Spider-Man “La storia della mia vita”

Il what if di Chip Zdarsky e Mark Bagley

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9/10

Chip Zdarsky aveva già avuto modo di raccontare il suo personale Spider-Man (Peter Parker: The Spectacular Spider-Man #1-6 e #297-310) vincendo anche l’Eisner Award – Best Single Issue/One-Shot per l’ultimo capitolo del suo ciclo “Peter Parker: The Spectacular Spider-Man #310“. 

Il talentuoso autore canadese sembrava aver quindi concluso il suo personale discorso sull’eroe, ed era passato a raccontare un altro personaggio Marvel, Daredevil.

Eppure, in occasione degli ottant’anni de La casa delle idee, ecco la proposta: un What if che immagini cosa sarebbe successo se Peter Parker fosse realmente invecchiato alla stessa velocità del nostro mondo, vivendo tutte le sue avventure nell’arco di una vita umana.  Un Peter Parker quindicenne negli anni sessanta che cresce, affronta i suoi nemici ed invecchia con loro col passare degli anni. Come se la sua sua storia fosse racchiusa in una sola vita.

Una premessa tanto semplice quanto affascinante che milioni di nerd si sono posti in questi decenni. Una messa in scena tanto semplice quanto profonda quella che l’autore ci regala con questo racconto dell’uomo Peter Parker, prima che della maschera.

Nel contesto di altre opere che rivisitano personaggi iconici come Spider-Man: Blue di Jeph Loeb e Tim Sale o Silver Surfer: Requiem di J. Michael Straczynski, La storia della mia vita emerge infatti come un racconto che esplora la vulnerabilità umana in maniera profonda. Chip Zdarsky racconta ogni decade della vita di Peter Parker con le influenze dagli eventi del periodo, sia a livello personale che sociale, rendendo il fumetto una sorta di affresco storico oltre che una riflessione sull’eroe.

Ed ecco che Chip Zdarsky riesce a condensare decenni di storia del personaggio in un racconto coeso, emotivamente risonante e sorprendentemente realistico. Non si tratta semplicemente di una rilettura degli eventi più significativi di Spider-Man, ma di un’esplorazione profonda delle sue scelte e delle loro conseguenze nel lungo termine. La visione di Zdarsky è intensa, radicale, volta a cercare le radici profonde del senso di responsabilità dell’eroe.

A completare il tutto il tratto di Mark Bagley che riesce a catturare l’evoluzione di Peter Parker in modo magistrale. I suoi disegni sono dinamici, eleganti, pur mancando di effetti speciali o splash page mozzafiato.

Attento tanto alle più spettacolari evoluzioni acrobatiche quanto alle espressioni e alle emozioni dei personaggi il suo disegno accompagna bene la narrazione. Ogni decennio è reso visivamente distinto, e il senso di nostalgia permea ogni tavola, senza però appesantire il racconto.

Particolarmente affascinati, a corredo dell’opera, le copertine delle diverse decadi realizzate da Micael Cho, ACO, Kaare Andrews e Andrea Sorrentino.

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Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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