Qualunque fan zagoriano conosce l’esistenza di due film turchi, risalenti al 1971, che hanno avuto come protagonista lo Spirito con la Scure: ce ne siamo occupati anche noi qualche anno fa, nelle pagine di uBC International, con alcune foto recuperate in rete (anche se, a quel tempo, pensavamo si trattasse di un unico film).
Oggi, con l’avvento dei siti di streaming e la banda larga, è possibile non solo reperire maggiori informazioni su questi due film ma addirittura vederli entrambi, in versione integrale, su YouTube (basta digitare “Zagor kara” per rintracciarli): purtroppo l’assenza di sottotitoli crea – per chi non conosce il turco – notevoli difficoltà alla loro fruizione e alla comprensione di alcuni passaggi della trama…
Il sottoscritto, tramite altre vie, è riuscito a visionare il primo dei due film corredato da sottotitoli, “Zagor kara korsanin’in Hazineleri” (“Zagor e il tesoro del Pirata Nero”), operazione non riuscita – almeno per ora – per il secondo film, “Zagor kara bela” (“Zagor e il pericolo nero”). Per sopravvivere a 78 minuti circa di film in turco, con sottotitoli italiani scadenti, sono stati fondamentali l’affetto e la passione che provo per questo personaggio… ma, tutto sommato, temevo che il risultato finale fosse peggiore.
Una breve cronistoria
Agli inizi degli anni ’70 Zagor era già un fumetto ben conosciuto sul mercato turco, tanto da meritarsi una versione cinematografica “pirata”: Sergio Bonelli non venne mai contattato, né come editore, né come creatore del personaggio.
L’avventura scelta per il primo film era quella conosciuta con il titolo “Le iene del mare“, un classico di Nolitta/Ferri che iniziava nell’albo n° 23 e terminava nel n° 25 della collana mensile: si trattava della prima avventura zagoriana “on the road” e occupava, al tempo della pubblicazione italiana originale (1966), ben otto albetti a striscia. Una storia di ampio respiro, quindi, con la prima apparizione di uno dei comprimari più amati dai lettori: Digging Bill.
Come spiegato in una bella intervista a Levent Çakir, che impersonava Zagor (ringrazio il sempre gentile Moreno Burattini per la segnalazione!), il produttore del film fu talmente impressionato dalle doti acrobatiche dell’attore da scritturarlo immediatamente e da mettere in cantiere un secondo film, riciclando buona parte del cast (sebbene in ruoli diversi: ad esempio, l’attore che impersonava Digging Bill diventa un soldato). Stavolta la trama traeva ispirazione da due distinte avventure ancora firmate Nolitta/Ferri, anch’esse molto amate dai lettori: “L’avvoltoio” e “Satko“. Entrambi i film erano diretti dal regista Nisan Hançer.
Il protagonista: Levent Çakir
Sono sicuro che chiunque ami Zagor abbia immediatamente storto la bocca per la scelta del protagonista principale: in effetti, tranne forse una vaga somiglianza nel viso, il ventunenne (all’epoca) Levent Çakir ha ben poco del physique du rôle necessario per impersonare lo Spirito con la Scure, a partire dalla statura… ma evidentemente le sue capriole e la sua agilità sono bastate a convincere regista e produttore, almeno stando a quanto affermato nell’intervista citata in precedenza.
Poco dopo aver girato i due film zagoriani, la carriera di Çakir è stata interrotta a causa del servizio militare, per poi riprendere con centinaia di titoli al suo attivo – pur non accettando ruoli nelle pellicole porno, che conobbero un notevole boom in Turchia a metà anni ’70. La fama di Çakir è rimasta tuttavia confinata al suo paese d’origine, dove ancora oggi viene ricordato per la sua interpretazione di Zagor soprattutto alle mostre di fumetti e ai raduni di appassionati, come testimoniato ad esempio da questo reportage di Burattini risalente al 2010.
I comprimari
Se la scelta di Çakir per il ruolo di Zagor non sembra particolarmente azzeccata, bisogna invece ammettere che l’attore scelto per interpretare Cico è fisicamente perfetto: si tratta di Nevzat Açikgöz – un burattinaio molto noto all’epoca – a suo agio nei panni del rotondo e infingardo messicano, seppur con una recitazione talvolta troppo caricaturale.
L’altro comprimario fondamentale è interpretato da Nuri Kirgeç, abbastanza somigliante all’iconografia classica di Digging Bill non solo nell’aspetto, ma anche nelle movenze che i lettori ben conoscevano: dei tre attori principali, è quello che “ricalca” maggiormente la gestualità del corrispondente personaggio a fumetti.
