A volte i piccoli desideri, anche quelli che non ti cambiano la vita (però la addolciscono), si realizzano.
Uno può essere quello di vedere la conclusione di una serie a cui ti eri affezionato ma che si era interrotta sul più bello, una possibilità alla quale ormai non pensavi più.
Ne sa qualcosa chi ha vissuto la fase “eroica” delle prime edizioni italiane di alcuni storici manga che, negli anni ’90, fecero da apripista alla futura “invasione” del genere nel nostro paese. Mesi o anni a seguire una pubblicazione, fino all’improvviso e “traumatico” stop poiché la casa editrice aveva chiuso i battenti, lasciando a bocca asciutta i lettori nell’assoluta mancanza di notizie (quella volta non si trovavano le risposte con pochi gesti della mano su un telefono). Che ne sanno i giovani che scoprono oggi, nelle nuove e lussuose ristampe, storie meravigliose come quelle di “Nausicaä della Valle del Vento” o “Akira”, di quanto penarono i loro “colleghi” della precedente generazione per completarne la lettura?
Ancora più speciale è che il desiderio si realizzi se il fumetto in questione è un prodotto inedito che non ha avuto un successo di pubblico tale da consentire il completamento del progetto inizialmente immaginato.
“Davvero”, la serie romantica e realistica creata da Paola Barbato e da lei curata insieme a Matteo Bussola, rientra in questo caso, ed il rispetto che la coppia di autori ha avuto per i loro lettori è stato così grande che la vicenda merita di essere ricordata. Io lo farò con questo articolo, citando le parole stesse dell’autrice, tratte da vari momenti di questa lunga, inconsueta e travagliata avventura.
Tutto iniziò sul web
“Era novembre 2011 quando Martina è partita per la sua avventura. Nata di getto, sull’onda delle domande ‘Perché in Italia non esiste un fumetto romantico realistico? E perché una scrittrice di thriller non dovrebbe raccontare anche i sentimenti?’, ha attraversato il web e la carta, l’autoproduzione, due editori, momenti di sovraesposizione e un lungo periodo di silenzio. Ora la sua storia giunge a conclusione, sette anni dopo, per mano di venti autori che l’hanno voluta accompagnare fino all’ultimo passo.”
Con queste parole inizia l’editoriale di Paola Barbato che apre il numero 7, arrivato cinque anni dopo il precedente volume, che si interrompeva in un momento di particolare tensione narrativa di una storia in continuo divenire.
“Davvero” aveva esordito come webcomic nel novembre 2011, pubblicato ogni lunedì e giovedì in puntate da sei tavole illustrate da artisti alle prime esperienze (più alcune prestigiose “guest star”), poiché non aveva trovato il favore degli editori, nonostante l’autrice di richiamo (ai più distratti ricordo che la Barbato è da vent’anni tra le penne di punta di Dylan Dog, nonché un’affermata romanziera).
Così l’autrice presentava il progetto sul sito ufficiale.
“Da tempo ne parlavo con Mauro Marcheselli (all’epoca Direttore Editoriale della Sergio Bonelli Editore, n.d.r.), ci chiedevamo perché in Italia nessuno tentasse di scrivere una serie intimista, romantica, di formazione, uno shojomanga ma ambientato qui, nel bel paese con tutte le sue magagne. […] Per un anno avevo provato a proporre un progetto simile ad alcuni editori italiani e la risposta unanime era stata che quel genere, da noi ‘non va’, ‘non ha pubblico’. E io non capivo perché dovesse aver senso appassionarsi a vicende di ragazzi che vivono dall’altra parte del mondo, con abitudini diverse, scuole diverse, realtà lontana dalla nostra e non fosse invece possibile raccontare storie analoghe ambientate qui. Non li abbiamo i ragazzi, noi? Genitori, figli, amici, passioni, dolore, amore, rabbia? Mi sono ribellata a questa idea preconcetta, non si può decretare che una cosa non funziona se prima non si prova a farla. Così, per principio, mi sono detta: ‘Ci provo io’. Ho ideato le basi di ‘Davvero’ in una notte e il giorno dopo ho pubblicato un annuncio nel quale aprivo un ‘bando pubblico’ per disegnatori: non avevo soldi da offrire ma un po’ di visibilità sì.”
