Le Storie Bonelli n.81-100: vita, morte e miracoli della serie di Via Buonarroti

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A distanza di circa 7 anni dalla prima uscita in edicola, la collana Le Storie inizia il countdown che la porterà al fatidico numero 100, traguardo che coinciderà con la sua chiusura, almeno per ciò che riguarda la forma originaria con cui era nata.

Nell’ultima ventina compresa tra i numeri 81 e 100 – pubblicati nel periodo da giugno 2019 a gennaio 2021 – gli albi autoconclusivi saranno solo una manciata. Con storie suddivise in più albi ritornano alcuni character bonelliani come Napoleone, Legs e Cassidy, tutti con episodi inediti pensati per essere pubblicati altrove e successivamente dirottati qui.

Evidentemente a corto di numeri, si ricorre anche a racconti già editi come “Hollywoodland” e “Keller”, pubblicati precedentemente in volume e ora inseriti nella collana divisi in tre albi ciascuno.

Se la riproposizione di avventure di personaggi già noti può essere l’occasione per incuriosire e stimolare nuovi lettori ad approfondire la loro conoscenza – oltre che un piacevole ritorno per chi li seguiva già – resta discutibile che inserire albi già proposti in altra forma è solo un modo per arrivare alla chiusura con il prefissato numero 100.

La collana, in modo poco comprensibile, proseguirà poi dal numero 101 ribattezzata in “Le Storie Cult”, ripubblicando solo vecchio materiale della casa editrice e confondendosi con altre iniziative del genere attuate negli ultimi anni dalla Sergio Bonelli Editore.

Una forma diametralmente opposta rispetto a quella di partenza.

Un finale un po’ amaro per una collana che ha saputo regalare diversi episodi notevoli, oltre ad alcune gemme vere e proprie, anche se le alte aspettative iniziali sono state mantenute solo sporadicamente e – col tempo – sempre meno.

Al lettore stabilire se alla fine il famoso bicchiere risulti mezzo pieno o mezzo vuoto.

Le Storie n. 81-82-83
“Napoleone”

A distanza di 13 anni dalla chiusura della serie ritorna Napoleone, l’albergatore entomologo svizzero creato da Carlo Ambrosini, protagonista di una lunga avventura divisa in tre albi dal titolo Le ali di Allegra, La signora Robinson e L’inferno in cielo.

L’autore riprende in toto le atmosfere proprie del personaggio, intrecciando il giallo con temi più personali che scavano all’interno dei protagonisti, aggiungendo la classica ambientazione onirica.

Gli anni passati dall’ultimo numero pubblicato si fanno vedere anche sui personaggi di carta: Napoleone è visibilmente invecchiato e Allegra è ormai una donna.

Nel primo albo, Ambrosini (autore di tutti i testi e qui anche dei disegni) indugia proprio sul rapporto tra i due, dalle classiche dinamiche padre e figlia – nonostante non esista una reale parentela – a quelle più conflittuali e ambigue ai limiti del patologico.

Ricomparirà poi l’arcinemico di Napoleone, ovvero il Cardinale, protagonista nei successivi due numeri dove prima la parte investigativa e poi l’azione vera e propria saranno preponderanti rispetto agli altri contorni della vicenda.

Il secondo numero (con il sempre bravo Paolo Bacilieri ai disegni) risulta meno coeso e in definitiva meno riuscito, anche se non privo di interesse.

L’albo conclusivo (con la parte grafica curata in modo eccellente da Giulio Camagni) desta alcune perplessità per come chiude la storia e per la poca chiarezza con cui sono stati ignorati certi nodi della trama. Va poi rilevato che il contesto svizzero si lega davvero a fatica con quello finale brasiliano.

Riassumendo, questo trittico risulta comunque interessante e piacevole da leggere, soprattutto per il  classico stile raffinato ed elegante di Ambrosini.

La prima delle tre storie funziona meglio anche perché fa leva sulla nostalgia del lettore storico che ritrova, con piacere, i vecchi personaggi.
Lo stesso meccanismo non ha invece effetto sul lettore nuovo che deve “accontentarsi” di una struttura forse troppo intimista e collaudata che può, ovviamente, parere ostica.

Le Storie n.84
“Il prisma oscuro”

Fa il suo esordio in campo fumettistico Maurizio Principato, giornalista, saggista, critico musicale e nota voce dell’emittente milanese Radio Popolare, prematuramente scomparso nell’aprile 2021 per un incidente stradale.

Appassionato di fumetti, riversa in questo Il prisma oscuro il suo amore per la musica con il tema portante della vicenda, incentrata per lo più sulle gesta criminali di un serial killer.

