Guardare indietro per guardare avanti: il cammino verso le tre terne dedicate al primo nemico di Nathan Never
Un’analisi coerente della recente “terna di triple” con la quale Bepi Vigna ha passato in rassegna le origini di Aristotele Skotos, creando un vero e proprio mosaico che abbraccia circa un ventennio di storia neveriana, richiede di prendere in considerazione in maniera preventiva diversi elementi che caratterizzano la testata.
Il tempo
Dal punto di vista tecnico, la storia editoriale di Nathan vede una prima importante cesura con il Nathan Never n. 50 “La biblioteca di Babele”, che introdusse in chiaro una qualche datazione, facendo il paio con il coevo Almanacco “Storie di un futuro passato” che gettava luce sul catastrofico passato della Terra. Nessun altro esplicito riferimento temporale era stato più adottato. In questa saga, invece, sin dalla prima tavola gli anni trascorsi vengono dichiarati tutti, sfidando apertamente una delle principali leggi non scritte del fumetto, ossia quell’aleatorietà temporale entro la quale i personaggi si rifugiano per sfuggire all’invecchiamento. È pur vero che la storia del medium è costellata di opere in cui la pretesa di realismo è stata bellamente ignorata per i più svariati motivi, ma per i personaggi seriali il trascorrere del tempo è uno stigma per quanto possibile da esorcizzare, in maniera più o meno lecita. Rimanendo in casa Bonelli, i due casi emblematici sono, da un lato, Martin Mystère e l’escamotage delle misteriose “pillole”, lascito dello zio Paul; dall’altro, Nick Raider che da agente diventa tenente, si incanutisce leggermente e affronta invece il succedersi delle primavere a testa alta e muso duro.
Di Direzioni e Direttori
Viviamo però in un’epoca di forte “marvellizzazione”, dove i mega eventi si susseguono a catena: per Nathan, ciò si traduce in una sempre maggiore preponderanza di aspetti di fantapolitica in stretta continuity, quasi a voler chiudere i conti con le sottotrame in lista d’attesa, o rinvigorirle alla luce di nuovi criteri e nuovi parametri. “Continuità nel rinnovamento”, diceva Darver alla fine della cosiddetta “saga Alfa” che per prima andò a sconquassare le fondamenta del modo neveriano; forse proprio per imparare dagli errori del passato (la mai ben spiegata transizione da Reiser a Darver, nonostante le pezze successive), il gioco degli equilibri di potere a capo dell’Agenzia Alfa viene come azzerato in quel di Tergeste, e si arriva al tanto atteso quanto temuto momento in cui Nathan prende una volta per tutte le redini dell’Alfa – anche grazie al beneplacito dei “superiori occulti” su cui altri fiumi di inchiostro sarebbero da versare.
Completismi, revisionismi e origin stories
Skotos ci è sempre stato presentato come un avversario di spessore, che incarnava perfettamente l’ipocrita dicotomia “predicatore moralista/affarista e assassino senza scrupoli”, in fin dei conti in linea con tanta altra letteratura del genere. La complessità dei suoi piani si è disvelata lentamente, e ha assunto proporzioni sempre più mastodontiche, tanto quanto il dispiego di tecnologie e la possanza delle sue dimore – basti pensare alla sua “cittadella” in mezzo ai ghiacci, senza far menzione della sua bladerunneriana magione nella Città Est, dotata tra l’altro di un “ascensore per l’inferno” che la collegava con i più infimi recessi della megalopoli. Timide esplorazioni dei suoi pensieri sono state anche tentate, ma senza mai giungere ad una vera e propria decostruzione psicologica, per il semplice fatto che questa particolare derivazione narrativa non era ancora salita alla ribalta (quantomeno in Italia, e quantomeno per un certo tipo di fumetto mainstream).
Skotos/personaggio figlio quindi del suo tempo, e in quanto tale l’esigenza si sarà verosimilmente manifestata agli autori di riproporne una lettura “aggiornata”, andando a scavare nelle (a inventare delle) pieghe del suo passato per aumentarne post-mortem lo spessore, e continuare a usarlo come macguffin per garantire a Nathan e soci una simil-minaccia tale da poter continuare l’opera di cesellatura della squadra degli eroi. Tra l’altro, in questa stessa ottica sembra stare definendosi anche la figura di Mr. Alfa, all’epoca carismatica eminenza grigia intenta a contemplare la Terra (e anche un po’ di galassia intorno) come suo personale laboratorio di esperimenti, ed oggi inquadrata in maniera più prosaica all’interno di un complesso “grande gioco” di equilibri di potere.