Il primo ricordo “cosciente” che ho di un fumetto, legato a un luogo e un momento precisi, risale alla fine dell’estate 1972 e ne ho parlato tempo fa in questo articolo con il mio amico Butch Walts; già da qualche mese, però, leggevo (cioè, il più delle volte sfogliavo) tutti i fumetti che vedevo maneggiare a mio fratello e anche qualche Tex di mio nonno – ma di questo parlerò nel prossimo articolo di questa rubrica.
Zagor era già allora il mio preferito: e l’apparizione in libreria della ristampa a colori del classico di Nolitta & Ferri Il mostro della laguna ha costituito una vera e propria madeleine proustiana che mi ha fatto ripensare a quanto raccontava Moreno Burattini a proposito di quegli anni, in cui lo scambio frenetico di giornalini costituiva la regola per noi ragazzini, in un calderone che mischiava fumetti bonelliani, Disney, tascabili eccetera PRIMA che ci rendessimo conto di quanto sarebbe stato bello collezionarli e averli tutti a disposizione per rileggerli in qualsiasi momento.
Se per Moreno la scintilla era scoccata con Il re delle aquile, per me e Butch scoccò appunto con i numeri 41 e 42 della collana mensile, che (per pura coincidenza) trovammo in mano ai rispettivi fratelli nello stesso momento: per una volta, potevamo scoprire come continuava una storia che avevamo iniziato, senza leggerla / sfogliarla e poi dimenticarcene passando ad altri fumetti. E quella storia era davvero appassionante: Zagor e Cico “arruolati” a forza su una nave, tempeste, lotte con gli squali, una piovra gigantesca, un’eruzione, un maremoto, un naufragio – e che disegni straordinari!
Ma… come andava a finire?
L’avremmo scoperto solo mesi e mesi dopo, quando finalmente mio fratello riuscì a procurarsi il numero 43. Lì capii cosa avrei fatto negli anni successivi: avrei letto – e soprattutto collezionato – migliaia di fumetti.
