Le Storie Bonelli n.21-40:
vita, morte e miracoli della serie di Via Buonarroti

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La seconda ventina dei numeri de Le Storie appare in edicola nel periodo compreso tra giugno 2014 e gennaio 2016.

Il team degli sceneggiatori, tranne un’eccezione, pesca sempre all’interno del mondo Bonelli, mentre esordiscono alcuni disegnatori che si mettono in mostra proprio grazie a questa collana.

Da un punto di vista qualitativo, il calo rispetto agli albi 1-20 è sensibile: restano alcuni episodi più che buoni ma, in generale, i vertici toccati in precedenza non vengono più raggiunti. 

Intanto, sui social, cominciarono a circolare voci su una presunta chiusura della serie nel giro di qualche anno, il tempo di esaurire le tante storie in lavorazione.

Più presumibilmente si trattò di una sospensione della produzione per eccesso della stessa: in altre parole, avendo già pronte troppe storie, la casa editrice intese evitare un’eccessiva sovrapproduzione nel caso di chiusura per scarse vendite.

Le Storie n. 21
“L’ultima trincea”

Nel giugno 2014 esce in edicola il ventunesimo numero, L’ultima trincea, con il ritorno ai testi di Giovanni Gualdoni coadiuvato ai disegni da Sergio Gerasi, autore che aveva già esordito in Bonelli con alcuni albi di Dylan Dog.

La storia riprende parzialmente le atmosfere del precedente La pattuglia, con un manipolo di soldati in missione che, ben presto, verranno travolti da eventi tragici e misteriosi.

Qui non c’è il Vietnam, bensì le trincee sul fronte franco-tedesco della prima guerra mondiale, dove un gruppo di soldati inglesi si avventura nella terra di nessuno per esplorare una fortificazione germanica apparentemente abbandonata.

Buone le intenzioni dell’autore, ma c’è qualcosa che non torna nella storia: il clima di terrore sembra un po’ artificioso, gli enigmatici avvenimenti si susseguono uno dopo l’altro ma il pathos resta quasi assente. Anche la caratterizzazione dell’eterogeneo drappello di soldati ne fa quasi delle macchiette, senza che venga fatto un minimo di approfondimento.

Sorvolando sulle evidenti somiglianze di alcune scene con quelle del capolavoro anti-militarista di Dalton Trumbo E Johnny prese il fucile, è lodevole il messaggio dell’autore che sottolinea come alla base di tanti conflitti ci sia soprattutto un’incomunicabilità di fondo, un’incomprensione reciproca pronta a scatenare la follia umana.

Gerasi, curiosamente, utilizza per tutto l’albo una mezza tinta che cerca di dare maggiore drammaticità ad alcune scene, risultando convincente soprattutto in quelle più efferate e cruente.

Le Storie n.22
“Eroe senza patria”

Eroe senza patria presenta il primo sceneggiatore esordiente in casa Bonelli – ovvero Fausto Vitaliano, dal solido background disneyano – con una spy-story ambientata negli ultimi mesi della guerra d’Indocina, dove la Francia sta per soccombere di fronte all’esercito di liberazione Viet Minh.

Il risultato, purtroppo, non si rivela soddisfacente, con una storia troppo contorta tra servizi segreti “deviati” francesi, inglesi, perfino russi, la malavita marsigliese, quella corsa e un protagonista stereotipato e poco memorabile.

A tutto questo occorre aggiungere dialoghi non sempre all’altezza, specie quando vengono buttati un po’ a caso slogan contro l’insensatezza della guerra e l’occupazione coloniale.

Ma, soprattutto, quello che manca è la percezione del conflitto in essere che – in quanto a brutalità e violenze di ogni genere – non fu di certo secondo al successivo, ben più famoso, che vide impegnate le forze americane contro quelle vietnamite. L’odore del napalm era percepibile già allora…

La parte grafica non aiuta a migliorare le cose: Paolo Mottura, altra firma Disney, consegna un lavoro dalla qualità molto altalenante, con diverse tavole che appaiono poco curate e le fattezze dei protagonisti non sempre riconoscibili.

