Ad una veloce lettura – veloce nemmeno poi tanto, dato che si parla di oltre 200 tavole – il tutto si potrebbe rubricare come un mix “in salsa Disney” di suggestioni che vanno dall’Invasione degli ultracorpi fino a Matrix, passando per Alien, X-Files e Spielberg (E.T. e Taken, tanto per dirne due), per arrivare a Dylan Dog e financo all’anime Il mistero della pietra azzurra.
Come se poi la “salsa Disney” fosse un ingrediente solo di contorno: questa espressione testimonia invece da sempre la capacità da parte degli autori di modellare la materia primigenia – in questo caso, ad esempio, gli aspetti di “abduction” e i cerchi nel grano – all’interno di un corpus di regole di storytelling tanto più vincolante quanto più impalpabile alla percezione del lettore, un po’ come per Diabolik ma ancora più sottotraccia.
Le storie di paperi e topi hanno cavalcato – come cavalcano – da quasi un secolo la cresta dell’onda proprio per il loro set di caratterizzazioni e ambientazioni, e la diversa sensibilità dei tempi ha spinto di volta in volta gli autori di tutto il mondo a lavorare letteralmente di fantasia per governare secondo modalità sempre nuove una materia tanto pura quanto esplosiva (se non ben trattata). A tale proposito, quindi, già si diceva che diverse interpretazioni di soggetti simili a distanza di tempo sono solamente la riprova della bravura degli autori, capaci di deliziarci su base settimanale con storie caratterizzate sempre più da molteplici livelli di lettura.
Venendo a noi, le politiche editoriali più recenti del settimanale targato Disney (o meglio: Panini) hanno tra le altre cose ridato vigore a tutta una serie di personaggi considerati in passato di minore caratura: è questo il caso di “500 piedi”, storia in 6 parti pubblicata dal n.3597 al n.3602, dove il vero motore del racconto è Orazio Cavezza, aggiustatutto sopraffino, il cui talento viene calato in una sorta di back-story capace di infondergli una tridimensionalità che in passato era praticamente assente.
Lo stesso Topolino, nonostante rimanga sempre bene o male investito del ruolo dell’eroe, gioca stavolta la sua parte su binari inconsueti, prendendo spunto dalla meravigliosa caratterizzazione “alternativa” che Faraci ha saputo donargli nel corso di oltre un ventennio.
E se di buona prova attoriale si può parlare anche per Minni e Clarabella, il vero fiore all’occhiello risulta però essere Pippo, per il quale Bruno Enna riesce nell’incredibile impresa di miscelare la sua tipica “stravaganza” con movenze e atteggiamenti tipici del “bassista carismatico”, che apparentemente se ne sta sul fondo della scena, ma che in realtà è capace di manovrarla (e rubarla) sulla scorta del famoso detto “poco sforzo, massimo risultato”, come un qualunque Arthur con fattezze canine. Nella memoria di chi scrive, una cosa analoga (ma partendo da premesse diverse) è avvenuta solo nel ciclo de I signori della Galassia, dove Pippo si scopriva quale uno dei 12 Maestri dell’Universo, e in quel ciclo di storie la consapevolezza di sé (per Pippo stesso, prima ancora che per Topolino) compiva un balzo in avanti di dimensioni spropositate e ovviamente inaspettate.
Ma gli attori assumono senso e significato in maniera funzionale ad una narrazione, che nel caso in questione si dimostra relativamente solida e ben ritmata, con scelte registiche che in più di un caso rimandano alle fonti citate (e chissà a quante altre ancora!). Forse lo scioglimento della vicenda arriva un po’ troppo in zona Cesarini, per cui si ha l’impressione che nel terzo atto (le ultime due puntate) la densità del racconto sia un pelo eccessiva, per poi condurre ad un classico finale di reset, o giù di lì. Ciò che conta però è che la costruzione della vicenda è ben articolata e si prende il giusto tempo per mettere in campo tutte le pedine, prima di iniziare a muoverle.
Davide Cesarello regala una prova coesa e di spessore anche sulla lunga distanza, ponendosi con successo sulla scia dell’immenso Massimo De Vita (con qualche spruzzatina di Celoni) pur mostrando le sue peculiarità. L’ottimo risultato è dovuto anche ad un’efficace supervisione del colore, che attinge con coscienza da una vasta palette acquerellata, riuscendo al contempo a non risultare monotono, e quindi stucchevole.
Come si diceva, gli autori delle nuove generazioni acquisiscono con maggiore naturalezza i codici rappresentativi dei tempi attuali: è ovviamente più che probabile che anche loro tra un po’ dovranno mutare pelle per “sopravvivere”, e la speranza a questo punto è che riescano a farlo con la capacità e lo stile che Enna ha prodotto in questa lunga corsa in 6 parti, che certamente anche solo una ventina d’anni fa difficilmente avrebbe potuto vedere la luce.
Topolino n.3597 – n.3602
Storia di Bruno Enna
Disegni e supervisione colori di Davide Cesarello
Panini Comics – Disney
30 ottobre – 4 dicembre 2024
3,50€ cad.