Un ricordo di Luigi Piccatto

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Il mio primo approccio con Luigi Piccatto fu con Golconda, il Dylan Dog n.41 che mi iniziò allo splatter grottesco e sopra le righe di Tiziano Sclavi.
Il primo impatto con quel suo tratto marcato e deciso, quelle tinte scure e profonde – in un periodo in cui avevo da poco (ri)scoperto Howard Chaykin col suo American Flagg! – mi trasportarono alla perfezione nella voragine nonsense pensata da Sclavi.
Medesimo stupore e impatto la lettura di Cagliostro, Grand Guignol, I conigli rosa uccidono o Lo spettro nel buio e, da lì in poi, diventato lettore abituale della serie, ero felice quando scoprivo – sullo strillone in terza di copertina – che l’albo seguente sarebbe stato disegnato dal Maestro di Asti. D’altro canto alcune delle opere appena citate le abbiamo inserite anche nell’elenco delle nostre dieci storie essenziali di Dylan Dog.
Piccatto riusciva sempre, con la sua capacità di interpretare e tradurre in immagini le emozioni ed i vortici della sceneggiatura, ad emozionare il lettore limando la sempre complicata gestione della suspension of disbelief richiesta, in particolar modo da Sclavi.

Nato a Torino nel 1954, Piccatto ha cominciato a disegnare fumetti negli anni Settanta prima su Corrier Boy e poi su Lanciostory e Skorpio. Nel 1986 la svolta, con l’ingresso in Bonelli ed i disegni per gli albi sceneggiati da Tiziano Sclavi nel periodo più florido per la testata. Con la Sergio Bonelli disegnerà anche per Magico Vento, Zagor, Demian, Darwin e gli speciali su Groucho.

La sua prematura scomparsa, il 14 marzo di quest’anno, mi ha colpito fortemente e mi ha portato alla mente il piacere della scoperta della sua forza espressiva e le tante sue storie dylaniate che mi hanno accompagnato in questi anni.

Ma non solo, anche altre piccole cose, come il riconoscere la sua eredità nel tratto di Cristiano Spadavecchia sulle pagine di Brendon, ricordarmi dell’ultima pagina cambiata in Oltre quella porta (poi ripristinata nell’edizione Ristampa), gli Almanacchi della Paura e la sorpresa di ritrovarlo anche sulle pagine di Nathan Never.

Nonostante il suo tratto, negli ultimi anni, fosse diventato maggiormente spigoloso e asciutto, rinunciando alle sue sfumature più corpose e gore, forse un’eco di Mike Mignola, ho sempre continuato ad apprezzarlo ed a godere della sua arte.

Fino ad oggi.

 

Il nostro ricordo di Luigi Piccatto

Lo Special Sulla Tavola dedicato a Luigi Piccatto

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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