Tex contro Yama, il figlio di Mefisto

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Le collane più “vecchie” della Sergio Bonelli Editore – pubblicate originariamente nel formato a strisce – basavano molto del loro fascino sul “Continua” che spesso appariva nell’ultima pagina: un’indicazione che rimandava al numero successivo e lasciava aperta la strada ad avventure di ampio respiro, da assaporare mese dopo mese. Solo di quando in quando, le avventure più amate dai lettori venivano ristampate integralmente in volumi di gran formato, vere e proprie strenne dal prezzo spesso esorbitante rispetto a quello degli albi mensili.
Uno dei pregi di molti dei collaterali pubblicati negli ultimi vent’anni è stato ANCHE quello di offrire una riedizione di avventure complete di vari personaggi bonelliani (in primis, naturalmente, Tex) a un prezzo contenuto: proprio la formula da cui è nata questa rubrica, che propone di volta in volta un’UNICA storia completa o un UNICO arco narrativo compiuto. Quest’avventura di Tex è quindi soltanto la prima della mia personalissima lista di “evergreen bonelliani”.


Mefisto, creduto morto alla fine della sua precedente apparizione, è invece sepolto vivo nella cripta del castello del Baron Samedi: l’acerrimo nemico di Tex, poco prima di essere divorato dai topi, riesce però a rintracciare il figlio Blacky e a trasmettergli il suo odio per il ranger, oltre alle indicazioni per impadronirsi dei segreti della magia nera…
È l’inizio di una storia epica, in cui Blacky diventa Yama e viene affiancato dalla sacerdotessa Loa e dai seguaci del vudu: Tex e i suoi pards dovranno fronteggiare anche uno zombi prima di salvarsi dalla trappola articolata dal figlio di Mefisto, grazie alla protezione fornita dagli amuleti magici dello sciamano navajo Nuvola Rossa e ai consigli del saggio seminole Ho-Yan.

Dovrai far scendere il tuo spirito nei profondi abissi del tempo e proiettarti poi senza paura di là dei cieli neri […] Superate queste prove, avrai in pugno la verga del potere. Potrai sfrecciare attraverso il tempo e lo spazio e ottenere l’aiuto di tutti i figli dell’ombra, e il potere sui quattro elementi. Accetti la mia eredità, figlio? Io ti offro di regnare su questa terra, in cambio di un giuramento di vendetta.

(Mefisto)

Mefisto è sempre stato, indiscutibilmente, l’avversario principale di Tex: il suo primo ritorno, sviluppato addirittura su 23 albetti a striscia (i primi della XXI serie, denominata appunto Mefisto, datata 1958-1959), divenne presto un classico poi ristampato nel volumone Mondadori Tex contro Mefisto a fine anni Settanta. Altrettanto successo riscossero anche i successivi ritorni, con l’ultimo – in cui Mefisto si alleava al Baron Samedi e moriva nei sotterranei di un castello, bombardato dai soldati guidati da Tex – che chiudeva definitivamente le pubblicazioni texiane a striscia nel 1967.

Come sarebbe riuscito G.L. Bonelli (assecondato dai disegni di un Galep strepitoso) a recuperare ulteriormente questo personaggio in modo plausibile? La risposta sta nell’evergreen di cui parlerò oggi, intitolato appunto Il figlio di Mefisto, che si sviluppa in modo magistrale fin dalle primissime pagine: la sequenza in cui Mefisto, sepolto vivo e senza alcuna speranza di salvezza, viene divorato dai topi subito dopo aver trasmesso la fiaccola della vendetta al figlio Blacky è di un impatto sconvolgente e suscita ben più di un brivido.

