Aprile 1967: quando alla Bonelli sbarcò il marketing…

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Il 26 settembre 2011 ci lasciava Sergio Bonelli. Lo ricordiamo con questa affettuosa (e fantasiosa) “ricostruzione” di una curiosa coincidenza.

La Short Review Anni ’70 che ho dedicato alla storia di Tex intitolata Il tesoro del tempio mi ha fatto tornare in mente un curioso episodio risalente a quel periodo. Dopo aver divorato l’avventura della bellissima e sfortunata Esmeralda e, soprattutto, dopo aver visto “riapparire” Mefisto (seppur soltanto nel memorabile trip suscitato dai funghi che il ranger aveva ingerito su invito del Morisco), la presentazione dell’albo successivo non poteva essere più invitante: la copertina mostrava l’arcinemico di Tex avvolto da una strana luminescenza e il titolo – Incubo! – era tutto un programma…
Era naturale immaginarsi che, una volta terminata la storia successiva a quella di Esmeralda, ne sarebbe iniziata una nuova e imperdibile con il ritorno di Mefisto. Inutile dire, quindi, che feci il giro di amici e compagni di classe, oltre a coinvolgere mio fratello nella ricerca del n° 78 della collana: ma stavolta i consueti scambi di fumetti non ebbero successo, in quanto nessuno possedeva l’albo in questione.

Passarono almeno un paio d’anni prima che io riuscissi a metterci le mani sopra. Iniziai a sfogliarne le pagine senza guardare il sommario in seconda di copertina ed ebbi una sgradita sorpresa: dopo la fine della storia iniziata nel n° 77 (una classica avventura con indiani sul piede di guerra e soldati che salvano i nostri eroi all’ultimo momento), ne iniziava una intitolata “Gli incappucciati”… ma di Mefisto nessuna traccia. Sfogliai le pagine successive sempre più perplesso ed ecco che, una volta completata anche questa seconda storia (con la sconfitta del tipico, losco affarista che spadroneggiava su un intero villaggio), iniziava finalmente quella che dava il titolo all’albo. Peccato che iniziasse a pagina 128… Tempo tre pagine – in cui Tex raccontava la storia di Esmeralda allo stregone navajo Nuvola Rossa – e l’albo terminava, come di consueto, a pagina 130.
Dire che mi sentii preso in giro è un gentile eufemismo. Mio fratello, molto più grande di me, fece spallucce e disse che il titolo era un azzeccato specchio per le allodole rivolto ai lettori, senza che questo contribuisse a lenire la mia delusione: difatti non mi dannai più di tanto per trovare il numero seguente, che riuscii a leggere solo molto tempo dopo (addirittura lessi prima il successivo ritorno di Mefisto e anche l’esordio di suo figlio Yama…).

Nel frattempo leggevo anche qualsiasi Zagor che mi capitasse a tiro: se mio fratello acquistava ogni mese in edicola gli albi della Golden Age, quelli iniziali della collana riuscivamo a procurarceli soltanto con molta fatica e spesso solo uno per volta, salvo casi particolari com’era successo per Il mostro della laguna.
Quando mi procurai il n° 22 intitolato L’avvoltoio, rimasi subito colpito dall’iconica copertina che mostrava un temibile avversario incappucciato, che incombeva minacciosamente sullo Spirito con la Scure legato ad un palo. Iniziai, anche in quel caso, a sfogliare avidamente le pagine dell’albo, ma dopo la fine della storia con il megalomane Krebs che si era costruito una piramide (!) e cercava di riportare alla vita monumenti e costumi dell’antico Egitto, seguìto dal brevissimo interludio dedicato al personaggio di Smiling Joe… iniziava – e si concludeva in poche pagine – un’altra storia intitolata “Il colle dei gufi”, mentre “L’avvoltoio” iniziava soltanto a pagina 126. Un destino simile, insomma, al ritorno di Mefisto, con solo due pagine in più…

All’epoca, naturalmente, non sapevo che entrambe le collane ristampavano in formato bonelliano le avventure pubblicate anni prima nell’originale formato a striscia e che, quindi, il titolo da dare alla ristampa mensile che appariva in edicola veniva scelto tra quelli “interni” all’albo, privilegiando in qualche caso quelli di maggiore effetto sul lettore e abbinandoli a copertine particolarmente intriganti: ma i casi dei due albi di cui ho parlato portavano indiscutibilmente il concetto di “specchio per le allodole” davvero all’estremo!

Soltanto quando mi sono documentato per scrivere la Short di cui parlavo all’inizio, però, ho messo a fuoco una curiosa coincidenza: mi sono infatti reso conto che il n° 78 di Tex era apparso in edicola ad aprile 1967, proprio lo STESSO MESE in cui era apparso anche il n° 22 di Zagor! A distanza di pochi giorni, quindi, per le due collane principali della Bonelli era stato utilizzato lo stesso espediente, con una copertina di grande effetto in cui i due eroi apparivano in difficoltà contro i loro avversari… per poi riservare a tali avversari pochissime pagine in fondo all’albo.
Possibile che fosse davvero soltanto una coincidenza? Beh, certo… Oppure no? Siccome alle coincidenze credo poco, mi sono divertito a ricostruire romanticamente ciò che poteva aver fatto Sergio Bonelli, di cui proprio ieri ricorreva il 13° anniversario della scomparsa. Me lo sono immaginato mentre, da vero e proprio factotum della casa editrice, si dedicava anche alla revisione degli albi che finivano in edicola, scegliendo personalmente i titoli (tra quelli degli albetti a striscia ristampati) che potevano attrarre di più il pubblico, con una vera e propria trovata di marketing ante litteram che, in quel mese di aprile 1967, toccava una vetta irripetibile con i due albi sopra descritti.
Sì, chiudo gli occhi e me lo vedo con la scrivania ingombra come al solito di libri, fumetti, riviste e tavole sparse, che si chiede “Uhm, che titolo metto a questo albo di Zagor? Il colle dei gufi? Naaah, troppo moscio, metto L’avvoltoio anche se la storia occupa solo poche pagine finali e chiedo a Gallieno di fare una bella copertina con Zagor in difficoltà… Ora vediamo un po’ cosa c’è per Tex, contiene una storia intera che inizia con il titolo Gli incappucciati ma alla fine dell’albo torna anche Mefisto… No, non ci sono dubbi, deve finirci lui in copertina, tra l’altro non c’è ancora mai stato, i lettori saranno entusiasti! Oddio, sono ancora meno pagine di quelle dell’Avvoltoio su Zagor… ma chi se ne frega, chiedo ad Aurelio di fare una bella copertina, sarà un successone!”

Naturalmente, questa mia ricostruzione non ha alcun riscontro oggettivo – per quanto io ne sappia – in interviste rese negli anni successivi o in qualche testimonianza apparsa nei sempre più numerosi saggi dedicati alla casa editrice: ma mi piace pensare che, in quell’aprile del 1967, il marketing fosse davvero sbarcato alla Bonelli, grazie a un indimenticabile editore che ci ha fatto sognare per così tanti anni.

Per completezza d’informazione, ho consultato anche l’altro albo bonelliano che ristampava albetti a striscia pubblicato in quel mese, Il Piccolo Ranger, per verificare se i titoli fossero stati scelti nella stessa ottica degli albi sopra descritti. Per questa collana apparve il numero 41, intitolato Il fantasma: il titolo proveniva dall’albetto la cui ristampa iniziava a pagina 89 (su 130) ed era sicuramente quello di maggior effetto tra i titoli ricavabili da quell’albo, ma certo non toccava le “vette di marketing” raggiunte da Tex e Zagor.

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