I grandi enigmi di Martin Mystère n.16 “La camera del tempo” e “L’orrenda invasione”

Il BVZM si trova al MIT di Boston e dovrà affrontare delle zanzare assassine

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8/10
Se siete amanti dei film di serie B (i cosiddetti B-movies), allora dovete leggere questa avventura mysteriana. Il soggetto scritto da Alfredo Castelli è palesemente un omaggio a tutta quella cultura cinematografica di genere, con riferimento agli anni ’70-’80 o anche a film come Gli uccelli (1963) di Alfred Hitchcock, uno su tutti.
 
Martin si ritrova insieme ad altri scienziati al MIT di Boston per l’apertura della Camera del tempo, rimasta chiusa per un anno intero. All’interno di essa si trovavano diversi oggetti che avrebbero dovuto subire le conseguenze degli agenti atmosferici di 10.000 anni concentrati in 365 giorni.
L’esperimento risulta ben riuscito, ma coloro che sono presenti nel laboratorio non si accorgono della fuoriuscita di una zanzara.
Questa Camera del tempo è un antico dispositivo, una sorta di stanza o area dotata di straordinarie capacità legate alla manipolazione temporale: in particolare, questa stanza permette a chi vi entra di viaggiare, fermare o accelerare il corso del tempo.
Si tratta di una tecnologia estremamente avanzata, spesso legata a civiltà antiche e misteriose come quelle di Atlantide e Mu, che sono un tema ricorrente nella serie del BVZM.
 
Martin, Diana e Java, insieme ad alcuni scienziati, si troveranno quindi ad affrontare delle zanzare assassine. Zanzare che hanno una sviluppata intelligenza ma, soprattutto, possono uccidere: infatti, tutti coloro che cercano di fermarle vengono attaccati e punti, con l’inevitabile decesso.
Nella seconda parte, L’orrenda invasione, i tre di Washington Mews dovranno barcamenarsi per far sì che questi animaletti (apparentemente innocui) non diventino un problema per il mondo intero.
 
Un lavoro egregio portato avanti da Castelli nella sceneggiatura, che definisce in maniera impeccabile una struttura piena di ritmo e che mai tedia il lettore, soprattutto visto il tema che affronta.
Ritmo avvincente, come dicevo, che lascia un senso di bellezza nella struttura grafica ad opera di Claudio Villa, indiscusso disegnatore attivo in Bonelli fin da giovane età. In questi due albi (numeri 30 e 31 della serie regolare), Villa riesce a conferire grazia ai volti e alle espressioni dei personaggi, rendendoli “divi” cinematografici a tutti gli effetti.
Non la prima esperienza per Villa sul Detective dell’Impossibile – che già abbiamo visto nei numeri 11-12 e 21-22 – ma una maggiore consapevolezza dell’uso del disegno che emerge con grande maestria.
In conclusione, un sedicesimo albo di questa ristampa targata IF dal forte sapore di thriller, con quel tocco di suspense che non dispiace anche in un fumetto prettamente antropologico.
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Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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