Favoloso l’incipit, affascinante come di consueto la prosa bonelliana (roboante e al contempo credibile), eccellente lo sviluppo successivo della trama: il lettore sa che Blacky è diventato Yama, che ha fatto i suoi primi passi nell’universo della magia nera, che ha liberato la bella sacerdotessa vudu Loa (la quale ucciderà il capo seminole Yampas, alleato del ranger nell’avventura precedente nelle paludi della Florida) e che ha iniziato a preparare una trappola letale nei sotterranei del castello in rovina. Il lettore sa tutto questo… mentre i nostri eroi non sanno NIENTE: l’intero primo albo, infatti, gioca sull’assenza di Tex che – dopo il breve flashback introduttivo – apparirà per la prima volta soltanto a pagina 94. Una trovata narrativa geniale, naturalmente impossibile da applicare nell’epoca delle pubblicazioni a striscia ma perfettamente plausibile in queste storie ad ampio respiro che G.L. aveva iniziato a sfornare da pochi anni, inanellando da subito capolavori quali El Morisco, Il giuramento, Chinatown, Tra due bandiere, Sulle piste del Nord… Tex e i suoi pards penseranno di dover combattere, una volta di più, l’antico avversario scoprendo la verità soltanto alla fine del terzo albo, quando ormai sono in trappola – apparentemente, senza scampo – proprio nei sotterranei del castello.

Non parlerò ulteriormente della trama, per non rovinare la lettura a chi non conoscesse questo capolavoro del fumetto italiano: mi limiterò a ricordare che G.L. Bonelli sforna altre sequenze epocali – tra cui la discesa di Yama nel Regno di Pietra e la spaventosa scena in cui Loa crea uno zombi, sconfitto da Tex in modo assolutamente casuale – e che la magia bianca indiana (applicata da Nuvola Rossa e da Ho-Yan) sarà fondamentale per la salvezza dei nostri eroi. Certo, all’epoca il finale mi sembrò un pochino affrettato, proprio come già successo per le altre storie con Mefisto: pensandoci bene, però, la scelta di G.L. Bonelli era giustificata dalla necessità di concludere la storia lasciando la situazione “in sospeso”, in vista di ulteriori ritorni ed era quindi inevitabile che i due avversari non potessero venire a contatto per una resa dei conti definitiva. Nessuna delle apparizioni successive di Yama e/o Mefisto, tuttavia, riuscirà mai a toccare le vette di questa indimenticabile avventura.

La storia Il figlio di Mefisto è stata originariamente pubblicata negli albi da 125 a 128 della serie mensile (marzo-giugno 1970), naturalmente in bianco e nero. La versione che consiglio fa parte del collaterale intitolato Le grandi storie di Tex, pubblicato da Repubblica nel 2016, che ripropone alcune storie complete di Tex molto amate dai lettori all’interno di volumi cartonati a colori di lunghezza variabile. La storia è corredata da un redazionale introduttivo di Luca Raffaelli e dall’interessante articolo I mostri nascono in famiglia, in cui Luca Barbieri analizza alcune famose “mamme da incubo”, a partire da quella di Norman Bates in Psycho. Unica (piccola) pecca di questa versione: la copertina di Claudio Villa, che si riferisce a una – ahimè, scialba – riapparizione datata 1982, in cui Yama indossava una calotta (…) tramite cui chiedere aiuto al messaggero della notte Aryman, al grido di “Hari Hari Aryman” (…). Pochi mesi dopo l’uscita di The Blues Brothers al cinema, una formula simile mi faceva venire in mente Minnie the Moocher e non certo una nuova sfida epica di Tex contro il male…

Buona lettura!

 

IL FIGLIO DI MEFISTO
Testi: Gian Luigi Bonelli / Disegni: Aurelio Galleppini (Galep)
In: Le grandi storie di Tex (Repubblica)*
Numero 17, 22 aprile 2016
Editoriali di Luca Raffaelli e Luca Barbieri
Cartonato, colori, 388 pagine

*Questo collaterale contiene inoltre (nei volumi 7 e 8) le tre apparizioni precedenti di Mefisto, mentre le origini di questo irriducibile avversario di Tex sono reperibili nell’appendice del secondo volume della Serie Oro, un altro collaterale pubblicato da Repubblica.

 

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