Non è difficile scorgere i tratti dello stesso autore nel protagonista Luca Moroni, esperto di musica di un quotidiano milanese: ci si imbatte quindi nei cliché del collaboratore mal pagato, utilizzato come tappabuchi per servizi che nessun altro vuol fare e fanatico di una materia (la musica, specie quella contemporanea) poco conosciuta e ancor meno apprezzata da parte dei colleghi. Ma quando casualmente avrà l’occasione di seguire gli omicidi seriali di un pazzo criminale, ne rimarrà totalmente coinvolto sia emotivamente che fisicamente.

Se il soggetto stimola la curiosità, il suo sviluppo è penalizzato dalla mancanza di ritmo, da troppe casualità sospette, dialoghi verbosi e personaggi poco e mal caratterizzati (vedi il capitano Valabrega, potenzialmente interessante, relegato tuttavia a poco più di una macchietta).

Ma è tutta la storia che si regge in piedi a fatica, partendo da un presupposto totalmente insensato e inserendo un po’ a caso nella trama una misteriosa organizzazione segreta che tesse le fila di un fantomatico reality show della morte.

Quando si scopre che l’assassino cita ad ogni omicidio una canzone di “The dark side of the moon” dei Pink Floyd perché ispirato dalle gesta del protagonista di un romanzo che, a sua volta, uccide utilizzando come guida le canzoni di “Physical Graffiti” dei Led Zeppelin, non può che scatenarsi l’effetto comico.

Non delude invece Max Avogadro, autore di un’ottima prova ai disegni e ormai una vera e propria sicurezza.

Le Storie n.85
“L’uomo temperato”

Il numero 85 L’uomo temperato vede ai testi un altro debutto assoluto, Chiara Rufino, presentata nel redazionale come aspirante storyteller che si è fatta conoscere all’interno di un laboratorio inerente la narrazione fumettistica della Scuola di Scrittura Creativa Holden di Torino.

Il thriller imbastito dalla giovane autrice non è privo di difetti, con una trama che regge fino ad un certo punto e l’inserimento di troppe tematiche all’interno delle 110 pagine dell’albo (ad esempio la xenofobia ci entra davvero a fatica).

Lo stesso significato del titolo e il fatto riprodotto dall’immagine di copertina rappresentano all’interno della vicenda forzature davvero grossolane.

Nonostante tutto la vicenda si mantiene interessante, con un approfondimento psicologico dei personaggi ben eseguito e dialoghi all’altezza.

A questo si aggiunge un finale che, nell’inevitabile tristezza della situazione, riesce a sfumare il dramma narrato donando a tutti i protagonisti quella pace interiore a lungo cercata.

Un lavoro che, sempre come recita il redazionale, fa intravedere “interessanti potenzialità” e si mantiene comunque più che decoroso dall’inizio alla fine.

Completano questo albo i disegni di Matteo Mosca che consegna un lavoro senza particolari pregi e senza particolari difetti.

Le Storie n.86-87-88
“Keller”

Dopo l’uscita in volume in libreria nell’aprile del 2018, all’interno della collana “Gli Inediti”, viene riproposto ne Le Storie Keller, una vera epopea gangster a firma Luigi Mignacco.

Il volume viene diviso opportunamente in tre albi, intitolati Un volto due vite, Gangster Story e Musuraca.

Siamo nell’America degli anni Venti e Trenta, quella che passa dal proibizionismo alla grande depressione, dove è difficile distinguere la legalità in ogni aspetto della società, specie in un contesto dove la corruzione è all’ordine del giorno.

L’ispirazione ai classici del genere è evidente, da pellicole che hanno segnato la storia della settima arte come Scarface, Gli intoccabili, Il padrino fino ad arrivare a produzioni più recenti come Era mio padre e, seppur con ambientazione del tutto diversa, A History of violence.

Una vicenda che, da subito, cattura il lettore per il mistero che racchiude unito alla furia cieca di uomini che non conoscono altro linguaggio che quello della violenza. Vale anche per chi quel passato criminoso ha cercato di seppellirlo invano dietro una facciata umile e discreta, come Tom Keller, il protagonista di questa storia.

Perché quel passato ha urgenza di tornare e fargli rivivere quella lunga scia di sangue che si porta dentro. E da lì in poi il mite benzinaio ritornerà ad essere Kid Carter, il temuto e micidiale killer che nel suo percorso di vendetta non farà sconti a nessuno.

