Nella storia intitolata El Morisco, di cui ho parlato in questo articolo, il riferimento alla prima apparizione del curandero egiziano-messicano nel n.77 mi invogliò al recupero di quella storia, che iniziava in realtà nell’albo precedente. E quando finalmente riuscii a leggerla, aumentò ulteriormente la mia ammirazione per la fantasia sfrenata di G.L. Bonelli (insieme a quella per i favolosi disegni di Guglielmo Letteri). Perché? Presto detto.
In una storia apparentemente uguale a decine di altre apparse prima e dopo, Tex e Carson si trovano a fronteggiare un’ondata di razzie di bestiame che coinvolge indiani e desperados, con sparatorie infinite, salvataggi all’ultimo momento e tutto il corredo abituale delle avventure texiane. Eppure, in questo impianto stereotipato piomba, di punto in bianco, la prima variante: in una valle segreta si nasconde una comunità di aztechi, guidata dalla bellissima Esmeralda che ci viene presentata mentre nuota (nuda!) attorniata da alcuni alligatori.
Ripartono sparatorie, assedi disperati, soldati alla “arrivano i nostri” ecc. A Tex e Carson viene suggerito di andare da tale El Morisco e chiedergli dei “funghi sacri”, che hanno effetti tipo peyote e attorno a cui ruotano le scorrerie di cui sopra.
I ranger fanno così la conoscenza del Morisco… ed ecco la seconda variante: e anche stavolta, tanto di cappello! Infatti il curandero, per chiarirne gli effetti allucinogeni, propina una dose di tali funghi a Tex… facendolo partire per un trip memorabile, rimasto impresso nei ricordi di qualsiasi lettore texiano (tanto più che termina con l’apparizione dell’arcinemico Mefisto – ma di questo parleremo in un’altra occasione).
La storia continua poi, come in altre occasioni, in modo giellebonellianamente sbrigativo: nuove sparatorie, tradimenti, un “tutti contro tutti” che non lascia sopravvissuti (Tex e Carson si tengono in disparte e non riescono a salvare Esmeralda). Ma quelle due varianti bastano per rendere memorabile questa storia.
La Short dedicata a Tex n.101-103 “El Morisco”