Sono una di quelle persone che amano follemente le storie del maestro Vittorio Giardino. Detto così, d’impatto, potrebbe risultare quasi sdolcinata come premessa di questo articolo ma, badate bene, alle volte ci sta elogiare le persone – soprattutto quelle che ti hanno insegnato qualcosa. Soprattutto se capisci che la persona che hai davanti è un grande fumettista.
Scrivo questo pezzo per cercare di approfondire e delineare un aspetto di Giardino meno battuto ma non del tutto sconosciuto: mi interessa infatti capire il percorso e il linguaggio che lo hanno accompagnato nella stesura e nella realizzazione di personaggi Bonelli. Per farlo al meglio ho chiesto direttamente al maestro bolognese un suo riscontro sulla questione.
Prima di addentrarci nella scrittura, vi lascio per un approfondimento l’intervista che realizzammo tempo fa, uscita sul mio canale YouTube, Ritratto di un fumettista – dove si dialoga sul mondo del fumetto nelle sue più svariate forme ed espressioni.
Beninteso, questo articolo non è e non vuole essere un’intervista, ma un approfondimento dell’operato di Vittorio Giardino in relazione al mondo Bonelli e al suo rapporto con l’editore di via Buonarroti.
Il maestro bolognese ha una lunga e svariata produzione fumettistica, creatore di personaggi importanti come Sam Pezzo, Little Ego, Max Fridman, Jonas Fink.
Non mi soffermo su di essi, proprio perché il mio sguardo sarà rivolto soltanto al mondo Bonelli.
Sì, avete capito bene! Vittorio Giardino e i personaggi della Sergio Bonelli Editore.
Questa collaborazione ha una buona base, strutturata ormai nel tempo, consolidata soprattutto dall’esperienza di Giardino nel disegnare vari personaggi, non solo Bonelli (vedi Diabolik, Corto Maltese, Paperino) che, seppur come fugace visione, hanno avuto anche la sua versione. Sono stati omaggi, ricorrenze, semplice complicità con autori e/o editori. Ecco, la matita di Vittorio Giardino, alle volte, si è lasciata trasportare oltre quel foglio bianco dedicato alle sue espressioni visive, facendosi prendere dal bellissimo atto del “gioco”, dell’esploratore fanciullesco, di quel mondo che solo il fumetto riesce a darci attraverso l’ausilio di pochissimi strumenti.
Cerchiamo quindi di capire la fumettografia bonelliana (seppur breve) di Vittorio Giardino: prima di farlo, però, vi riporto il commento che lo stesso autore ha condiviso con me per la stesura di questo articolo.
<<Con Sergio Bonelli sono sempre andato d’accordo, anzi oso dire che eravamo amici, anche perché sapeva che non gli avrei mai chiesto di lavorare per lui. Non perché non mi convincessero i “suoi” fumetti, al contrario, ma perché avevo troppe storie mie in testa da raccontare.>>
Tex
1989
Il primo personaggio “bonelliano” interpretato da Giardino è il ranger Tex, che vede la prima apparizione nel volume La ballata di Tex, catalogo della “mostra itinerante di un protagonista del fumetto italiano” – al suo interno, tra l’altro, erano presenti altri disegnatori italiani.
La matita di Giardino per Tex è molto delicata, dal tratto semplice, pulito e senza voler rimarcare territori o enfatizzare l’aura del personaggio. Se si conosce l’operato di Giardino si riconoscerà anche il tratto del disegno, c’è la riconoscibilità dell’autore.
Tre vignette che esulano dal “sistema” di griglia bonelliano, dove Tex sembra andare verso una passeggiata a cavallo, a contemplare un paesaggio che mai può stancarsi di vedere.
Giardino, riferendosi a Sergio Bonelli continua e afferma: <<Avevo l’impressione che soffrisse per la scarsa considerazione dimostrata da alcuni autori “d’avanguardia” per la sua produzione; tentai più volte di rassicurarlo, dicendo che aveva a disposizione sceneggiatori tra i migliori, per non parlare dei disegnatori, ma mi guardava dubbioso>>.
