Tex – I prigionieri del deserto

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Dal gigantesco database del sito storico, ho recuperato ben volentieri questa dettagliatissima scheda di Michela Feltrin che analizza una delle avventure di Tex preferite dai lettori – e anche dal sottoscritto, come ho spiegato in questo articolo.

La schermata della scheda originale

Frecce infuocate sulla “città dell’inferno”

Trama

Durante una spedizione di soccorso in cerca di acqua per salvare i pards, rimasti appiedati nel deserto del sud dell’Arizona, Tiger giunge nel villaggio di Helltown, rifugio dei desperados di Don Lopez. Picchiato brutalmente e ritenuto morto, il Navajo viene gettato nel vicino torrente, ma salvato in tempo da Tex, Carson e Kit, che nel frattempo erano stati soccorsi. La “Città dell’Inferno” ha ora i giorni contati e il fuoco che la ridurrà in cenere ridarà la libertà ai minatori del villaggio di Claypool, da anni taglieggiati dai desperados di Helltown.

Tutti per uno

La vendetta è un elemento centrale nell’universo etico texiano, l’unico mezzo attraverso il quale è possibile riparare un torto e fare giustizia. Tex promette vendetta a tutte le vittime di soprusi e violenze, ma quando a subire un torto è un membro della sua famiglia, la vendetta diventa una questione di sangue, privata, irrinunciabile. Come Tiger si è sacrificato per salvare i suoi compagni bruciati dalla sete, così Tex, Carson e Kit si adoperano in mille modi per proteggere il loro pard ferito e per saldare il conto che i desperados di Helltown, versandone il sangue, hanno irrimediabilmente aperto.
E insieme a Tiger, i pards vendicano l’intero villaggio di Claypool, da lungo tempo vittima di grassazioni e prepotenze da parte di Don Lopez e della sua banda: per la legge del contrappasso, i predatori diventano preda della guerriglia apache combattuta pazientemente dai tre pards; Claypool si salva dalle fiamme mentre Helltown ne viene inghiottita; i superstiti di Helltown vengono spogliati di tutto il maltolto e conservano solo i loro stracci e le loro “sporche facce di avanzi di galera”.
G.L. Bonelli realizza quest’avvincente storia partendo dal canovaccio del “villaggio assediato dai banditi”, in cui i pards costituiscono l’elemento estraneo, gli stranieri che vengono a portare giustizia e a ridare libertà e dignità a una piccola comunità indifesa.
Ma, e più di altre, questa storia parla dei quattro pards e del vincolo che li lega come un laccio adamantino.
Bonelli pone da subito la famiglia in una situazione drammatica e, raccontando dell’abnegazione di Tiger e della dedizione dei pards, ne mette in scena la vita affettiva, attraverso la quale la personalità di ciascuno acquista uno spessore ricco di umanità.
Chi scrive invita il lettore a rileggere ancora una volta i dialoghi dei quattro pards, i loro battibecchi, le riflessioni di ciascuno e ad osservarne gesti ed espressioni; ne ricaverà un rinnovato diletto e la sensazione familiare e incoraggiante di sentirsi protetto e definitivamente al sicuro.

Scheda tecnica

Pubblicazione originale
Tex 139, Adiòs, amigo, maggio 1972: pagine 67-114
Tex 140, Arizona, giugno 1972: pagine 5-114
Tex 141, La trappola, luglio 1972: pagine 5-44
Autori
Testi (soggetto e sceneggiatura): Gianluigi Bonelli
Disegni (matite e chine): Guglielmo Letteri
Copertine: Aurelio Galleppini (Galep
Valutazione di uBC
Soggetto: 5/7
Sceneggiatura: 6/7
Disegni: 6/7
Valutazione complessiva: 80%

