Il soggetto imbastito da Sergio Badino si presenta sulla carta molto interessante: si va dalle vicissitudini della casata d’Asburgo-Lorena (dalla più famosa Sissi al figlio Rodolfo, passando per il cugino Ludwig, detto “Re Cigno”) ai neonazisti, dai Krampus al “Nido dell’aquila” (celebre rifugio di Hitler sulle Alpi bavaresi), da Madame Blavatsky a Rasputin, dalla verità storica a quella mysteriosa. Eppure la tenuta dell’impianto narrativo affonda sotto il peso di queste stesse premesse, complice una sceneggiatura non all’altezza, elongata oltre misura, verbosa in maniera spesso e volentieri gratuita, nonché viziata da una serie di spunti che alla fine non vanno da nessuna parte.
Martin sta effettuando in Baviera le riprese esterne per una puntata presumibilmente incentrata sugli Asburgo-Lorena e dice a Java che l’argomento trattato si muoverà progressivamente verso binari più in linea con lo spirito del suo programma… salvo che poi questo non avviene.
Nel dedalo di gallerie che attraversano la montagna su cui sorge il suddetto Nido vengono trovate delle carte relative al principe Rodolfo… salvo che poi non si capisce se queste avranno un valore in sé oppure no.
Testi che potrebbero gettare luce su buona parte della storia recente sono custoditi nella classica biblioteca retta da monaci… salvo poi che l’importanza di detti testi viene gestita nella storia con più superficialità rispetto a come lo stesso espediente è stato trattato in molti altri casi nella ultraquarantennale storia della testata (basti anche solo pensare al numero 1).
Gli esempi potrebbero continuare, ma ci si astiene per decoro… salvo poi ricordare che anche gli stessi titoli dei due albi – o meglio, delle due puntate in cui è suddivisa la vicenda sono del tutto fuorvianti rispetto alla reale direzione che questa prende. A questo proposito va doverosamente ricordato che il secondo albo contiene un omaggio al recentemente scomparso Alfredo Castelli.
Il focus vero e proprio della storia si palesa faticosamente solo in una fase avanzata della narrazione, la quale arranca tra sequenze non sempre ben collegate tra loro. Chi ha un po’ di pratica con le date storiche arriva abbastanza presto a capire il plot twist, e a maggior ragione risente della difficoltà insita nell’incedere degli eventi. Se è pur vero che l’autore ha voluto prendersi il suo tempo per costruire opportunamente un senso di climax, la stesura tradisce a più riprese un’eco boselliana che così poco si addice al Detective dell’Impossibile.
Il tratto di Antonio Sforza ben si attaglia all’atmosfera da feuilleton che caratterizza le sequenze ambientate a fine ‘800, ma altrettanto non si può dire per quelle ambientate ai giorni nostri: la sua mise en place continua a tradire un certo qual senso di staticità, nonostante si apprezzi il tentativo di emanciparsi dagli ascendenti rappresentati da Romanini e, prima ancora, da Magnus. La gestione della tavola non offre, nel bene e nel male, divagazioni o sperimentazioni – non che uno si aspetti di vedere epigoni di Sorrentino, anche se a volte esaltare in maniera coerente i testi attraverso soluzioni grafiche meno convenzionali non sarebbe una cattiva idea.
Ancora una volta emerge quindi la sensazione di una gestione non ottimale delle pagine a disposizione: al di là delle continue divagazioni della sceneggiatura di cui prima si è detto, l’impressione rimane che anche letteralmente la metà delle pagine sarebbe bastata per racchiudere, e meglio amalgamare, tutti gli spunti disposti sulla tavola. L’idea centrale non è malvagia, ma anche lì, data la caratura del personaggio cui si va a puntare, sarebbe stato consigliabile/necessario ricercare anche un minimo di coerenza con quanto già detto su di lui nel corso di (tante) altre storie mysteriane più o meno centrate sullo stesso tema.
Rimane quell’unico guizzo di consapevole autoironia quando, nel cuore della montagna, Martin dice “Spero solo che non si tratti di un’arma segreta nazista. Sarebbe terribilmente banale, e rimarrei deluso…”.
Non rimane quindi, nel bene come nel male, che replicare alla stregua di Java con un “Mgh!”
Martin Mystère
n.409 “Sulle tracce del Re Cigno”
n.410 “L’Uomo del Mystero”
di Sergio Badino e Antonio Sforza
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€ cad.
Sergio Bonelli Editore, Marzo/Aprile 2024