Se lo zagoriano Mostro della laguna aveva fatto divampare definitivamente la mia passione per i fumetti, come ho spiegato nell’articolo precedente di questa rubrica, dai miei ricordi di bambino all’inizio degli anni ’70 (ancora non andavo a scuola) affiora il mio primissimo impatto con le nuvole parlanti… Ancora non conoscevo il mio amico Butch Walts, mio fratello – a quel tempo – perdeva ben poco tempo con me e mio padre non ha mai preso un fumetto in mano in vita sua. Chi è stato, quindi, che mi ha indotto in tentazione?
È stato il mio nonno paterno, agricoltore semianalfabeta, che vedevo talvolta sfogliare qualche giornalino (avrei scoperto in séguito che erano tutti, rigorosamente, albi di Tex) e che un giorno me ne mise in mano uno da sfogliare: ed era proprio questo, curiosamente l’unico – per decenni – in cui la copertina non raffigurava il protagonista principale.
Fui letteralmente rapito dalle immagini: una specie di Sfinge (avevo visto alcune immagini sull’antico Egitto in un libro), avversari con copricapi pittoreschi, sparatorie infinite… e a un certo punto un anaconda gigantesco che sbuca dall’interno della “Tigre di Pietra” e trascina un uomo come un fuscello!
Rimasi a bocca aperta davanti a questa sequenza di FANTASIA SFRENATA. Chiesi a mio nonno di leggermi le scritte, senza naturalmente capirci granché… ma mi bastarono appunto le immagini per innamorarmi e chiedergli se poteva lasciarmi quel giornalino. Le pagine successive, però, non mi fecero lo stesso effetto: ancora sparatorie, ancora indiani e poi anche soldati, ma la magia di quelle poche pagine iniziali era insuperabile… e così le sfogliai e risfogliai per giorni, restando ogni volta incantato. Onore al genio di Gianluigi Bonelli che – qui con i disegni di Galep e Gamba – sapeva creare universi fantastici.
La scheda nel database storico di uBC