Julia
2015
La criminologa di Garden City festeggia i suoi 200 numeri con una copertina variant e, come di consueto in casa Bonelli, i numeri celebrativi sono tutti a colori. Ebbene, questo numero – intitolato L’immagine perduta – è l’occasione per gustarci un’altra perla firmata Vittorio Giardino.
L’illustrazione “aperta” che disegna – sistemata poi per la copertina e la quarta di copertina – riprendono Julia di notte, in un angolo di strada, in preda ad un possibile killer che il maestro Giardino inserisce come una sorta di quinta nell’atto prima di un possibile colpo da sferrare alla protagonista.
Disegni e colori che donano grazia ad un personaggio molto amato nella filiera Bonelli.
Così delicato che, seppur con fattezze di Audrey Hepburn, il tratto di Giardino riesce a staccarsi dalla “diva-icona” hollywoodiana per reinterpretare con una sua identità il personaggio creato da Giancarlo Berardi.
Martin Mystère
2021
Il BVZM disegnato da Giardino compare nel volume Martin in Comicsland – I fumetti nei fumetti. tavola impostata “alla francese” per intenderci, di una raffinatezza molto peculiare, quasi con quel tocco retrò che conferisce un aspetto da fumetto d’altri tempi. E poi Java che parla, ha un suono magico, irreale nella sua paradossale visione fumettistica.
Giardino – nel suo libro Tratti in salvo – scrive di Alfredo Castelli: <<Conosco Alfredo da molti anni e credo sia una persona geniale. Pensando ai primi cent’anni del fumetto, gli venne l’idea curiosa di pensare come sarebbe stato Martin Mystère se fosse stato disegnato fin dall’inizio. Trasformò rapidamente l’idea in un progetto e coinvolse per questo un disegnatore per ogni decennio. Ma Alfredo non è il tipo da accontentarsi facilmente: volle anche che in ogni tavola Martin dialogava con un personaggio famoso dei fumetti sulle stesse pagine dell’epoca.
A me toccò, con grande piacere, il decennio 1910-1920, che mi permise di disegnare una falsa pagina del “The New Atlantis Tribune”, dove viveva Little Nemo>>.
Così, seppur brevemente, abbiamo stilato la fumettografia di Giardino ispirata ai personaggi Bonelli, attraverso disegni, aneddoti, critica e – soprattutto – grazie alle sue parole, scritte appositamente per questo articolo: lo ringrazio quindi pubblicamente per la disponibilità e la curiosità che lo contraddistingue.
Vi lascio con l’ultima parte di queste sue parole.
<<Non so… Forse siamo superati>> risponde Sergio a Vittorio.
E Giardino: << Perché? Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi, per citarne solo due, ti sembrano da buttare? Se l’Italia fosse un paese diverso, te li avrebbe già rubati il cinema>>.
Continua Giardino: <<Sapeva che non avrei mai accettato di realizzare una intera storia, nemmeno per Martin Mystère o Dylan Dog, non avevo abbastanza tempo, e lui non me lo chiese mai. Invece, tutte le volte che domandò un omaggio ai personaggi della sua “scuderia”, ero felice di accontentarlo. Potevo dimostrargli che la mia stima per il suo universo non era fatta solo di parole>>.
Gli omaggi cui accenna Vittorio Giardino li abbiamo visti e apprezzati. Questa sua incursione ci ha permesso di godere appieno e per sempre della matita di un grande maestro votata a personaggi iconici del panorama del fumetto popolare italiano.
L’ultimo omaggio di Giardino al mondo Bonelli, nello specifico ad Alfredo Castelli, arriva pochi giorni dopo la scomparsa del “papà” di Martin Mystère. Un omaggio che forse avremmo voluto vedere diversamente… ma, si sa, siamo solo polvere di stelle.
Un’ultima illustrazione, in sua memoria.
Grazie Vittorio!