I grandi enigmi di Martin Mystère n.20 “Il flauto di Pan”

Martin in Spagna, per raccontarci una storia carica di superstizioni e creature magiche

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8.5/10
La mitologia entra a pieno titolo in questa storia di Martin Mystère e lo fa con grazia, attingendo alla cultura popolare di un piccolo paesino della Spagna.
Parliamo della storia Il flauto di Pan, che inizia alla fine del n.38 e termina dopo alcune pagine del n.40 della serie mensile.
 
Alfredo Castelli si affida a un’idea che arriva dalla mente di Sauro Pennacchioli (Topolino, Intrepido, IF, Skorpio) e sviluppa una struttura narrativa avvincente e con tocchi di magia, laddove quest’ultima deve essere intesa come un’immersione totale nella fantasia dell’uomo.
 
Ne scaturisce così un’avventura che porta la compagnia di Martin a viaggiare in Europa e assaporare il gusto per il surreale e il mistico.
 
Ci troviamo precisamente a sud della penisola iberica, nel villaggio di Bialas, in Andalusia, dove vivono pochissime persone, ambientate nella vita rurale e al séguito del parroco, un certo Padre Josè.
Parallelamente alla vita di campagna, poco distante dal paese, un’azienda statunitense ha iniziato i lavori per costruire una centrale nucleare e, parimenti, creare nuovi posti di lavoro per la gente del luogo.
La costruzione della grande centrale, però, inizia a subire strani ritardi dovuti ad eventi che esulano dalla razionalità dell’essere umano: piante che crescono in un batter d’occhio, tubi che arrugginiscono in una notte, scosse di terremoto in una zona non sismica e via discorrendo. Inquieto e preoccupato da questi eventi, il signor White (responsabile dei lavori) fa arrivare il BVZM per valutare la situazione, attingendo alla sua vasta esperienza in casi “quasi” impossibili.

Si capirà che le assurde situazioni sono messe in atto da Pan – una divinità della mitologia greca, strettamente legata alla natura e alla vita pastorale – per cercare di bloccare la costruzione della centrale e poter continuare a vivere nella natura incontaminata.

L’aspetto di Pan è alquanto singolare: viene descritto come una creatura metà uomo e metà capra, con corna, zoccoli, una folta barba e un corpo ricoperto di pelo.

Questa è l’iconografia più classica della sua rappresentazione e, nel nostro caso, anche Claudio Villa decide di rappresentarlo in egual modo. 
L’apparato di Villa è letteralmente ben sviluppato, con disegni impeccabili che non solo restituiscono la bellezza dei paesaggi dell’Andalusia, ma generano fisionomie dei personaggi che rendono questa storia tra le più peculiari del percorso professionale di Martin Mystère.
Da notare come Castelli (si veda anche la storia precedente, Scanners!) torni a parlare di nucleare nel giro di pochissimo tempo: evidentemente – ai tempi dell’uscita di queste due storie – l’argomento era in auge. 
Ricordo ancora che il disastro di Chernobyl avverrà solo un anno più tardi.
La narrazione de Il flauto di Pan tocca altri temi importanti, tra cui l’inquisizione, la storia antica, i primordi dell’ambientalismo e, inoltre, la religione.

Nel prossimo numero parleremo de La reincarnazione di Annabel Lee.
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Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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