Nei titoli di testa, però, la piazza d’onore è riservata all’attrice Ece Cansel: si tratta di un personaggio inventato di sana pianta, inserito probabilmente – si veda l’analisi della sceneggiatura – per aggiungere un po’ di “pepe” ad una trama altrimenti priva di esponenti del gentil sesso. Nei sottotitoli non ne viene mai specificato il nome.
Dalla pagina al grande schermo: le differenze principali
Come i lettori ricorderanno, l’avventura “Le iene del mare” inizia con una specie di antefatto (l’albetto a striscia “Allarme a Darkwood“) in cui Zagor si scontra con una tribù di Mingo. La necessità di tenerli d’occhio gli impedisce di soccorrere l’amico Jeff Nicols, che quindi è “costretto” a rapire Cico per convincere Zagor a rintracciare Digging Bill, l’unica persona in grado di scagionare suo fratello Teddy accusato di omicidio. Zagor e Cico riusciranno nella loro missione solo dopo aver affrontato una banda di “naufragatori”, una tribù di indiani cannibali e un pazzo convinto di essere il pirata Kidd. La testimonianza di Digging Bill permetterà l’arresto del vero colpevole, il capitano Ascott.
La trama del film segue a grandi linee quella del fumetto, ma con una variante fondamentale, cioè l’uso – in più occasioni – della gang di tale Piedenero Sam (così è chiamato nei sottotitoli) a “sostituire” le tribù indiane di cui parlavamo in precedenza. Dopo un inizio in medias res, con l’assassinio del tenente Vernon, l’azione si sposta nella foresta: Zagor affronta Piedenero e non può aiutare Nicols perché deve tenere d’occhio la gang di malfattori che minaccia i trapper della zona. Seguono – come nel fumetto – il finto rapimento di Cico e l’avventura con i naufragatori, dopo la quale Piedenero tornerà in scena catturando (al posto dei cannibali) Zagor, Cico e Digging Bill. I nostri eroi riusciranno a salvarsi approfittando dello scontro tra gli sgherri di Piedenero e una banda rivale: da lì, la trama torna a seguire da vicino quella del fumetto, con il capitano Kidd e la scena madre in tribunale.
Il personaggio Piedenero permette quindi al regista di snellire alcuni passaggi in modo coerente ed è senza dubbio un punto di forza del film, MA non si tratta dell’unico personaggio aggiunto rispetto al fumetto… Intorno al ventesimo minuto, infatti, appare l’attrice Ece Cansel – si scoprirà solo in seguito che è prigioniera dei naufragatori – che di lì a poco si spoglierà completamente per fare il bagno nel fiume. Se Piedenero è funzionale alla trama, questa “ragazza senza nome” sembra messa lì solo per solleticare una certa dose di voyeurismo, grazie anche all’abbondante uso di inquadrature ammiccanti che ricordano da vicino quelle di un certo cinema trash italiano degli anni ’70, in cui le Fenech di turno finivano invariabilmente a mollo spiate da Alvaro Vitali, Renzo Montagnani e compagnia cantante… È da notare che Zagor non la degna nemmeno di uno sguardo, a differenza del suo amico messicano.
Le altre differenze tra il fumetto e il film sono marginali, ad esempio lo scontro tra Zagor e gli ufficiali in incognito agli ordini di Nicols che nel film non cercano di spiegarsi, bensì fronteggiano in modo agguerrito lo Spirito con la Scure fino all’intervento del loro superiore in grado. Viene inoltre “tagliato” il passaggio di Zagor a bordo del barcone, che nel fumetto fungeva da pretesto per la gag con le vecchie carampane attratte dall’impacciato uomo dei boschi.
Tirando comunque le somme, a mio parere la sceneggiatura supera nel complesso l’esame, nonostante l’elemento femminile inserito a viva forza: le note dolenti sono da cercarsi in ben altri aspetti del film… e cioè nella (parzialmente) mancata caratterizzazione del nostro eroe.
Aahyaaak! Sono Zagor, volteggio sulle liane, vivo nella capanna della palude… ma anche no
Una delle mie curiosità era scoprire come fosse stato reso l’urlo di guerra di Zagor: era stata rispettata la caratteristica grafia, oppure si era optato per un urlo più simile a quello di Tarzan? Niente di tutto questo. Zagor “urla” solo due volte in tutto il film, e con esiti francamente discutibili. La prima volta, intorno all’ottavo minuto di pellicola, l’urlo somiglia all’Eeeeeehi di fonziana memoria, seppur più stentoreo. Per il secondo urlo (14’35” circa), se invece di terminare in “u” fosse terminato in “i” mi sarebbe venuta in mente la leonessa Schiavone, al posto di Zagor (gli appassionati di tennis mi capiranno al volo). Come spiega lo stesso Çakir, i film venivano doppiati in un secondo momento e, testuali parole, “i responsabili approvarono la variazione”.
