Spider-Man di Chip Zdarsky

Tutte le storie di Spidey scritte da Chip Zdarsky

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Dopo aver accolto consensi e premi con Sex Criminals (un Eisner Award e due Harvey Award), Chip Zdarsky approda in Marvel. Prima su personaggi minori come Star Lord e Howard the Duck (un altro Harvey Award), poi – finalmente – sulle pagine di Spider-Man.

Nello specifico su Peter Parker, The Spectacular Spider-Man che riparte così dal numero uno. In venti run (analizzate in questo articolo) racconterà la sua personale visione dell’Uomo Ragno.
Seguiranno “Peter Parker: The Spectacular Spider-Man Annual” e, soprattutto, il what if Spider-Man: La storia della mia vita, con cui completerà la sua visione e narrazione del personaggio prima di passare a Daredevil.

Peter Parker, The Spectacular Spider-Man #1-6

“Nel crepuscolo”, “Ragno-scontro”, “Sister Act!”, “A proposito di Fisk”, “…super soldatino di piombo!”, “Rischio di volo”, “La mia cena con Jonah”

Da Chip Zdarsky ci si aspettava, essenzialmente, che scrivesse uno Spider-Man ironico, fresco e vitale, capace di interfacciarsi con altri supereroi e che si potesse affiancare senza troppi scossoni al The Amazing Spider-Man di Dan Slott. Il problema è che Dan Slott aveva ormai, dopo decenni, esaurito qualsiasi verve narrativa, mentre Chip Zdarsky era pronto alla sua piccola rivoluzione.

Difatti l’autore canadese prende in mano il progetto e fa quello che sa fare bene: smontare l’eroe, estrarne l’essenza – pura e semplice – e amplificarla con una scrittura misurata, furba e, all’occasione, emotiva ed intima. Il giochino lo ripeterà, con eguale successo, anche su Daredevil perché il risultato finale è di quelli che ti fanno riappacificare col personaggio.

Come poi amplificato in “La storia della mia vita“, Chip Zdarsky spoglia quindi l’eroe del suo costume e di tutti i suoi grandi nemici per arrivare alla radice profonda del suo dolore e al senso di responsabilità che ne deriva. Un lavoro di sottrazione che permette all’autore di definire il personaggio e costruirci attorno l’avventura. Ed ecco così un eroe sempre ironico, sempre “amazing” e “spectacular”, ma soprattutto sempre umano.

Come anticipato, il personaggio e il suo mondo vanno costruiti. Ed ecco che – nella semplicità delle interazioni di questi primi numeri – vi è la costruzione, minuziosa, del suo Spider-Man. Così dal kebab con Johnny Storm e dal flirt con Rebecca London si arriva, in brevissimo tempo – e passando attraverso il rapporto con la “quasi” sorella Teresa Durand – ad un culmine di pathos che esploderà infine in un frenetico inseguimento (“La mia cena con Jonah“).

Questi primi sei capitoli servono quindi a presentare gli intenti, ad apparecchiare la tavola per lo svolgimento vero e proprio. Eppure, come di consueto con Chip Zdarsky, anche in questa prima fase preliminare c’è tanta forza e passione. Non mancano le sbavature, perché il tutto è davvero tanto lineare e talvolta prevedibile, ma la sua scrittura e la mise en place rendono la lettura e il personaggio di Spider-Man altamente godibile.

Il tutto nonostante i disegni di Adam Kubert non spicchino più del necessario, almeno in questa prima parte: l’artista si limita infatti ad accompagnare, con professionalità, l’ottima sceneggiatura. Sulla sua stessa lunghezza d’onda Michael Walsh, sul finale.

La scrittura immediata e ironica di Chip Zdarsky crea un climax misurato che progredisce in un racconto vero, con pochi fronzoli, che appassiona e che affascina proprio per questa intrinseca sincerità che ne rende piacevole la lettura. 

In sottofondo la macro-trama che si svilupperà nel prosieguo della sua gestione.

Peter Parker, The Spectacular Spider-Man #297-300

“Trova un modo“, “Piani di fuga“, “Misure disperate“, “Resa dei conti“

Dopo aver presentato il suo personale Spider-Man, per Chip Zdarsky è arrivato il momento di passare all’azione.

La macro-trama prende quindi forza e si entra nel vivo della vicenda: il ritmo della narrazione accelera, così come gli avvenimenti e gli svelamenti del piano del Risolutore con tanto di colpo di scena e nuovo cambio di rotta.

Una porzione di racconto meno intimista, più classica ma comunque sempre ben gestita: Peter Parker è centrale, sempre efficace e perfettamente immerso nel suo ruolo – nonostante piombino sulla scena svariati nuovi personaggi.

Tanti i nuovi cattivi (l’Agente Corben Mintz, Shocker, Whiplash, Vulture, Boomerang) ma notevole anche l’ingresso in scena di supereroi (Black Panther, Hawkeye, Ironhearh, Falcon, Visione più Victor Von Doom) in un intenso ma non frenetico gioco di incontri / scontri.

