Per chi non leggesse Topolino da più di 20 anni, forse vale la pena fare un riassuntino: è infatti dal gennaio 1999 (con “Paperino Paperotto e il giorno più duro”) che i lettori del “Topo” hanno a che fare con un Paperino bambino, in avventure ambientate durante la spensierata infanzia vissuta dal nostro alla fattoria di Nonna Papera. Attenzione: queste avventure non hanno niente a che vedere con i “Disney Babies” (la versione infantile di Topolino e soci), ma costituiscono a tutti gli effetti una saga ambientata nel mondo dei paperi e che in qualche misura ne ha ridefinito i contorni, aggiungendo alcune pietre miliari ben precise a quanto già definito in passato da altri “mostri sacri” come Carl Barks, Romano Scarpa o Don Rosa.
La serie è ideata da un terzetto di autori, all’epoca freschi di Accademia Disney, vale a dire Bruno Enna, Paola Mulazzi e Diego Fasano (che firma il primo episodio), affiancati nella definizione grafica dei personaggi da un vero fuoriclasse, cioè quell’Alessandro Barbucci che, ogni volta che ha lavorato in Disney, ha trasformato in oro tutto ciò che toccava.
Le premesse sono molto semplici: Paperino vive alla fattoria di Nonna Papera, in una quotidianità impreziosita dalla fantasia, compiendo avventure assieme a quattro amici (Betty Lou, Louis, Millicent e Tom) molto diversi tra loro e in qualche misura complementari del carattere estroverso e fantasioso del protagonista. La fonte di ispirazione principale è chiaramente quella delle strisce di Calvin & Hobbes: se è impossibile non vedere Calvin nella rappresentazione grafica di Paperino Paperotto, l’analogia più forte rimane comunque quella dei contenuti. Analogamente al personaggio di Bill Watterson, infatti, Paperino vive la quotidianità rivestendola di fantasia; lo vediamo quindi nelle vesti di pilota spaziale, capitano pirata e così via, alternando le vicende reali con quelle da lui immaginate. Uno degli elementi portanti della serie è proprio quello dell’aggiunta di un sostrato fantastico alle normali vicende quotidiane. Un esempio tratto da uno dei primi episodi della saga: per Paperino e i suoi amici, tutti gli indizi portano ovviamente a pensare che la loro nuova maestra sia una strega… ma altrettanto ovviamente non è così.
La serie sorvola alcuni dettagli scomodi: nulla si dice dei genitori di Paperino, né della sorella gemella Della (che pur da qualche parte dovrà essere, visto che è destinata a diventare madre di Qui, Quo e Qua); quando alcuni dei cugini fanno la loro comparsa nella serie (ricorrente in particolare il piccolo Gastone) non si approfondisce niente della loro situazione familiare, lasciandola sottintesa (Gastone vive in città, e pare logico pensare che abiti con i genitori, che comunque non si vedono mai). Anche il legame tra Nonna Papera e Paperone è lasciato sullo sfondo, principalmente perché la serie è stata progettata sulla continuity italiana (in cui Paperone e Nonna Papera sono fratelli) ma poi corretta per strada sulla continuity ufficiale, che la redazione di Topolino ha esplicitamente adottato negli anni 2000 (e in cui l’unico legame di parentela tra i due è appunto dato da Paperino, che è figlio di uno dei figli di Nonna Papera e di una delle sorelle di Paperone). Il risultato è l’aggiunta di alcuni tasselli fondamentali alla definizione dell’universo disneyano; in particolare scopriamo qui il nome del borgo dove si trova la fattoria di Nonna Papera, e dove sono anche ambientate le storie della serie, vale a dire il paesino di Quack Town. Questa semplice informazione, dopo essere stata introdotta in queste avventure, è stata data come acquisita anche nelle storie ambientate “nel presente”, con il risultato che oggi la fattoria della Nonna non è più ufficialmente situata in una generica “campagna intorno a Paperopoli” ma in un luogo preciso e ben definito.
