Ma torniamo alla storia di Scarpa, davvero atipica, e non certo perché riporti Paperino nel titolo quando il vero protagonista è appunto Paperone. Va infatti ricordato che all’epoca il magnate era ancora una figura relativamente “giovane” nell’universo narrativo Disney, essendo trascorsi solo 13 anni da quel “Paperino e il Natale sul Monte Orso” con cui Carl Barks lo introdusse per la prima volta.
“Paperino e le lenticchie di Babilonia” ha la particolarità, innanzitutto, di iniziare dalla fine, precisamente da una situazione inattesa (Zio Paperone ridotto a uno straccione) per poi rivelare come, lungo una trama che ricopre vari mesi di vita dei paperi, si sia arrivati a quel punto: una soluzione narrativa che dona al tutto un senso di tragedia ineluttabile.
Ma il vero shock arriva con un finale stupefacente, perché il ripristino dello status quo non è affatto mostrato, bensì solo suggerito. Una soluzione coraggiosa, che magnifica ulteriormente il vortice di emozioni da vera famiglia che Paperone e i suoi nipoti hanno regalato: orgoglio, imbarazzo, fiducia, forza, incoraggiamento all’esterno anche se interiormente non ci si crede, disillusione, disperazione.
“Paperino e le lenticchie di Babilonia” è stata analizzata in lungo e in largo e in rete potrete trovare analisi approfondite. Sono tra i lettori che si sono avvicinati a questo classico dopo l’irrinunciabile acquisto del numero 3500 di Topolino, in cui iniziava la storia di Celoni, e in questa sede voglio solo soffermarmi su quanto quel finale sospeso sia perfetto su un piano di intensità narrativa.
Al di là dell’infelice trovata sulla slealtà di Paperino, il raccordo diventa interessante al termine della storia (e devo dire che non potevo credere ai miei occhi quando ho visto sopraggiungere l’inconfondibile tratto di Perego, perché sapevo benissimo cosa volesse dire): viene infatti mostrato il risveglio di Paperone la mattina successiva, in cui scopre che la lenticchia è germogliata e, dopo il giubilo iniziale, telefona ai nipoti. E Qui, Quo e Qua, messo fuori gioco lo zio Paperino, consigliano Paperone di convocare un collegio di notai per certificare il fatto e non avere così ostacoli legali per la restituzione del suo patrimonio. Quanto al “traditore” Paperino, riuscirà a scampare alla ritorsione dei Bassotti ed anche a riabilitarsi anche agli occhi di Paperone.
Al di là dello scivolone su Paperino, la sequenza sopra descritta, subito dopo il poetico finale sospeso di Scarpa, è una controprova illuminante: un finale più compiuto per “Paperino e le lenticchie di Babilonia” sarebbe stato un anti-climax, realmente necessario solo per i Classici Disney di una volta.
Si ha l’impressione che qualche tempo dopo, con il sopraggiungere di nuovi personaggi (e vincoli) narrativi nel cosmo paperopolese, un’idea narrativa come quella delle Lenticchie non potrebbe più essere concepita. Per fortuna, Scarpa l’ha avuta in tempo.
(Alberto Becattini*)
Questa storia può essere riletta nel n° 5 dell’opera omnia di Scarpa, collaterale del Corriere della Sera in cui appare un altro capolavoro di cui abbiamo parlato recentemente, Topolino Imperatore della Calidornia.
Testi e disegni di Romano Scarpa (con il contributo alle chine di Rodolfo Cimino)
Prima pubblicazione: Topolino N° 250 & 251, 11 & 18 settembre 1960, 36+35 pagine
Prima ristampa: I Classici Walt Disney (prima serie) n° 15 (Trilogia di Paperino), luglio 1964, 71 pagine
Ristampa consigliata: Le grandi storie Disney – L’opera omnia di Romano Scarpa,
volume n° 5, febbraio 2014, 71 pagine
*La citazione di Alberto Becattini è tratta dal collaterale del Corriere della Sera sopra indicato, dedicato alla ristampa integrale delle opere di Romano Scarpa