Le Storie n.23
“Il principe di Persia”

Con il successivo Il principe di Persia torna Paola Barbato (e fanno quattro!), coadiuvata questa volta ai disegni da Nicola Mari, colonna di Dylan Dog. E lo fa con una storia che, sullo sfondo della Londra vittoriana, mischia sapientemente amore, morte, miseria, disperazione e redenzione.

L’autrice, come suo solito, sa toccare le corde giuste per coinvolgere il lettore, portandolo ad empatizzare con i personaggi che si muovono all’interno della trama che, nonostante alcuni salti temporali, si mantiene sempre fluida e perfettamente comprensibile.

Certo non si tratta del suo lavoro più originale: lo sfortunato protagonista Thomas ricorda molto da vicino il Quasimodo nato dalla penna di Victor Hugo, deforme ma agile e forte, escluso dalla vita sociale e rinchiuso anch’esso in una cattedrale (qui un sotterraneo anziché il campanile) e, come lui, ricolmo di amore per una fanciulla: un amore però – in questo caso – folle, paranoico e criminale.

La conclusione di questa vicenda nel campo degli zingari non è di certo casuale e cesella un finale che evita qualsiasi rischio di facile retorica.

Mari fornisce una prova di grande spessore, dando risalto – con il suo caratteristico tratto dai contorni dark e gotici – al climax drammatico della sceneggiatura, evidenziando bene le atmosfere angosciose e il senso di disperazione.

Le Storie n.24
“La voce di un angelo”

Il ventiquattresimo numero, La voce di un angelo, porta la firma di Stefano Vietti, da anni collaboratore in Bonelli per Nathan Never e, soprattutto, Dragonero, da cui proviene il disegnatore di questa storia, Alfio Buscaglia,  autore di un’onesta prova.

Ancora una volta è presente uno scenario bellico con tinte soprannaturali, anche se questa volta il thriller e l’horror sono totalmente assenti.

Notevole l’originalità del soggetto che si abbina ad una buona trama, anche se la caratterizzazione dei personaggi non risulta sempre calzante, specie il maggiore Chandler che, senza un motivo preciso, passa da onesto militare di retrovia a violento e spietato assassino.

Il merito maggiore dello sceneggiatore è quello di andare oltre la retorica del buono (gli inglesi) contro il cattivo (i tedeschi), ma di dare un messaggio universale di come gli affetti più cari vadano oltre i confini imposti dalla follia della guerra. E che a fare da tramite tra il nostro mondo e quello dell’aldilà sia una ragazza di origine tedesca è del tutto irrilevante.

Peccato le ultime pagine, del tutto superflue: non c’era nessun bisogno di trasportare la storia avanti di 30 anni, con dialoghi stucchevoli inseriti in un contesto davvero banale.

Le Storie n.25
“Capodanno cubano”

Ormai è assodato che Pasquale Ruju si trovi a suo completo agio con il genere noir e, dopo il precedente No Smoking, ne confezioni un altro, Capodanno cubano, dove viene narrata la parabola criminale di Harry Rain, gangster affiliato ad una cosca criminale italo-americana, di stanza nella Cuba alle soglie della rivoluzione castrista.

In realtà la rivoluzione rimane in secondo piano, lasciando ampio spazio alle vicissitudini del protagonista, narrate in prima persona da una voce fuori campo rappresentata attraverso le didascalie.

Ancora una volta Ruju applica benissimo lo schema narrativo tipico del genere hard-boiled, con tutti i contorni e le implicazioni che gli competono: la fedeltà al proprio boss, la voglia di scalare le gerarchie, la risolutezza e la ferocia negli omicidi, la convenienza nell’oliare i giusti meccanismi per continuare a godere dell’appoggio dei politici di turno ecc.

Tutti elementi che lo sceneggiatore dosa con perizia, anche se poi conclude con un finale deludente in cui il colpo di scena risulta poco credibile.

Max Avogadro, già nello staff di Brad Barron, offre tavole non sempre convincenti, con uno stile legnoso e poco dinamico, non proprio in sintonia con la sceneggiatura.

Le Storie n.26
“Il tesoro di Bisanzio”

Il Tesoro di Bisanzio, ventiseiesimo numero della collana, ci riporta indietro nella storia, fino ad arrivare alla caduta della capitale bizantina nel 1453 per mano dell’esercito ottomano.