Un plot leggermente ingarbugliato con ilRiparatore a tenere salde le fila del complotto, con un twist finale degno de “Il problema dei tre corpi”.

Tanta azione e tanti combattimenti permettono anche ad Adam Kubert e Juan Frigeri, finalmente, di esprimersi con maggiore forza. Alcune tavole, in particolare sul finale, sono davvero notevoli e, in generale, tutto il comparto grafico sembra migliorare in questa seconda parte della narrazione.

Una sezione intermedia del racconto che si conclude, come detto, con un interessante twist: Chip Zdarsky dovrà ora non far crollare tutto questo enorme castello di carte nelle tre run conclusive della sua serie.

Peter Parker, The Spectacular Spider-Man #301-309

“Amazing Fantasy #1-3″, “Mai più #1-2”, “Tornando a casa #1-2”, “La clessidra incrinata #1-2”

Lo svelamento del piano del Riparatore costringe i nostri eroi a chiedere aiuto a Victor Von Doom: quella che sembrava infatti una normale scazzottata di quartiere + agenzie segrete deviate, si è trasformata in un pericolo per il mondo intero.

Col suo tono scanzonato Chip Zdarsky è riuscito, in poche pagine, prima a presentare il suo personaggio, poi a costruire una macro-trama criminale e infine a rischiare di distruggere il mondo.

Non gli restava quindi che viaggiare nel tempo.
Ed ecco che il trio più improbabile che si possa immaginare: Spider-Man, Teresa Durand e J. Jonah Jameson finiscono su Terra-51838.

La nuova linea temporale qui presentata viene disegnata da Joe Quinones con uno stile simil-retrò che, almeno per la prima parte, scorre abbastanza rocambolescamente senza scossoni di sorta, salvo (come di consueto per Chip Zdarsky) vibrare sul finale sia per un paio di citazioni che strappano un sorriso, sia per alcune trovate emotivamente intense.

La musica cambia con la run Mai più, dove i toni si fanno più cupi e i disegni di Adam Kubert – con i colori di Jason Keith – più intensi. Ed ecco che la narrazione del what if generato dalla contaminazione dei due universi strania a sufficienza da risultare interessante e godibile.

Ed è infine con Tornando a casa che quanto seminato in tutto questo arco narrativo, definitivamente, trova compimento nel “sacrificio dell’eroe”. Un climax misurato, ponderato e ragionato. Certo, ci sono state quelle brusche accelerate e alcuni manierismi di sorta, ma di base la scrittura è sempre stata onestamente al servizio dell’eroe e della sua conclamazione. 

Scrivendo così, con passo e misura, anche i salti nel metaverso e le derive metafisiche di La clessidra incrinata diventano altamente godibili – e digeribili – ai più. Se poi, come in questa occasione, a disegnarle (le derive metafisiche, n.d.r.) c’è Chris Bachalo… allora va sempre bene.

Quest’ultima run è però un finale che non è un finale: è una run jolly. L’avventura era già conclusa. È più un esercizio di stile o, forse meglio, un approfondimento ulteriore (forse non necessario, ma decisamente ben fatto, n.d.r.) del personaggio.

La chiosa vera e propria al suo Spider-Man Chip Zdarsky se la scrive e se la disegna da solo. E la chiama, appunto, Finale.

Lo avevamo anticipato nella premessa: con questo capitolo Chip Zdarsky ha vinto nel 2019 l’Eisner Award come migliore numero singolo/one-shot. E il premio è effettivamente meritato.

L’avventura di Spider-Man si era abbondantemente conclusa, come anticipato, con la run Tornando a casa e quindi queste ultime pagine, più che un finale, sono un epilogo. Un racconto brevissimo che raccoglie tutto quello che Chip Zdrasky ha a cuore del suo supereroe condensato in venti pagine.

Possiamo criticare l’autore per tutti i difetti tipici del suo raccontare, dal suo essere talvolta frivolo negli scontri / incontri, dalla maniera ormai prevedibile di tendere alla creazione di “momenti Disney”, finanche alla tendenza di ridurre il campo d’azione dell’eroe per esaltarne le gesta.

Ma sta di fatto che nella sua scrittura c’è tanto mestiere e nelle sue corde tanta passione. Forse è proprio per questa sua retorica e questa sua eccessiva ricerca della bellezza che il peso del personaggio di Stan Lee, in queste pagine, riemerge con forza.

Questa breve run ne racchiude l’essenza: l’essenza sia dell’autore che dell’eroe. Una run godibile a prescindere da tutto il racconto pregresso, che diviene metronomo della cifra del suo lavoro sul personaggio. Se vi piace questa run allora, molto probabilmente, godrete appieno di tutto il suo Spider-Man.

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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