Fino al luglio 2012 sono pubblicate 70 puntate, che si fanno notare da un crescente pubblico di appassionati, creando dibattito per i temi tabù affrontati e il forte impatto emotivo della trama.
Il finale del webcomic è “aperto”, anche perché nel frattempo è arrivata la notizia della “promozione” in edicola, tramite la Star Comics.
Nel salutare i lettori del web, la Barbato scriveva…
“Eccoci qui. L’avventura è finita, anche se in realtà non finisce. Come ad ogni creatura reietta che si rispetti, per ogni tentacolo che si taglia ne nascono due. […] Non importa se ci seguirete o meno in edicola, per noi è importante che siate rimasti fino ad ora, che abbiate camminato accanto a noi lungo una strada che secondo molti non aveva nessuna ragione di esistere. ‘Davvero’ siete voi. Quindi grazie. E ci vediamo lunedì”.
L’arrivo in edicola, e la scomparsa
L’esordio in edicola avviene nel dicembre 2012: viene programmata una stagione di 12 episodi mensili (di cui la prima metà ripercorrono, con una nuova sceneggiatura e totalmente ridisegnati, i contenuti delle puntate apparse on line), con la possibilità di modificarne il finale nel caso dell’aggiunta di una seconda stagione.
La risposta del pubblico dell’edicola è tuttavia inferiore alle attese e, dopo tre numeri, qualcosa inizia a “cambiare”. Il quarto albo è pubblicato in forte ritardo e, quando esce, l’editore vi annuncia il passaggio alla periodicità bimestrale. In realtà quello sarebbe stato l’ultimo albo sotto la Star Comics, che di lì a poco comunica la conclusione della pubblicazione di “Davvero” in edicola.
I curatori della serie trovano un appoggio nelle Edizioni Arcadia, che pubblicano i numeri che erano già stati completati (il 5 e 6), ma nel più circoscritto circuito delle fumetterie, dove arrivano tra il settembre e l’ottobre 2013.
La limitata tiratura rende tuttavia antieconomica la realizzazione dei sei albi successivi, dei quali le sceneggiature erano ormai state scritte ed alcune tavole realizzate. Il progetto subisce pertanto una lunga interruzione, proprio quando è appena iniziata la parte totalmente “inedita” della storia di Martina e dei suoi amici.
Nell’ultimo editoriale del n.6, la Barbato non perdeva la sua grinta, ribadendo più volte di non essere pentita della sua “scommessa”.
“Tante persone ancora oggi mi chiedono chi me l’abbia fatto fare, cosa mi abbia spinto a lanciarmi in un progetto che non mi dava nessuna garanzia e che era un salto nel buio. Perché non mi sono tenute abbracciate strette le mie certezze invece di infilarmi in un simile nido di vespe? Me ne sono almeno pentita? No, né pentita né ossessionata dal fantasma di ciò che poteva essere e non è stato. Rifarei tutto, anche gli errori, forse soprattutto gli errori. […] E’ stato bello credere, è stato bellissimo condividere un’idea, un’aspirazione, un sogno con tante persone, sia quelle che lavorano con me che quelle che hanno letto ed amato il prodotto finito. È stato bello anche sbattere contro nuove certezze in merito al panorama fumettistico italiano, giusto e sensato capire cosa funziona e cosa no, con chi collaborare e con chi no, in quale modo lavorare e perché. Lo rifarei? Sì. Lo rifarò? Sì. Che si tratti di ‘Davvero’ o di altre idee in cui credo non c’è niente di più bello che arrendersi alle proprie passioni, prescindendo totalmente dai concetti di ‘successo’ o ‘fallimento’. Fare una cosa bella è sempre giusto.”
In un’anteprima che la Barbato aveva concesso a uBCfumetti, l’autrice era tornata sull’argomento.