Giancarlo Marzano – autore con diversi episodi di Dylan Dog al suo attivo – ci offre una storia vibrante, dove il coraggio, la fratellanza e la temerarietà la fanno da padroni.

Il drappello di uomini che dovrà portare al sicuro il tesoro del titolo è formato dalla Guardia Variaga, vale a dire la formazione di vichinghi (o comunque di uomini del nord e dell’est Europa) che costituivano la guardia scelta dell’imperatore di Costantinopoli, dal mercenario veneziano Guglielmo e dalla guida locale Athina, donna che ha provato sulla sua pelle le violenze dell’esercito nemico.

Il lungo percorso da affrontare – con il suo carico di orrori, battaglie e morte – cimenterà questo strano melting pot di etnie, dando un senso profondo ma anche doloroso alla missione affidata.

Non priva degli stereotipi del genere war movie (come, ad esempio, i singoli componenti ognuno esperto in una propria arma, il viaggio irto di ostacoli oppure l’epico assalto finale), la storia conserva comunque una sua originalità e si segue con passione.

Davvero lodevole il lavoro ai disegni di Giovanni Lorusso, che fa il suo ingresso in casa Bonelli. Convince appieno sia nella cura dei volti, dei particolari degli abiti e delle armi, nelle spettacolari scene di guerra e in quelle più cruente e macabre, rappresentate con tavole di grande impatto.

Le Storie n.27
“Il fattore Z”

Fa la sua terza apparizione Giovanni Gualdoni con Il fattore Z, episodio che strizza l’occhio al genere apocalittico zombi, tornato alla ribalta grazie alla più recente produzione di genere come The walking dead.

Sono presenti tutti gli stilemi di questo filone e Gualdoni ne fa ampio uso, senza dare angolazioni differenti rispetto alla ormai consolidatissima mitologia del genere. Va precisato che lo fa bene, dosando perfettamente gli ingredienti e consegnando un episodio godibile e che si legge senza fatica.

Pesa, però, quel retrogusto di déjà-vu, con situazioni viste e riviste in pellicole che si rifanno a questo tema: Zombi di Romero, ad esempio, è molto più che un’ispirazione, tra l’altro citato chiaramente nell’albo.

Di ben altro spessore il reparto grafico, dove Marco Bianchini (veterano di casa Bonelli con all’attivo numerosi episodi di Mister No) regala un lavoro pregevole interamente realizzato a mezzatinta.

La tecnica usata dona un forte realismo alle scene, elevando il tasso di drammaticità e dando una sorta di effetto 3D molto originale.

Di grande impatto le tavole panoramiche, con una New York al collasso sommersa dall’orda apocalittica di zombi.

Qui la nostra recensione su uBC Fumetti

Le Storie n.28
“Mercurio Loi”

L’anno 2015 si apre con Mercurio Loi di Alessandro Bilotta, che così raggiunge Paola Barbato tra gli scrittori più prolifici della collana.

Nella Roma papalina della prima metà dell’Ottocento – tra logge massoniche, spiriti rivoluzionari e veri e propri fantasmi – si muove questo Sherlock Holmes in salsa nostrana: personaggio dalla notevolissima intelligenza e dall’altrettanto smisurato ego, arguto e puntiglioso fino all’estremo, sa essere anche uomo d’azione, non negandosi alla lotta corpo a corpo.

È una figura che letteralmente straborda dai confini dell’albo, reclamando uno spazio ben superiore alle pagine che contengono questa storia.

Non meno affascinante è la figura di Ottone, allievo e assistente del professor Loi, tenebroso e dallo spirito inquieto, che segue a fatica le orme del suo maestro, schiacciato com’è dalla sua figura ingombrante e voglioso di far emergere il proprio lato oscuro.

E infine c’è Roma, protagonista più che mai, che si specchia nella propria bellezza senza far caso alle rughe che incominciano a deturparne il volto.

Matteo Mosca dimostra di trovarsi a suo agio in queste atmosfere, regalando – come suo solito – tavole precise e dettagliate ma che sanno essere anche evocative negli scorci cittadini, tra osterie e antiche rovine, nella nebbia che avvolge Castel Sant’Angelo e nel lento scorrere del vecchio Tevere.