Mignacco è davvero bravo nel seminare indizi, repentini cambi di prospettiva, insinuare dubbi su chi sia realmente Keller, all’interno di un climax di violenza sempre più efferata che si divide tra il presente e i flashback del passato.

Un lungo viaggio di morte che terminerà nell’unico modo possibile, in un’amara conclusione suggellata dalle parole del giovane figlio del protagonista.

Ad una sceneggiatura più che convincente fa il paio la splendida prova di Paolo Raffaelli, fuoriclasse del bianco e nero.

Eccellente la sua gestione dei salti temporali con i conseguenti cambiamenti di ambientazione e fisionomia dei personaggi. In particolare risulta notevole la rappresentazione di oggetti, città e soprattutto automobili che tra i due decenni in cui è ambientata la storia hanno differenze sensibili, ben evidenziate dal disegnatore.

Le Storie n.89
“La giungla nera”

Davvero sorprendente ritrovare una nuova sceneggiatura di Paolo Morales a così tanti anni di distanza dalla sua morte. Probabilmente il ritardo della sua pubblicazione è dovuto al lungo lavoro occorso al disegnatore per completarlo, unito ad esigenze editoriali non particolarmente pressanti.

Salgariano nel titolo piuttosto che nel tema avventuroso vero e proprio, questo La giungla nera è un bel poliziesco ambientato nella Calcutta della seconda metà dell’Ottocento.

Il giovane ispettore Cuthybeart si troverà ad affrontare un’indagine su misteriose sparizioni di giovani fanciulle, con sullo sfondo il profondo razzismo della società inglese coloniale del tempo.

Verrà affiancato nella risoluzione del caso da un’insolita coppia, un malese ed un portoghese ben noti ai lettori coi nomi di Sandokan e Yanez!

La loro impostazione simpaticamente caricaturale riesce a distendere i frequenti momenti drammatici della trama, anche se il duo si dimostrerà particolarmente sanguinario nel cruento epilogo.

Risulta indovinata anche la scelta del lieto fine, non banale e tutt’altro che scontata.

Eccezionale il lavoro di Dante Spada che trasmette perfettamente al lettore l’avvincente racconto ideato da Morales. Le curatissime mezzetinte utilizzate donano un effetto realistico che ben si sposa con l’ambientazione della storia e i tanti personaggi che la compongono sono sempre perfettamente riconoscibili.

Una prova davvero da applausi e che giustifica pienamente i lunghi tempi della sua lavorazione.

Le Storie n.90-91-92
“Cassidy”

Più che di un recupero, per Cassidy si potrebbe parlare di resurrezione.

Il personaggio ideato da Pasquale Ruju, protagonista dell’omonima collana terminata nell’ottobre del 2011, riprende vita oltre otto anni dopo la sua morte, con alcune avventure che ripercorrono un periodo non narrato nella serie. Una sorta di prequel che si ricollega in parte con i fatti immediatamente successivi a quelli proposti dal finale dell’ultimo albo.

Difficile riprendere il clima dell’America anni Settanta ben rappresentato in origine, con i suoi omaggi musicali e cinematografici: difatti questi tre albi non ci riescono minimamente, rimanendo ancorati ad un certo effetto nostalgia con storie poco incisive che vivono su temi alquanto banali.

Già l’incipit pare decisamente forzato, con i due federali che hanno dato per mesi la caccia a Cassidy che, chissà per quale motivo, riesumano alcuni cold cases che hanno visto coinvolto lo stesso fuorilegge.

Da qui vengono narrati alcuni episodi passati in cui Cassidy e i suoi tre fedeli compari affrontano diverse situazioni in contesti criminosi, punendo i cattivi di turno e riportando una sorta di giustizia terrena.

Una specie di A-Team che, senza troppo sforzo e senza grandi patemi, porta a casa il risultato che si prefigge dando quell’idea di “onesti criminali” duri e puri, che ispirano simpatia e ammirazione.

Un quadro banale e poco significativo, con storie che lasciano il tempo che trovano e un protagonista che va avanti col pilota automatico.

C’è davvero poco del fascino degli episodi passati. La serie aveva un senso compiuto a partire dal suo incipit con l’incontro tra Cassidy e il bluesman, percorrendo tra mille peripezie il suo cammino di vendetta e concludendosi in modo spettacolare e persino commovente; questa coda, al contrario, risulta un corpo totalmente estraneo e poco interessante.

Il reparto grafico vede all’opera un nutrito numero di disegnatori: Paolo Armitano, Gianluigi Gregorini ed Elisabetta Barletta erano già stati protagonisti nella serie madre, mentre Tommaso Bianchi e Ivan Zoni sono delle gradite new entries.