“Non c’è nulla che, guardando indietro, potrei fare diversamente o meglio. Tutti gli albi sono stati sviluppati mettendoci il massimo impegno e prendendo decisioni ponderate su ogni aspetto. Non abbiamo avuto voce in capitolo sulle scelte della Star Comics, ci siamo trovati di fronte a un dato di fatto.”
L’autrice aveva inoltre aperto alla possibilità di realizzare un albo conclusivo.
“Stiamo valutando diverse ipotesi. Con tutto lo staff vorremmo comunque scrivere almeno un episodio di chiusura, per dare ai lettori un finale. Sul come, sul dove e sul quando ci sono diverse valutazioni da fare.”
La promessa è ribadita periodicamente sui canali social della serie e dell’autrice.
Passano i mesi, poi gli anni. Ogni tanto una nuova immagine testimonia che non ci si è dimenticati della parola data, poi torna il silenzio. E alla fine la promessa è mantenuta.
Il numero 7
Nell’ottobre 2018, grazie alla collaborazione di una ventina di disegnatori che hanno reso “sostenibile” la realizzazione di un albo in rimessa, il numero 7, sempre pubblicato dalle Edizioni Arcadia, è una realtà. I loro nomi campeggiano nella copertina di Andrea Meloni, nei post-it che hanno rappresentato uno degli elementi stilistici e comunicativi caratteristici della serie, sin dalla promozione delle puntate sul web.
La distribuzione inizia agli stand dell’ edizione di Lucca Comics&Games, per poi proseguire nei periodici cicli di incontri con il pubblico tenuti dai curatori Barbato-Bussola nel corso delle loro numerose attività professionali: come per i due numeri precedenti, il reperimento non è agevole come può essere recarsi all’edicola più vicina, ma non è neppure impossibile, attrezzandosi un minimo o contattando direttamente i curatori tramite i social.
Nel finale dell’editoriale del numero 7, la Barbato prende congedo dal suo pubblico con ringraziamenti che, per la travagliata vita di “Davvero” e per il modo in cui si è arrivati all’ultimo capitolo, non sono semplici parole di circostanza.
“È stato un bel viaggio, pur con tutte le difficoltà, e lo è stato grazie a un gruppo coeso di sconosciuti che in sette anni si è trasformato in famiglia. A loro, prima ancora che ai lettori, va il mio affetto e la mia gratitudine, perché un progetto passa, le persone restano, sia quelle in carne ed ossa che quelle definite da una linea d’inchiostro. Adesso non mi resta che allungare la mano verso di voi, lettori affezionati che avete camminato al nostro fianco, grazie per aver voluto bene a Martina, Selena, Rosco e Riccardo, per esservi spostati con noi da Brescia a Milano e poi Bologna, Firenze e Roma. Per aver voluto bene a loro, per aver tifato per noi anche quando tutto pareva remare contro. È stato bello e tutto questo ci mancherà.”
E a me non resta che ringraziare l’autrice ed il nutrito staff di “Davvero” per avere mantenuto la promessa di realizzare un finale compiuto, in un contesto editoriale in cui purtroppo spesso il rispetto del pubblico è concesso soltanto in presenza del successo commerciale. E di fronte a questa dimostrazione di affetto per i propri lettori, qualsiasi considerazione sul contenuto del numero finale passa in secondo piano. Che importanza può avere osservare che (inevitabilmente, dato che il progetto originale prevedeva altri sei numeri) alcune situazioni rimaste in sospeso sono state risolte in modo sbrigativo, quando anche in queste pagine si può ritrovare il marchio di fabbrica di “Davvero”, vale a dire quei ritagli di normalità che rendono ogni esistenza eccezionale?
Un plauso particolare meritano le pagine conclusive, che ci lasciano con un interrogativo sul futuro immediato di Martina assolutamente perfetto. Ogni lettore è chiamato a metterci del proprio, facendo un test sulla propria personalità, e potrà darsi la risposta che preferisce o a cui vorrà credere: cinica, romantica, autodistruttiva, sorprendente.
Come, in fondo, è la vita.
È davvero finita. Grazie Davvero.