Ben presto si scoprirà che questo numero farà da pilota ad una miniserie che vedrà la luce nel maggio 2017 e che proseguirà per un totale di sedici uscite, aggiudicandosi praticamente tutti  i premi di settore e lasciando a tanti lettori un forte rimpianto per la sua chiusura editoriale.

Qui la nostra recensione su uBC Fumetti

Le Storie n.29
“La battaglia di Marengo”

Per il ventinovesimo numero torna Pasquale Ruju, presentando questa volta una storia divisa tra presente e il passato della seconda campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte.

La battaglia di Marengo è quel che si direbbe un bel romanzo ottocentesco, con un intreccio di guerra, amore e morte cui si aggiunge un legame con la rievocazione della celebra battaglia da parte di un gruppo di ragazzi dei giorni nostri.

La sceneggiatura di Ruju è ben calibrata, scorrevole e coinvolgente nei suoi due piani di racconto, con personaggi davvero interessanti. In particolare Bertrand Bonnet, il fuciliere dalla mira micidiale, è figura con cui si familiarizza velocemente e che, alla fine della lettura, resta impresso nella memoria.

Nulla di troppo originale o che non si sia già letto o visto in altri lidi ma, in certi casi, la mancanza di originalità non risulta per forza un difetto.

Nota di merito anche per l’ambiguità su cui è costruito il finale.

Ai disegni fa il suo esordio Franco Saudelli, artista di cui non occorre fare presentazioni, già impegnato in Bonelli per Dylan Dog.

Il suo lavoro è più che positivo, con un efficacissimo uso della mezza tinta per le scene del passato e la linea chiara per le situazioni del presente.

Stonano un po’ le scene di nudo, esibite in modo gratuito senza che la storia ne fornisse la necessità: evidentemente il passato fumettistico di Saudelli, tra eros e trasgressioni varie, ne suggeriva la riproposizione allo sceneggiatore.

Le Storie n.30
“I due re”

Quello che propone Paola Barbato in I due re è una storia di vendetta, un autentico tour de force di violenza, con efferatezze varie compiute da criminali che alternano momenti di lucidità ad altri di follia.

E pure il protagonista di questa storia, Ruda Brabec, rientra in pieno in questa galleria di psicopatici, dando sfoggio di tutte le sue abilità con omicidi di grande effetto, strizzando l’occhio a certi eroi tarantiniani, senza avere però un grammo della loro ironia e, soprattutto, senza avere la parvenza dell’eroe.

Una sceneggiatura poco centrata, sbilanciata totalmente sugli eccessi e con alcuni dialoghi incomprensibili – specie quelli tra Brabec e la giovane Aneta – con frasi ad effetto poco calzanti con la natura dei personaggi stessi.

Il contesto storico (la fine della cosiddetta primavera di Praga da parte dei carri armati sovietici) è irrilevante ai fini della storia che potrebbe svolgersi ovunque, tanto i fatti sono slegati dai terribili avvenimenti che si susseguirono nella capitale cecoslovacca. Un difetto non da poco.

I disegni di Giulio Giordano, autore versatile che ama spaziare su diverse forme d’arte oltre al fumetto, abbondano di scuri, così come si conviene ad una sceneggiatura di questo tipo, rimanendo però in linea con la scarsa ispirazione della trama consegnata dalla Barbato.

Le Storie n.31
“Il prezzo dell’onore”

Con Il prezzo dell’onore la collana fa la sua incursione nel genere western, con  il noto campionario di giacche blu, indiani, deserti assolati e feroci bandoleros.

È un western brutto, sporco e cattivo quello che ci presenta l’autore, Fabrizio Accatino: non c’è traccia di John Wayne, Howard Hawks o John Ford, bensì tanto spaghetti-western miscelato con un certo revisionismo che ha fatto la fortuna di quei film, dove spariscono patine edulcorate e situazioni rassicuranti.

Nelle prime quaranta pagine, Accatino non ci risparmia nulla: impiccagioni, furti, stupro, omicidi gratuiti a sangue freddo. Il campionario di nefandezze della coppia protagonista, a cui si aggiunge suo malgrado il vile e idealista tenentino, è il peggio che si possa immaginare.