Nonostante gli stili completamente differenti, il loro lavoro ben si amalgama nelle pagine scritte da Pasquale Ruju.

Le Storie n.93-94-95
“Hollywoodland”

Dopo l’uscita in volume dell’anno prima, viene proposta in tre albi separati Hollywoodland, opera di Michele Masiero – direttore editoriale della casa editrice.

Si tratta di una crime story abbastanza classica, con sullo sfondo la giungla hollywoodiana di fine anni Venti, in cui dietro la fama e la visibilità, i lustrini e le paillettes si nasconde il fango dell’ipocrisia e della vacuità.

Danny Winter è colui che, al soldo del potentato dello star system, deve coprire proprio quel fango, facendo da balia a starlettes oltremodo disinibite e punendo giornalisti gossippari troppo curiosi.

L’esatto opposto del brillante e scaltro fratello Monty, vera e propria nemesi di Danny, irreprensibile tutore della legge, allietato da un felice matrimonio e dall’arrivo di un erede.

Un inaspettato – quanto tenero – amore risveglierà in Danny un lato umano che nemmeno lui ricordava, sepolto da troppo tempo sotto la violenza e la brutalità di cui era ricoperto.

Come già proposto da innumerevoli opere su carta e sul grande schermo, Masiero calpesta i miti e le leggende dell’epoca, scoprendo il lato più oscuro della mecca del cinema, tra scandali sessuali e finanziari, potenti mafiosi e piccoli delinquenti, corruzione e violenza diffusa.

Un quadro decisamente cupo che ben si innesta in una fase cruciale dell’industria cinematografica (come il passaggio al sonoro parlato) e storicamente importante per l’intera società americana avvolta nel proibizionismo e nei postumi della prima guerra mondiale e che avverte già i prodromi della grande depressione.

Nella sostanza, però, l’opera non è esente da evidenti difetti, come la tardiva messa a fuoco delle personalità dei due fratelli (il flashback dell’infanzia dei due arriva solo nelle ultime pagine) e l’indecisione a quale filone narrativo dei tanti proposti dare maggiore enfasi.

Alcuni passaggi sono tirati via di gran fretta, non dando così modo al lettore di metabolizzare gli snodi tra una situazione e l’altra.

Ai disegni un autore di notevole prestigio come Roberto Baldazzini, noto per i suoi comic book erotici, che presta il suo segno nitido ed estremamente intellegibile alla lunga storia scritta da Masiero.

L’artista è bravo nell’adattare la sua linea chiara al genere noir narrato e nel rendere con efficacia l’ambientazione dell’epoca. Forse con così tante pagine il suo stile può risultare un po’ monocorde, appoggiandosi ad un’esattezza geometrica che alla lunga ne scalfisce il risultato finale.

Le Storie n.96-97-98
“Legs Weaver”

Legs Weaver, personaggio nato da una costola di Nathan Never, è stata protagonista di una serie a lei dedicata pubblicata per 119 numeri dal 1995 al 2005.

Torna a quindici anni di distanza con tre albi su Le Storie, cercando di riannodare i fili col passato e presentando una nuova acerrima nemica, Ellissi, spietata criminale che ha colpito Legs nel profondo dei propri affetti.

Seguendo un percorso di approfondimento psicologico, la prorompente eroina dovrà fare i conti con i traumi del passato e cercare così di rimarginare le ferite che si porta dentro.

Queste nuove avventure di Legs non sembrano un esperimento particolarmente riuscito.

Antonio Serra (coadiuvato nei testi dei primi due albi da Mirko Perniola) imbastisce una trama che tra accenni di rottura della quarta parete, continui flashback e dialoghi piuttosto verbosi fatica davvero a decollare.

In definitiva manca proprio la scintilla che inneschi la curiosità nel lettore, sembra tutto costruito per stupire senza riuscirci (comprese le tavole esplicitamente erotiche).

Dopo questa partenza davvero stentata, la narrazione va in crescendo dando anche qualche nuova e originale connotazione alle origini del personaggio.

Finale consolatorio, che abbonda troppo di retorica.

Una storia che si può definire in linea con la serie madre: un discreto potenziale con buone intuizioni affossate da una serie di banalità che vorrebbero donare leggerezza ma generano per lo più imbarazzo.

Le tante mani che si sono suddivise i disegni (Francesca Palomba, Michela Da Sacco, Mariano De Biase, Maurizio Gradin e Mario Jannì) non sempre riescono ad essere convincenti ed il loro continuo alternarsi non giova particolarmente alla lettura.