Note e citazioni
  • La storia s’intitola I prigionieri del deserto, ma è conosciuta dai lettori col titolo della copertina dell’albo n.140 Arizona. In effetti i quattro pards rimangono prigionieri del deserto solo nella parte iniziale della storia, per circa una quarantina di pagine.
  • Si tratta della quattordicesima storia realizzata graficamente dal maestro Guglielmo Letteri, che a breve distanza dalle atmosfere misteriose e inquietanti di Diablero! (n.135-137) ci regala un’ennesima prova di ottimo livello. L’artista romano tocca qui uno dei vertici della sua produzione texiana: accanto alla consueta maestria nel realizzare paesaggi assolati e nel trasmetterne al lettore la calura e la desolazione, segnaliamo la cura con cui Letteri caratterizza – con pochi gesti ed espressioni indovinate – la carrellata dei personaggi che si affianca ai già perfetti quattro pards. Non li vedremo più, ma nessuno si scorderà – tanto per citarne alcuni – del dottore senza nome, dell’esuberante Rita e del bastardo Don Lopez.
  • L’avventura non comincia con un fatto di sangue o con una richiesta di aiuto da parte di un amico o di una qualche autorità, ma da un’emergenza che i quattro pards devono affrontare, venendo a perdere due cavalli in pieno deserto.
  • L’idea del villaggio taglieggiato da una banda di fuorilegge messicani richiama alla memoria, in primis, il film di John Sturges “I magnifici sette” (The Magnificent Seven, 1960) interpretato, tra gli altri, da Yul Brynner, Steve McQueen e Robert Vaughn.
  • Vi sono diversi riferimenti al “personale” dei quattro pards: in primis la riflessione di Tiger, sfinito, solo e vicino alla morte sulla sponda di un ignoto torrente (“…Siamo sfuggiti mille volte ad agguati mortali e a pericoli di ogni genere… ed ecco che stupida fine ci tocca….”, cfr. l’intera tavola a pag.99, n.139); quasi a tiro di fucile delle sentinelle messicane, il giovane Kit confessa a Tiger di avere “i nervi a fior di pelle” e, terminata la sparatoria tra i messicani, Tex e Carson, ammette che la sparatoria gli “stava facendo venire i crampi allo stomaco” (pag.13 n.140); i due Kit – il vecchio e “solito pessimista” e il giovane e “solito cercatore di guai” – bisticciano circa l’esecuzione o meno da parte del giovane di un giro esplorativo notturno e Tex deve fare da paciere tra i due, accontentando il figlio contro il parere negativo del burbero Carson (cfr. l’intero dialogo a pag.65-67 del n.140 nonché il modo in cui Carson accoglie Kit al suo ritorno e il dialogo successivo a pag.78-80); Tiger si sente trattato “come un invalido” da Tex, quando questi rifiuta l’aiuto che il Navajo vorrebbe dare per spegnere l’incendio, pur con il braccio ancora fasciato (pag.111).
  • A parte le poche occasioni in cui si è camuffato da indiano di un’altra tribù o da “uomo d’affari” (cfr. Terra senza legge, Texone n.2, pag.158-159), questa è l’unica volta in cui vediamo il bel Tiger senza la fascia bianca sulla fronte.
  • Per buona parte dell’albo n.140 (da pag.42 in poi) Tex, Carson e Kit si fingono guerrieri Apaches per compiere azioni di guerriglia contro la banda di Don Lopez. In tal modo le incursioni vengono attribuite a degli “ipotetici amici di Tiger”, evitando inevitabili rappresaglie ai pacifici cittadini di Claypool. Ecco alcuni particolari circa la messinscena: i tre pards calzano mocassini e portano la fascia sulla fronte; i due Willer si muovono a torso nudo; Tex e Carson usano il Winchester, mentre il giovane Kit usa arco e frecce.
  • A pag.11 del n.141 al dottore che cita la Bibbia, Tex risponde così: “Non lo so, Doc. Conosco la Bibbia solo di nome, mentre invece ricordo molto bene le parole di un certo vecchio giudice: occhio per occhio, dente per dente!” Che conosca o meno la Bibbia, qui Tex, come in altre occasioni, diventa una sorta di eroe/vendicatore biblico capace di raddrizzare situazioni disperate, spesso – come in questo caso – usando il fuoco come elemento purificatore.
  • Non viene mai detto esplicitamente, ma è chiaro che la “vecchia tigre” Rita è la tenutaria del bordello di Helltown. Il maestro Letteri la raffigura come una prorompente “tardona” con tanto di neo, che ad un certo punto della storia tenta di trovare un “accomodamento” col poco galante Don Lopez, ottenendo un secco rifiuto (“…levati dalla zucca l’idea di starmi fra i piedi per tutto il resto della vita”, pag.61 n.140). C’è da chiedersi per quale motivo, nell’edizione Tex Nuova Ristampa, la definizione pensata per Rita dal barman Cisco, sia stata modificata in “giovane tigre”. Ad ogni modo si tratta di un bel personaggio, una “cattiva” bonelliana perfettamente caratterizzata con poche ma incisive battute e rimasta nella memoria dei lettori.