L’altra classica caratteristica tarzaniana di Zagor è l’uso delle liane, ma anche in questo caso le aspettative dello spettatore restano deluse: nessuna liana presente nella pellicola, un solo volteggio sugli alberi (ma attaccato a un lazo). Le acrobazie di Zagor si riducono quindi alle capriole e ai salti di cui abbiamo già parlato, con una grande profusione nelle scene di lotta. Addirittura, quando il capo dei naufragatori gli spara da pochi metri, Zagor si limita a… scansarsi con qualche saltello a piedi uniti (!).
Un altro particolare che lascia quanto meno perplessi è… dove vivono Zagor e Cico? Che domande: in una capanna in mezzo alla palude! Risposta esatta, TRANNE in questo film: alla loro prima apparizione, infatti, vediamo i nostri eroi all’esterno di una casa in muratura, addirittura munita di doppio camino, descritta come loro abitazione (anche se non ne vediamo l’interno). Una variante davvero infelice…
Alla fine, insomma, delle caratteristiche peculiari di Zagor sopravvive solo la scure (e vorrei ben vedere), utilizzata soprattutto nella lotta con i naufragatori e nelle due scene fondamentali: contro il Pirata Kidd – che sta per uccidere Digging Bill, sepolto nella sabbia fino al collo – e contro il capitano Ascott all’interno del tribunale.
Qualche altra “ingenuità”
Tra i peccati commessi dal regista e/o dalla produzione sono sicuramente da annoverare:
* la “povertà” dei mezzi di scena, con fondali letteralmente di cartapesta nelle scene in interni e armi assolutamente inadeguate (soprattutto i pugnali);
* la coreografia raffazzonata di alcune scene di lotta tra Zagor e i suoi avversari, simili a zuffe disordinate finché Çakir non si mette a piroettare in modo fantasioso;
* alcuni buchi nel montaggio: ad esempio, quando la ragazza – appena uscita dal fiume – viene aggredita, indossa una specie di pantacollant “coprente”, ma due secondi dopo è completamente nuda… Non parliamo poi del faro, che si trasforma da una scena all’altra!
Che dire? Si tratta pur sempre di cinema anni ’70, in cui l’attenzione ai dettagli era marginale: consideriamoli quindi peccati “veniali” – meno fastidiosi, comunque, della mancata caratterizzazione di Zagor di cui parlavo in precedenza.
Una parentesi sui sottotitoli
Vorrei ringraziare i volenterosi che si sono impegnati a tradurre i sottotitoli in italiano (da tutta una serie di piccoli particolari, escluderei che si tratti di materiale proveniente da Google Translate), perché – pur con tutti i loro svarioni – sono stati fondamentali per capire la trama in generale e il senso dei dialoghi. Un solo esempio: senza i sottotitoli, la presenza della gang di Piedenero Sam, annunciata fin dalla prima scena nel saloon, sarebbe stata completamente incomprensibile.
Alcuni degli errori più grotteschi e/o involontariamente divertenti sono stati, per fortuna, corretti in una seconda versione dei sottotitoli, più curata della precedente anche se, naturalmente, ben lontana dalla perfezione. Quanto meno, in questa seconda versione il nome “Digging Bill” viene spesso lasciato invariato, evitando così le risate che scaturivano in numerose scene, tipo quella in tribunale (vedere qui sotto per credere).
Concludendo…
Che dire, insomma? Fatta la tara a tutti i “difetti” elencati nell’articolo, la visione del film è stata comunque interessante, quanto meno per la curiosità di vedere lo Spirito con la Scure in azione. Se poi consideriamo la scarsa riuscita del suo “collega” di scuderia nella pessima trasposizione Tex e il signore degli abissi, girata con ben altri mezzi quattordici anni dopo, lo Zagor turco si lascia guardare con affetto.
Resta la curiosità per il film successivo, Zagor kara bela: come saranno state “miscelate” le trame dei due classici zagoriani utilizzati, L’avvoltoio e Satko? Devo ammettere che dopo pochi minuti di visione su YouTube ho gettato la spugna, ma prometto una recensione analoga a questa se riuscirò a procurarmi una copia con i sottotitoli, per quanto scalcinati!