle criminali (pur nella loro organizzazione, quelle presenti sono poco più che bande, non ci troviamo mai di fronte ad un parastato illegale come potrebbe essere quello mafioso). Si sopravvive di espedienti in un luogo dove sembra essere in vigore solo la legge della giungla. All’interno di questo panorama si intrecciano, si sfiorano, si congiungono diverse storie: il venditore ambulante che prova ad opporsi al pizzo, gli innamorati osteggiati dalla famiglia che sognano una vita migliore, il talento dissipato e schiavo della droga, uomini e donne in lotta con la vita nel tentativo disperato di non crollare, ognuno a suo modo, ognuno con le proprie ragioni. L’incontro di boxe del campione locale diventa allora, più che motore degli eventi, allegoria degli stessi.
Le parole migliori per descrivere questo romanzo si trovano tutte nella felice citazione presente in seconda di copertina:
“Quello che mi piaceva di quell’ambiente,
per quanto violento e brutale potesse essere,
era che non c’era posto per bugie e menzogne,
sceneggiate e buffonate: era assolutamente vero
e involontariamente profondo.
La verità, voglio dire, aveva un aspetto naturale,
spontaneo, e non coltivato, fatto apposta:
la gente era veramente umana.”
Nicolai Lilin
La storia si chiude al termine dei tre giorni di festa senza che nessuno degli eventi narrati sia giunto ad effettivo compimento. Il fumetto riesce a trasmettere l’incedere della sopravvivenza umana. Gli autori scelgono di mostrare tre giorni della vita dei protagonisti, sapendo bene che al termine del racconto Nicandro dovrà rispondere dell’omicidio di Michele, Marciano dovrà ancora affrontare i suoi aguzzini, Ciro dovrà affrontare il suo fallimento.
La lotta dei protagonisti non si esaurisce nelle 190 pagine del volume ed è questa consapevolezza a conferire concretezza reale ai protagonisti e alle loro storie.
La sceneggiatura non presenta particolari picchi creativi rimanendo molto lineare, asciutta, al servizio della storia. Si avverte un’attenzione costante verso la narrazione: Nardella sceglie di non ricorrere ad alcun preziosismo sviluppando la storia nella maniera più leggibile possibile, lavorando molto sulla componente verbale, riducendola all’essenziale ed eliminando del tutto le didascalie.
Anche la griglia scelta rispecchia questo atteggiamento parco. Ogni tavola rispetta una modularità verticale composta da righe della medesima altezza. Questa geometria costante funziona perché non distrae, perché è coerente con la linea narrativa adottata nel racconto. Le rare concessioni alla regola, fortunatamente limitate, finiscono per risultare del tutto gratuite ed evitabili.
Il lavoro grafico di Bizzarri merita un elogio. I disegni sono letteralmente splendidi, riescono fin dalle prime tavole a centrare i due obiettivi fondamentali per un fumetto: sposarsi con la storia narrata e affascinare il lettore.
Il tratto ruvido del disegno si amalgama alla perfezione con quanto narrato.
Ogni vignetta è caratterizzata da un volontario deficit dinamico che, qui assolutamente pregio, consente una lettura meno frenetica e trasmette quella lentezza, quell’indolenza tipicamente meridionale.
La fascinazione più forte si raggiunge nelle tavole a tutta pagina, ove il tempo viene completamente annullato, la sequenzialità stessa del fumetto viene meno: la pagina basta a sé stessa. Il giallo caldo del sole domina il panorama, il paese, le case, i suoi abitanti, tutto viene letteralmente schiacciato da questa forza naturale in grado di dare la cifra della fragilità umana.
Un silenzio profondo e comunicativo allo stesso tempo domina molte delle pagine di questo romanzo, una sintesi mirabile che si raggiunge solo quando, come in questo caso, sceneggiatura e disegni si fondono e si sorreggono a vicenda in maniera esemplare.
Concludo questo articolo con una considerazione di carattere generale che solo marginalmente investe l’opera qui trattata.
Avevo scelto Il Paese dei Tre Santi, oltre che per la sua indiscutibile qualità, anche perché disponibile sia nella versione webcomic sia nella versione cartacea (reperita a Lucca 2016). Speravo che questa duplice esistenza mi avrebbe consentito di operare un confronto tra approccio digitale e approccio classico. Questa operazione mi è stata impossibile. Il paese dei tre Santi, anche se uscito in anteprima online, è un fumetto profondamente cartaceo. La logica con cui è scritto risponde esclusivamente al paradigma della carta stampata, ancorato profondamente alla forma libro. Non vuole questa essere una critica al lavoro della coppia di artisti di Mammaiuto, le cui scelte in questo senso sono comprensibili e non intaccano il valore complessivo di quanto espresso, ma non posso fare a meno di notare quanto il panorama italiano dei webcomics stenti a sperimentare, esplorare e adottare (a parte rari, coraggiosi, casi) soluzioni narrative più prettamente “digitali”.
L’unica considerazione possibile, in questo caso, rimane allora sulla qualità della trasposizione, la quale penalizza il formato cartaceo a causa soprattutto di un appiattimento dei colori, evidente in particolar modo sui grigi.
Il fumetto del duo Nardella/Bizzarri, in ultima analisi, rappresenta una viva dimostrazione di quanto il panorama dell’editoria indipendente italiana sia in grado di produrre lavori dall’alto contenuto qualitativo.