I migliori risultati sono quelli delle tavole ambientate nello spazio mentre il resto risulta spesso freddo, anonimo e dall’effetto un po’ troppo adolescenziale.

Le Storie n.99
“Il calzolaio del re”

Il calzolaio del re di Gigi Simeoni si immerge in lidi più volte frequentati da Le Storie, ovvero l’America dei gangster mafiosi italo-americani, dove i regolamenti di conti sono all’ordine del giorno e il controllo sui traffici illegali della città frutta denaro e potere.

Il giovane e scaltro Carlo Russo, figlio della Napoli proletaria sbarcato da pochi anni a New York, coltiva il sogno di ritrovare il padre emigrato anni prima negli States e di fare fortuna con la sua piccola impresa di fabbricazione di scarpe di lusso.

Fare affari col boss mafioso Turi Grieco porterà denaro ma anche imprevisti intrecci sentimentali e una dolorosa perdita affettiva.

Le pagine iniziali sono senz’altro le più riuscite, con il piccolo Carlo che – nello scantinato di Napoli in cui vive con la famiglia – sogna di diventare un grande artigiano della scarpa. Andando a bottega da un maestro burbero e affettuoso come don Miche’ (che ha le fattezze di Carlo Pedersoli in arte Bud Spencer), il ragazzino crescerà in fretta familiarizzando ben presto con gli arnesi del mestiere.

La vicenda poi segue un canovaccio abbastanza classico, dove il tutto scorre senza grandi impennate fino all’anonimo finale.

La storia, come riportato dallo stesso Simeoni nel redazionale, nasce per essere inserita nella collana “Romanzi a fumetti” e quindi con una foliazione decisamente maggiore rispetto al risultato finale. Questo spiega come diversi passaggi della storia siano accorciati oppure manchino del tutto, rendendo alcuni collegamenti difficili da decifrare.

Una compressione decisamente penalizzante per un racconto che avrebbe meritato maggiore approfondimento dei personaggi e una diversa cura nei diversi snodi narrativi.

Alle matite Alfredo Orlandi (per anni colonna di Lazarus Ledd e impegnato in Bonelli su Martin Mystère), che interpreta bene il canovaccio di Simeoni con il suo tipico segno realistico, dimostrandosi a suo agio anche nelle scene d’azione.

Le Storie n.100
“Finale di partita”

Gianmaria Contro, curatore della serie, si assume l’onere di scrivere l’ultimo albo de Le Storie, quello che chiude il ciclo di vita originario del progetto.

La storia – dall’emblematico titolo Finale di partita – è una sorta di metanarrazione in cui, davanti ad una scacchiera in riva al mare (che fa molto Bergman), due uomini decidono di improvvisare, innescando una partita libera da ogni riferimento tattico, “una partita sulla soglia tra immagine e parola per poter innescare un generatore di storie”.

E da qui prendono vita i racconti che compongono questo albo.

Non è difficile scorgere in quei due personaggi proprio Contro e Marcheselli, nel momento in cui decisero di varare un nuovo contenitore di storie senza un genere e un personaggio predefinito.

Questo albo cerca di riassumerne un po’ il contenuto, con quattro storie che spaziano dal mistery alla fantascienza, dal western alla pura avventura.

Il filo che le lega non è ben visibile, anzi, occorre un discreto sforzo di fantasia per vederci un collegamento, anche quando questo viene in qualche modo spiegato nel criptico finale.

Non sfugge nemmeno un certo compiacimento dell’autore nel proporre dialoghi ricercati e ridondanti, in cui si procede per metafore e frasi altisonanti.

In definitiva manca quella spontaneità che Contro aveva saputo instillare nei suoi precedenti racconti, mentre qui finisce con lo scrivere un albo troppo pretenzioso nel cercare di dare un senso compiuto alla collana di cui è stato curatore.

I disegni sono il frutto di un lavoro di squadra in cui ogni artista ha curato le tavole di una delle storie contenute. A fianco di nomi già al lavoro sulla collana come Tommaso Bianchi e Paolo Raffaelli si aggiungono Massimo Cipriani – già visto su Adam Wild – e Max Bertolini, veterano di casa Bonelli, impegnato soprattutto con Nathan Never.

Visto il diverso tratto dei quattro disegnatori manca una certa omogeneità complessiva, ma questo di per sé non rappresenta un difetto in una storia così particolare.

Stefano Paparella

"Quando il gringo incontra il messicano col coltello, il gringo è un uomo morto"

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