A poco servirà il tentativo di redenzione aiutando gli abitanti di un piccolo villaggio vessato da una banda di messicani: troppo poco e troppo tardi.

Al lettore stabilire se il prezzo da pagare del titolo sia corretto o meno, pesando sulla bilancia i fatti narrati.

Stona decisamente il finale che, nel suo “colpoditeatrismo” esasperato, era quanto di più banale e prevedibile vi fosse.

Paolo Bacilieri dimostra di trovarsi a suo agio anche nel genere western, con il suo caratteristico stile grafico che ben rappresenta tutte le situazioni presentate dalla storia.

Le Storie n.32
“Ex Tenebris”

In episodi come il presente Ex Tenebris, il confine tra citazione ed omaggio si fa davvero sottile, tanto è manifesta l’ispirazione dell’autore verso l’opera di riferimento: in questo caso, si tratta del famoso romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa.

Il monaco studioso e il suo novizio, il mistero della biblioteca, finanche la contadinella che, qui come lì, seduce il novizio, insomma tutto è fatto per richiamare il celebre romanzo Premio Strega del 1981.

Giovanni Di Gregorio, anziché indugiare sulle tinte gialle del libro come fece il film che ne venne tratto, esplora la parte più demoniaca del contesto, rileggendo il tutto in chiave orrifica.

Sparisce totalmente la follia dell’inquisizione a favore di un altrettanto folle quanto inutile crociata contro la pericolosità e la diffusione delle idee, per via della perversione diabolica che si nasconderebbe al loro interno.

Su questo aspetto il protagonista di questa storia, frate Raimondo, non ha certamente nulla in comune con il Guglielmo da Baskerville di Eco.

Per quanto riguarda il reparto grafico, fa il suo esordio in Bonelli Christopher Possenti – autore con all’attivo una collaborazione con Star Comics – che se la cava bene, con un particolare tratteggio fittissimo che dona la giusta dose di inquietudine alla storia.

Di contro, non sempre i personaggi sono immediatamente riconoscibili e, in alcune tavole, gli sfondi si confondono con la scena in primo piano.

Le Storie n.33
“La grande madre”

Nel giugno 2015 esce La grande madre, con ai testi Lorenzo Calza, da anni in Bonelli e autentica colonna di Julia. Non può quindi mancare il giallo in questo episodio, mischiato però con il sovrannaturale e con il mistery.

Stockwell, cittadina sperduta da qualche parte nel nord America, è una piccola Twin Peaks che, sotto una fitta e gelida coltre di neve, nasconde un passato tragico e angosciante.

Quando misteriose sparizioni e inspiegabili quanto cruenti fatti di sangue iniziano a colpire la comunità, il passato ritorna a galla, coinvolgendo soprattutto lo sceriffo Spike Trudell, il quale dovrà mettere ordine nei suoi sentimenti e affrontare le sue paure più profonde.

Una storia gradevole e, tutto sommato, coinvolgente – anche se l’enorme quantità di temi trattati ne mina colpevolmente la riuscita. Oltre al giallo, l’autore inserisce infatti nella storia cospirazioni politiche, fantasmi, il tema ecologista, lo sfruttamento dei nativi, finanche entità un po’ umane e un po’ animali.

Arrivati al non memorabile finale, si rischia di perdere il filo della storia e non tutti i fatto emergono con la dovuta chiarezza.

Francesco Bonanno – dopo un passato di intensa attività svolta per Star Comics – consegna un buon lavoro, districandosi bene con la raffigurazione grafica dei tanti personaggi presenti nella storia.

Le Storie n.34
“L’innocente”

Il trentaquattresimo numero, L’innocente, vede il debutto assoluto come sceneggiatore di Gianmaria Contro, da anni in Bonelli dapprima come redattore e assistente del curatore e infine curatore egli stesso a partire proprio dalla collana “Le Storie”. E lo fa in modo convincente, presentando una tetra e inquietante vicenda ambientata in un piccolo borgo perso nella campagna inglese della prima metà dell’Ottocento.

C’è tanto Edgar Allan Poe in questa storia, dove la tematica della morte la fa da padrone, specie nelle sue connotazioni più misteriose e oscure: rianimazione dei cadaveri, sepoltura dei vivi, decomposizione delle salme, tutto dona quel gusto del macabro tale da poter etichettare il racconto come una sorta di “zona del crepuscolo” di dylandoghiana memoria.