  • Tra l’altro, Tiger deve la vita proprio a Rita che, svegliata dagli schiamazzi dei desperados di Helltown, fa fermare il pestaggio (pag.84-85, n.139) ed è sempre Rita ad intimare a Don Lopez, puntandogli una colt in fronte, di far cessare la sparatoria contro i quattro pards (“…Falli smettere, o, quant’è vero il diavolo, premo il grilletto e ti scaravento all’Inferno!” pag.35 n.141).
  • Tiger sarà vittima di un pestaggio altrettanto crudele e sanguinoso da parte di El Muerto e dei suoi uomini (cfr. “El Muerto” n.190, pag.10-19). Ciò che cambierà sarà la motivazione: non più assurda volontà di “spassarsela” con un indiano da parte di un gruppo di bandidos, bensì volontà di vendetta nei confronti di Tex. Nel Texone n.12 Gli assassini (pag.37-43) si torna invece al pestaggio “classico”, con tentata impiccagione.
  • Nella saga di Tex vi è un’altra Helltown, o meglio è il nome con cui Monk ribattezza la tranquilla cittadina di Heaven, in Nevada, prima di entrarvi con la banda di Jack Thunder (cfr. “Helltown” n.464).
Incongruenze
  • I desperados di Helltown che picchiano Tiger (pag.73-86 del n.139) sono tutti dei brutti ceffi nordamericani (cfr. abiti, cappelli e nomi quali Jed, Red e Matt) a parte Don Lopez e il barista Cisco, i soli due messicani della banda. Da pag.111 in poi, invece, i desperados di Helltown diventano tutti messicani, con baffi, barbe, sombreros e nomi quali Manuel, Rico e Luis. A pag.57 del n.140 rispuntano un paio di cowboys, per poi scomparire nella pagina successiva.
  • Il braccio destro di Don Lopez si chiama Matt, anche se a pag.44 del n.140, Don Lopez lo chiama erroneamente Manuel. Nell’edizione Tex Nuova Ristampa Matt viene sostituito dappertutto con Manuel, probabilmente perché il nome era già stato usato per uno dei banditi yankee nella scena del pestaggio (cfr. pag.80 del n.139) o comunque perché non è un nome proprio messicano.
  • A pag.36 del n.141 (edizione originale), Tiger riconosce in Matt (Manuel) uno degli uomini che l’avevano picchiato. Tuttavia Matt (Manuel) non ha partecipato al pestaggio, al quale non hanno preso parte messicani (a parte Don Lopez), ma solo nordamericani (cfr. pag.74-86 n.139). Nell’edizione Tex Nuova Ristampa la vignetta finale di pag.36 e la prima e la seconda vignetta di pag.37 sono state modificate e al posto di Matt (Manuel) compare il cowboy con barba, baffi e camicia di tessuto grezzo, che insieme al compare Matt aveva galoppato lungo la main street di Helltown, trascinando appeso ad una corda il povero Tiger e facendolo frustare dai suoi compagni (cfr. pag.80-86 del n.139). È lo stesso uomo che, alla fine del pestaggio, scaraventa Tiger nel torrente augurandogli “…buon viaggio all’inferno!”
  • Inizialmente Matt (Manuel) si rivolge a Don Lopez dandogli del voi, ma da pag.63 del n.140 in poi gli dà del tu e lo chiama Lopez (senza il Don). Nell’edizione Tex Nuova Ristampa i dialoghi sono stati modificati in modo da conservare l’impostazione iniziale (io/voi).
  • Sfogliando l’edizione Tex Nuova Ristampa della storia in oggetto, notiamo diverse modifiche rispetto all’originale, a parte il rifacimento dei balloon e molte correzioni e/o aggiunte riguardanti le onomatopee. Riportiamo qui di seguito alcune tra le modifiche più significative.
    N.139: vengono sostituite le espressioni “centro abitato” con “segno di vita” (pag.68), “vecchia tigre” con “giovane tigre” (pag.85), “sino” con “fino” (pag.107);
    l’espressione “Vieni con me, Matt!” viene sostituita da “Seguimi, Matt!” (pag.80);
    il balloon contenente un’espressione di Don Pepe diventa balloon di pensiero (pag.97).
    N.140: la frase di Tiger “Preferisco comunque sperare che Tex e Carson arrivino a tiro di fucile di quella gente, prima che loro decidano di spararci addosso!” viene modificata nel modo seguente: “Prima che decidano di spararci addosso spero che quella gente arrivi a tiro di fucile di Tex e Carson!” (pag.5);
