Ricordando Skotos, pt. I

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Analisi del ciclo “Le origini del male”, Nathan Never 368/370

La prima, prevedibile domanda che ci si pone è “perché?”. Perché tornare a rimestare nei miasmi del passato, che per certo poteva essere dato per morto e sepolto? Perché riportare all’attenzione, tra l’altro a così lunga distanza di tempo, uno dei principali – se non IL principale – villain del protagonista eponimo della testata? 

 “Dopo la morte di Aristotele e l’arresto di suo figlio Kal, tutti i beni riconducibili alla famiglia Skotos sono stati posti sotto sequestro per garantire il risarcimento dei gravi danni causati dalle loro attività illecite. Ogni tanto, però, si scoprono loro nuove proprietà che puntualmente vengono confiscate.

Skotos è un personaggio su cui persistono ancora troppe ombre e vogliamo che l’Alfa ci aiuti a dissiparle.

Possiamo continuare a indagare per capire chi fosse realmente Aristotele Skotos…far luce sulle sue origini familiari, comprendere com’è iniziata la sua ascesa.

Dentro ognuno di noi ci sono domande che continuano a tormentarci…per questo non intendo rinunciare a quest’indagine.”

Al di là di quanto già detto, le premesse sulle quali Bepi Vigna ha provato ad affrontare questo – evidentemente per lui necessario – “elefante nella stanza” vanno ricercate nelle battute sopra riportate. Il pretesto giuridico, che ancora una volta testimonia della formazione forense di Vigna, è in realtà assolutamente verosimile, e a perpetrarne l’attuazione è appunto una procuratrice distrettuale, tale Angelina Terango da Tropical City. Da lì, la repentina manifestazione di un certo qual accanimento da parte sua nei confronti di Skotos è abbastanza palpabile; è qui che si annida l’innesco tanto cercato, che per quanto fievole ha ovviamente gioco facile su Nathan, dati i suoi trascorsi con il predicatore.

È chiaro che, trattandosi di una vicenda di vaste proporzioni, come dichiarato fin da subito nei redazionali, i punti di partenza sono più d’uno. Se quindi da un lato abbiamo il braccio accanito della legge che chiama in causa Sada Skotos e il figlio Kal Skotos, oltre a un non meglio identificato tatuaggio, dall’altro gli stessi Sada e Kal ricompaiono – il secondo come parodia di se stesso, la prima con una chiara serie di frecce al suo arco – e si inizia a scavare nel passato per sollevare il velo di mistero sul suddetto tatuaggio. In aggiunta, si riaccendono le luci della ribalta anche sul culto della Divina Presenza, che nel corso degli ultimi anni era tornato all’onore delle cronache solamente in relazione alla vicenda incentrata sull’enigmatica Angel, figura aliena in più di un senso, e i cui sviluppi sono anch’essi in sospeso da ormai quasi un decennio. L’attuale guida del culto da parte di una non meno enigmatica Prophetissa costituisce un ulteriore sasso lanciato nello stagno, origine di un’altra serie di circoli concentrici che ancora non incrociano gli altri fronti d’onda.

La peculiare orchestrazione della vicenda, strutturata su due piani temporali (il presente, con le indagini di Nathan & Co., e il passato, con le varie fasi della vita di Skotos), consente un efficace gioco di rimandi sulla breve e lunga distanza, e provvede a presentarci una storia, quella dell’orfanello Aris, che almeno in questa prima terna affonda a piene mani nella letteratura di genere, spaziando da David Copperfield a Oliver Twist, passando per Tom Sawyer e Harry Potter, pur con tutte le modifiche e i rimaneggiamenti del caso.

I “soliti noti” Romeo Toffanetti, Germano Bonazzi, Max Bertolini, Dante Bastianoni e Sergio Giardo si accollano l’onere di garantire un approccio visivo che stia al passo, capace in altre parole di rendere quella generale coerenza che, pur nelle diverse sfumature, Vigna persegue nel presentare la sua opera magna alle diverse generazioni di lettori che si cimentano nella lettura. 

Seguendo un ragionamento già affrontato per quanto concerne la stesura dei testi, anche per il comparto grafico si è assistito negli ultimi anni sulla testata a una sorta di “contrazione” della scuderia di nomi, con alcune firme della prima ora (quali Toffanetti o Bonazzi) o reclutate in periodi immediatamente successivi (Bertolini) che hanno aumentato in maniera vertiginosa i loro ritmi di produzione… Da sottolineare, a tale proposito, che Bertolini è l’unico in questa terna a occuparsi in un unico albo di entrambe le linee temporali. A questi si affiancano altri nomi storici (D. Bastianoni) ritornati “a bordo” dopo un’assenza più o meno lunga, e su cui si sta nuovamente puntando con una certa regolarità.

Discorso leggermente diverso per chi, come Giardo, già si produce nel ruolo di copertinista, riuscendo al contempo a garantire il suo contributo anche sulle canoniche 94 tavole – un po’ più di De Angelis, di certo in misura nettamente superiore a Castellini.

Era dunque necessario raccontare l’origin story di Aris(totele) Slamor/Skotos, per indurre il lettore a soffermarsi su una visione distorta del celebre “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”? Era necessario colmare (laddove non esplicitamente richiesto) i vuoti rimasti nella galassia Never-centrica?

Se è vero che della materia narrativa – così come accade classicamente per il maiale – non si butta via nulla, l’unica risposta plausibile che finora ci si può dare è che fornire nuove informazioni è sempre la base per delineare nuovi scenari. 

Se allora è vero che Skotos rientra verosimilmente nella vita di Nathan Never, secondo sentieri non diretti né immediati, in misura funzionale alla creazione di nuovi/rinnovati scenari, l’operazione ci lascia fondamentalmente con la medesima domanda di partenza: “perché?”

Sullo stesso argomento:
Aristotele Skotos: i prodromi del villain
Ricordando Skotos, pt. II
Ricordando Skotos, pt. III

Oscar Tamburis

Da sempre convinto sostenitore della massima mysteriana "L'importante non è sapere le cose, ma fare finta di averle sempre sapute"

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