Lady Kilgorne è figura davvero affascinante, tanto da incuriosire sempre di più durante la lettura per capire cosa si nasconde dietro quella maschera di glaciale freddezza e indifferenza alla vita stessa.

Ottimo anche il lavoro di Francesco Ripoli, che con uno stile acquerellato molto suggestivo dona alla storia un sapore retrò azzeccatissimo, dimostrandosi abile sia nei primi piani dei personaggi che nelle ambientazioni tipiche dell’epoca, come l’antico e sinistro maniero, le pittoresche vie del borgo e lo spettrale cimitero.

Le Storie n.35
“L’abisso”

Con L’abisso, Mauro Boselli confeziona una storia di pirati cupa e tetra, dove l’aspetto avventuroso scompare quasi subito per lasciar posto ad atmosfere orrifiche à la Lovecraft.

L’autore milanese dalla lunghissima esperienza in casa Bonelli, nonché curatore di Tex, crea un folto numero di personaggi ben delineati e mossi con maestria nell’universo piratesco, tra i classici cliché di genere e qualche efferatezza di troppo.

Quando le tinte horror iniziano ad invadere pesantemente il racconto, la storia vira verso lidi tenebrosi, dove la follia, la malattia e la violenza la fanno da assoluti padroni.

Peccato però che l’autore esageri nell’eccessiva ricchezza dell’intreccio e nei dialoghi eccessivamente verbosi e regali un finale che definire frettoloso e malriuscito è dir poco: una soluzione di comodo che lascia un forte senso di incompiuto, a cui si aggiunge sempre nell’epilogo una scontata citazione del Nietzsche più omaggiato di sempre.

Molto belle le tavole di Luca Rossi, sempre funzionali all’economia del narrato, con il giusto livello di dettaglio ma che sanno essere anche graffianti ed evocative. Di grande impatto la splendida splash page che regala nel finale.

Le Storie n.36
“Lysierum”

Torna a far capolino la fantascienza con Lysierum, a firma Alberto Ostini, autore di lungo corso con all’attivo sullo stessa tema numerosi albi di Nathan Never e Legs Weaver.

La storia si rifà al versante distopico, quello in particolare che ha riferimenti bibliografici come Il mondo nuovo di Huxley, La fuga di Logan di Nolan/Johnson e, soprattutto, Blocchi di Bordewijk.

Insomma, un filone narrativo in cui si è detto tutto e il contrario di tutto: da questo punto di vista il racconto di Ostini non offre davvero nulla di originale – e forse non era nemmeno intenzione dell’autore farlo.

Nonostante la perfetta schematizzazione della trama, la storia è gradevole e in generale apprezzabile, anche se soffre di una certa scolasticità di fondo ed è penalizzata da un finale debole e troppo buonista.

I disegni sono opera di Leila Leiz, autrice francese che si affaccia per la prima volta sul mercato italiano. Giudizio che rimane un po’ nel limbo, con tavole funzionali al tipo di storia (vedi l’assenza o quasi di sfondi) ma dotate anche di un’essenzialità e sintesi del tratto quasi esagerati.

Le Storie n.37
“Abissinia!”

Fa il suo debutto nella collana un altro pezzo da novanta, Claudio Nizzi, per tanti anni autentica colonna di Tex.

Il suo Abissinia! si prefigge di ripercorrere l’avventura coloniale italiana sotto la dittatura fascista, inserendo al suo interno una storia di amore, gelosia, amicizia e tradimento.

Storia classica che più classica non si può, condotta però stancamente e in linea con le ultime scialbe produzioni texiane dell’autore di Fiumalbo. Davvero poco da salvare: personaggi totalmente stereotipati, quali il ricco entusiasta della guerra per risollevare il ferito onore italico e il povero dubbioso, perché “in fondo che colpe hanno gli abissini per farci la guerra?

Il triangolo amoroso è quanto di più telefonato ci sia e ha uno sviluppo da telenovela sudamericana tanto è piatto e insipido.