    nella vignetta in basso a sinistra, il bandito con il fucile nella mano destra viene ridisegnato con il fucile in entrambe le mani, in ossequio alla didascalia, dove si dice che “…il bandito si lascia cadere di colpo a terra, spianando contemporaneamente il Winchester (pag.7);
    in coda alla didascalia viene aggiunto “… di Claypool” (pag.17);
    l’esclamazione di Tex “Apaches!” viene sostituita con “Mmm…” (pag.24);
    nella vignetta in alto a sinistra, l’inizio della frase di Carson “Via dai piedi…” viene sostituito con “Non dire una sola parola in più…” e nella vignetta successiva “bufalo” viene sostituito con “bisonte” (pag.29);
    nella vignetta in basso a destra, la frase di Don Lopez “Lo farò, Matt. Su questo puoi contarci!” diventa “Mmm… hai ragione, Manuel: è il caso di andare subito a controllare” (pag.33);
    nelle sequenze in cui i tre pards si abbigliano da indiani, si notano diversi ritocchi ai busti, in particolare a quello di Kit e aggiunte di ombreggiature (a prima vista, per farlo sembrare meno muscoloso, pag.42-105);
    il termine “paese” viene sostituito con “villaggio” (pag.51);
    il brindisi di Carson “Ai vecchi pazzi!” viene sostituito con “A tutti i pazzi di questo mondo!” (pag.67);
    la parte finale della frase di Kit “…come cani che abbiano perso l’osso!” viene modificata in “…come insetti impazziti” (pag.71);
    Pepe, il nome del bandito a cui si rivolge Matt (Manuel) viene sostituito con Luis (pag.73);
    nella vignetta centrale a destra, dalla frase di Matt (Manuel) viene eliminata l’espressione “nove su dieci” (pag.77);
    nella vignetta in alto a sinistra “fare” viene sostituito con “compiere” (pag.79);
    la frase di un bandito “Nemmeno uno c’è rimasto!” riferita ai cavalli, viene modificata come segue “Non ne è rimasto nemmeno uno!” (pag.90);
    nella vignetta a sinistra, è stato eliminato il “Salve!” da Tex a Kit (pag.94);
    la frase di Matt (Manuel) “Credi davvero di riuscirci?” diventa “Credete davvero che ci riusciremo?” (pag.95);
    la frase di uno dei banditi “Io e Quito siamo scesi anche noi, …” viene modificata in “Anche io e Quito siamo scesi laggiù, …” (pag.98);
    nella vignetta in basso a sinistra, nel dialogo tra i due banditi sono state eliminate le espressioni “Un accidente!…” e “…piantatela…” (pag.103);
    nelle due vignette in basso, le frasi di Kit vengono trasformate in pensiero (pag.111).
    N.141: nella copertina (già dalla ristampa in Tutto Tex), l’originario sfondo bianco viene sostituito con uno sfondo notturno bluastro con tanto di luna piena e vengono modificati i colori del vestito dell’attentatore e della coperta della sella di Tex;
    “sino” viene sostituito con “fino” (pag.6);
    nella vignetta in basso la pipetta del balloon, posta erroneamente verso Matt (Manuel), viene girata verso Don Lopez e viene eliminata la frase da lui pronunciata (“Muy bien”) (pag.9);
    “Splendido!” pronunciata da Tiger viene sostituita da “Muy bien” (pag.10);
    nella didascalia in alto a sinistra, dopo “villaggio” viene aggiunto “di Helltown” (pag.13);
    è stata completamente eliminata la didascalia della vignetta in basso, che cosi recitava “Frattanto, messa da parte la preoccupazione dei presunti Apaches, quasi tutti gli uomini di Don Lopez stanno lottando febbrilmente per domare le fiamme…” (pag.25);
    nella frase pronunciata da Don Lopez nella vignetta in basso a destra, “Don Corrientes” viene sostituito con “Don Pepe” e la parte finale della frase “Anche se meno di una volta, le miniere di Claypool rendono ancora bene” viene modificata come segue: “Anche se le miniere di Claypool non rendono più come una volta…” (pag.27);
    la parola “macerie” viene sostituita da “legni bruciati” (pag.28);
    viene eliminata l’espressione “Attenti!” esclamata da uno dei banditi (pag.34).
Frasi
  • Carson:“Se quel riflesso viene da una canna di fucile, potrebbe anche trattarsi di un fucile apache. E se i fucili sono più di uno, invece di una bevuta d’acqua potremmo doverci sorbire una scorpacciata di piombo!”
    Kit:“Pa’, lo picchio?”
    Tex: “No, Kit! …Questo infernale menagramo potrebbe anche aver ragione!”
    n.139, pag.91
  • Tex: “In quanto a voi, amigos, che questa brutta storia vi serva di lezione. Procuratevi armi e imparate a usarle, e ricordate che il guaio peggiore che vi possa capitare non è tanto di perdere il vostro denaro quanto di vedersi portar via la libertà.”
    n.141, pag.43

Marco Gremignai

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