La serie di Paperino Paperotto è stata scritta e disegnata da moltissimi autori in questi 18 anni. Degli ideatori originali, solo Bruno Enna è rimasto saldo al timone, scrivendo alcuni degli episodi più memorabili della saga. Suo è stato anche il compito di scrivere la storia che simbolicamente segna l’entrata del Paperotto nell’età adulta: la storia in quattro parti (uscita recentemente, su Topolino 3192, 3193, 3195 e 3196 – attenzione, salta un numero!) è “Paperino e gli Amazing Files” e vede come coprotagonisti i 4 amici di Quack Town, ma – per la prima volta – si scopre che fine hanno fatto oggi. Il pretesto narrativo ruota intorno ad “Amazing Papers”, la rivista pulp che i cinque amici erano soliti leggere durante la loro infanzia e che oggi viene messa all’asta per fallimento.
Senza voler svelare particolari della trama della storia, basti sapere che vede la riunione del quintetto, dopo molti anni di mancata frequentazione, e che si tratta – come Bruno Enna ci ha ormai abituato – di un storia con diversi livelli di lettura. Alla base c’è una trama orizzontale ben congegnata, che propone, dopo una prima breve riunione del gruppo, il rientro progressivo di ciascuno dei personaggi alle prese con un mistero che pian piano si infittisce. Già, perché c’è un mistero, molto simile a quelli che i protagonisti si immaginavano da piccoli, solo che stavolta la componente fantastica è reale, in un interessante ribaltamento del punto di vista: prima i bambini vedevano avvenimenti fantastici nella normale quotidianità, oggi gli adulti si trovano ad assistere a eventi realmente fantastici ma inevitabilmente fanno di tutto per razionalizzarli.
Come ulteriore, ma fondamentale livello di lettura c’è una riflessione dolceamara sulle amicizie d’infanzia che la vita porta a perdere di vista. Assieme al fallimento della rivista Amazing Papers, che dà il via all’avventura, assistiamo in qualche misura (e nei limiti concessi in una storia disneyana) anche al “fallimento” dei sogni di quei bambini che, diventati grandi, si trovano a vivere una vita un po’ diversa da quella che si immaginavano.
Un tema decisamente “adulto”, forse anche poco comprensibile ai piccoli lettori, che si fermeranno probabilmente al primo livello, quello avventuroso e legato al gusto di vedere i personaggi come sono oggi. Ma, per chi insieme ai paperotti è cresciuto, sarà intrigante riflettere sul come le grandi amicizie talvolta si dimentichino, ma anche su come gli occhi di un bambino siano incapaci di immaginare questa fine nel futuro e anzi possano agire in maniera attiva proprio per evitarla.
Nicola Tosolini, già illustratore di moltissime avventure di Paperino Paperotto, compie un ottimo lavoro nel realizzare questi quattro episodi, specialmente nel definire le versioni adulte dei personaggi, che risultano immediatamente riconoscibili ma anche sufficientemente diverse dalle controparti infantili da rendere davvero bene l’idea del tempo passato. Degna di nota la cura nella realizzazione degli ambienti e degli elementi fantastici, in particolare i “mostri vegetali” ispirati ai ritratti di Arcimboldo.
Dal canto nostro, di appassionati lettori, rimaniamo con la curiosità sui possibili scenari futuri: ci saranno certamente altre storie con i cinque protagonisti bambini, ma ci piacerebbe molto vedere anche gli sviluppi delle loro controparti adulte. Sia in un potenziale seguito delle vicende relative alla redazione di Amazing Papers, ma anche prese singolarmente, e magari viste interagire con l’universo dei paperi che conosciamo. Che cosa accadrebbe se facessimo interagire Paperina e Betty Lou, Millicent e Filo Sganga, Dinamite Bla e Tom, Louis e Paperinik? I quattro amici di Quack Town dimostrano in questa storia di essere davvero dei personaggi a tutto tondo, e di avere molto da dire anche nella loro versione adulta.