Non si salvano nemmeno i dialoghi, forzati e innaturali, a cui occorre aggiungere un finale perfettamente in linea con la banalità della trama.

Discreto il lavoro grafico di Emiliano Tanzillo, anche se la mezza tinta utilizzata ed inserita in una storia come questa fa tanto fotoromanzo anni ‘70.

Le Storie n.38
“Ramsey & Ramsey”

Torna sulle pagine de Le Storie la Londra vittoriana, questa volta come sfondo di Ramsey & Ramsey, quinta prova di Alessandro Bilotta.

Incrociare Jack lo Squartatore con Dr.Jekyll e Mr. Hyde è operazione ardita e a rischio flop altissimo: ma Bilotta, da abile e ormai consumato autore, ne ricava una storia intrigante, in cui la trama è semplice strumento al servizio di personaggi ambigui e indecifrabili.

Sono proprio loro a risaltare in modo netto rispetto alle vicende delittuose che si susseguono una dopo l’altra dove, all’interno di un quadro malato e malsano, la follia incrocia la ferocia senza possibile via di fuga.

Per ognuno dei protagonisti, l’autore fa emergere la loro molteplice natura, insistendo sul tema del doppio nelle sue differenti sfaccettature e regalando a tutti un pesante lato oscuro, sviluppando un dramma psicologico ai limiti della schizofrenia.

Scordarsi il lieto fine, che con Bilotta non c’è mai.

Michele Bertilorenzi, al suo debutto per Bonelli, offre una buona prova; nei primi piani ricorda il tratto di Ambrosini mentre sa rendere in modo convincente e più personale gli scenari inquietanti che si nascondono nelle nebbiose strade di Londra.

Le Storie n.39
“Neogenesi”

Neogenesi si colloca sul versante fantascientifico, presentando un futuro pre-apocalittico, dove il genere umano subisce una misteriosa mutazione che porta gli individui ad uno stadio di regressione, con istinti primari simili a quelli animali.

Uno scenario da incubo, dove la reazione del genere umano è innanzitutto quella violenta e repressiva, non a caso sostenuta dai quadri militari, con il preciso scopo di sterminare tutti i cosiddetti regrediti, senza rinunciare alla barbarie tipica di questi casi. Una parte cerca invece di approcciare il fenomeno con lo studio e la ricerca scientifica, senza rinunciare alla propria umanità; nel mezzo chi tenta di continuare a vivere la propria vita come se nulla fosse cambiato.

Un soggetto interessante quello dell’autore Carlo Ambrosini, sviluppato molto bene soprattutto nella prima parte. Forse un pò affrettato il finale, con le ultime pagine francamente superflue.

Ai disegni non c’è Ambrosini ma è come se ci fosse, tanto è simile il tratto di Giulio Camagni, non a caso suo ex allievo e già all’opera nelle sue creazioni  Napoleone e Jan Dix.

Le Storie n.40
“I sogni dei morti”

Un albo tutto al femminile questo I sogni dei morti, che segna il ritorno ai testi di Paola Barbato e presenta ai disegni Anna Lazzarini, già al lavoro su Legs Weaver e Agenzia Alfa.

Femminile è anche la protagonista di questa storia, Shannon Butler, giovane con facoltà paranormali che le permettono di rivivere i sogni dei defunti. Un dono inquietante, ma accettato quasi con piacere dalla ragazza, in quanto le permette di uscire dalla quotidianità triste e noiosa di uno sperduto paesino del Galles, al fianco di una madre anaffettiva che specula sulla straordinaria dote della figlia e con un padre assente che conduce una doppia vita lontana da lei.

È una figura pienamente riuscita quella della protagonista che, sotto una scorza di indifferenza, maschera un disperato bisogno di affetto e comprensione, all’interno di una comunità chiusa che al bisogno si serve del suo potere, ma che in fondo la giudica come quella diversa da cui stare alla larga.

La storia inizierà a virare sul giallo quando, suo malgrado, la giovane sarà testimone di un brutale omicidio e si troverà a dubitare di tutti, finanche di sé stessa.

L’ambigua conclusione lascia una sensazione spiacevole, in linea coi finali poco consolatori tipici della Barbato.

Bella la prova della Lazzarini, con tavole ben curate e personali.

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Stefano Paparella

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